Cerca

Incontro del Papa con i popoli Indigeni Amazzonia a Puerto Maldonado in Perù Incontro del Papa con i popoli Indigeni Amazzonia a Puerto Maldonado in Perù 

Sinodo Panamazzonico: dai nativi, una lezione di autenticità

In attesa del Sinodo Panamazzonico di ottobre, una serie di incontri a Roma dedicati alle lingue, alle culture, ai valori delle popolazioni indigene. A cura del giornalista peruviano Juan Valenzuela Vergara

Laura De Luca – Città del Vaticano

Papa Francesco annunciava il prossimo Sinodo Panamazzonico, in programma per ottobre di quest’anno, all’Angelus del 15 ottobre 2017: “Scopo principale di questa convocazione è individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta”.

Un corso per non dimenticare le tradizioni e le lingue degli indigeni

In preparazione di questo importante evento, ecclesiale il giornalista e sociologo peruviano Juan Valenzuela Vergara, molto attento ai valori tradizionali dei popoli indigeni dell’America meridionale, per 25 anni responsabile della biblioteca dell'IILA (Istituto Italiano Latino Americano), ha avviato anche quest’anno, dopo analoghe edizioni negli anni passati, un ciclo di seminari dedicati proprio alle culture spesso misconosciute dei nativi. Il titolo del ciclo è “Culture e lingue dei popoli nativi dell’America latina - Papa Francesco e il Sinodo pan-amazzonico. Le culture e le lingue dell’America latina dalle scoperte ai giorni nostri”. Un piano di approfondimento che vuole rendere omaggio alla semplicità dei valori originari e delle tradizioni di popoli a rischio di sfruttamento, se non di estinzione, e dunque un punto di riferimento importante per il loro futuro nonché il futuro di tutto il pianeta. Del resto, allo stesso Messaggio per la Quaresima il Pontefice ha dato quest'anno un'impronta fortemente ambientale: il peccato porta allo sfruttamento del Creato.

Ascolta l'intervista a Juan Valenzuela Vergara

Juan, possiamo dire che i nativi siano depositari di una enorme semplicità che ci riporta alle origini della storia di tutta l’umanità e che dunque siano portatori anche di una grande saggezza?

R. - Certo, perché tutte le grandi culture dell’America Latina (azteca, maya, incas, guaranì) provengono da persone che coltivano molto la semplicità, da non confondersi però con la superficialità. Ci sono tra queste persone grandi e profondi sentimenti sul piano cultuale e religioso, particolarmente il senso della solidarietà. E’ il più importante: il senso dell’accoglienza, che poi è il senso della grazia. C’è una frase molto comune fra tutte le popolazioni mesoamericane: dire sempre grazie a tutto. Come a dire: “grazie alla divina Provvidenza che mi ha dato la vita, che un giorno dovrò restituire…” Ciò dipende dal fatto che l’uomo andino, l’uomo preispanico in genere, è molto legato alla natura e alla madre terra, e anche per questa ragione sente forte la nostalgia del suo paese, quando se ne allontana.

Papa Francesco, nel suo viaggio in Cile e Perù di inizio 2018, particolarmente nel suo incontro con gli indigeni a Puerto Maldonado raccomandò loro di non sentirsi mai i padroni del creato… Ma credo che quelle popolazioni lo sappiano molto bene…

R. - Sì, c’è una grande differenza nel modo di concepire la terra fra il mondo occidentale e i popoli indigeni. Noi (nativi) sappiamo di non essere padroni della terra, ma piuttosto di appartenere alla terra. Per questa ragione non possiamo del tutto sfruttarla, perché la terra è come la vita di una persona.

“Semplicità” non vuol dire “superficialità”, dicevi. Ma semplicità può anche far rima con “omologazione”…

R. - Infatti papa Francesco parla di unità nelle diversità. E il senso comune in tutte quelle popolazioni è l’accoglienza, che sia per tutti uguale.

L’edizione 2019 del vostro corso ha cadenza settimanale: ogni giovedì pomeriggio a Roma alla basilica di San Giovanni dei Fiorentini. Che cosa vogliamo anticipare a riguardo?

R. - Sarà un corso “che si vive”, con un collegamento, un rapporto speciale tra il relatore e la popolazione indigena. Le parole chiave sono le stesse che dice papa Francesco: l’incontro, il dialogo, la ricerca. Poi l’altro elemento tra noi diffuso è la gratuità. Tutto è (dato) gratuitamente. Altra nostra peculiarità: con questo stiamo ringraziando anche i primi missionari che sono andati in America Latina, religiosi e laici, in passato e ancora oggi. Stanno insieme, dunque condividono la vita culturale, religiosa e sociale di quelle popolazioni. Dunque tutto questo è un ringraziamento, una memoria storica.

Che cosa ti aspetti dal Sinodo?

R. - Sarà un bel risveglio sulla religiosità popolare, sulla cultura dell’accoglienza, sulla dignità della persona umana, soprattutto degli indigeni , un gran risveglio della cultura della “Pacha Mamma” , che in lingua quechua significa “Madre Terra”.

Dove e quando seguire il corso

Il corso “Culture e lingue dei popoli nativi dell’America latina - Papa Francesco e il Sinodo Pan-amazzonico. Le culture e le lingue dell’America latina dalle scoperte ai giorni nostri” ha avuto inizio giovedì 21 febbraio e si svolge ogni giovedì pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00 alla Basilica parrocchiale di san Giovanni dei Fiorentini a Roma, con il sostegno della Iglesia nacional espanhola di Santiago e Monserrat e del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale.

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

06 marzo 2019, 08:52