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Onaosi: dare speranza agli orfani dei sanitari italiani

Si è svolto a Perugia l'evento inaugurale dell'Anno di studi dell'Opera nazionale assistenza orfani dei sanitari italiani. Un'occasione per ripercorrere i 145 anni di storia dell'ente, che ancora oggi accoglie oltre 3500 ragazzi universitari.

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Più di 3500 ragazzi assistiti, 11 strutture distribuite in tutta Italia, con oltre 145 mila contribuenti che assicurano fondi necessari anno dopo anno affinchè la Fondazione Onaosi, l'Opera Nazionale Assistenza Orfani Sanitari Italiani non si fermi. Una storia di mutuo soccorso, tra le più antiche d’Italia, e che quest’anno compie 145 anni. Era il 1874 quando un medico di Forlì, Luigi Casati, colpito dalla storia di una bambina alla quale era morto il padre medico e che, per sopravvivere, offriva il proprio corpo, decise di creare questa fondazione.  Da allora, l'opera non si è più fermata. In questi giorni a Perugia - sede principale della Fondazione, che oltre agli universitari ospita anche una ventina di minori - si è svolto l'evento inaugurale dell'Anno di studi 2018-2019.

Un ente a passo con i tempi

“Il nostro ente - spiega il presidente Onaosi, Serafino Zucchelli - garantisce ancora oggi un sostegno concreto fatto di aiuti finanziari ai ragazzi rimasti orfani o in difficoltà. L'Onaosi li sostiene economicamente attraverso borse di studio, premi al merito, assegni di conseguimento di progressi scolastici, contributi per studio all'estero, contributi per il conseguimento di titoli professionalizzanti, accesso a case vacanze e partecipazione a soggiorni estivi per preadolescenti. Un aiuto per farli studiare, ma soprattutto farli diventare non solo professionisti seri, ma anche cittadini responsabili". Un ruolo che è stato capace di rinnovarsi negli anni, di rimanere al passo con i tempi, accogliendo nuove sfide, e mettendo al servizio dei giovani ospiti personale specializzato ed esperto. L'obiettivo: favorire un processo di internazionalizzazione con progetti come Erasmus e Master in collaborazione con prestigiosi atenei stranieri. "Oggi - afferma il presidente - c'è bisogno più che mai di professionisti che siano portatori di una visione culturale sempre più ampia".

Il legame tra Onaosi e Perugia

Tra l’Onaosi e la città di Perugia c’è un legame molto profondo e antico, che trova le sue radici comuni nello studio universitario “Perugia – ha spiegato sindaco del capoluogo umbro, Andrea Romizzi presente all’inaugurazione - è parte interessata affinché questa storia non si disperda e la nostra città rimanga punto di riferimento. Infatti, nel tempo l’Onaosi è diventato un importante volàno di sviluppo economico per un territorio storicamente vocato all'accoglienza di studenti da ogni parte d'Italia e del mondo”.

I veri protagonisti: i ragazzi

Tante le storie dei ragazzi che vivono in queste strutture che oltre agli orfani, oggi ospitano anche ragazzi universitari figli di sanitari, che decidono di vivere l’esperienza della vita comunitaria in collegio. “La Fondazione Onaosi – racconta Claudia di Maro, 20 anni e studentessa in medicina – è stata sempre presente nella mia vita. Infatti ho perso mio padre quando avevo solo un anno e mezzo, a causa della terribile tragedia della frana di Sarno del 1998. Mio padre era in ospedale ed è morto prestando soccorso. Da allora, io, mia madre e mia sorella siamo state assistite continuamente dalla Fondazione”. Oggi, Claudia studia medicina all’Università di Perugia e contemporaneamente si prepara a diventare una mental coach. “A novembre – continua la giovane – correrò in quattro ore la maratona di New York”. E un ultimo pensiero al suo papà: “Non me lo ricordo ero troppo piccola – dice – ma quando lo penso, lo immagino come un super eroe, con il suo camice bianco per mantello”.

C’è anche chi ha scelto di seguire una strada professionale diversa da quella paterna. E' il caso di Antonio Vecchio, che arriva da Cosenza e sta frequentando un master in International business, promosso dall'Onaosi in collaborazione con l'Università per Stranieri di Perugia. “La presenza dell’Onaosi è stata fondamentale per me e mia sorella da quando non ci sono più i nostri genitori", racconta Antonio, "Sono arrivato in questa città da pochi mesi, mi piace molto e spero di poterci restare”. 

Rosa Balbi, invece ha 23 anni ed è di Sapri. Ha deciso di studiare Chimica e Tecnologia farmaceutica. “Mio padre – spiega – era un farmacista ed è scomparso 14 anni fa. Io mi ricordo ancora quando da piccola lo osservavo lavorare, gli odori e i colori della farmacia mi incantavano. Ho deciso di proseguire la sua strada, e sono certa che anche lui sarà  un po' accanto a me dietro quel bancone”. 

Le storie dei ragazzi dell'ONAOSI

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Fondazione Onaosi
06 marzo 2019, 09:47