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Ciclone Idai. Unicef: appello umanitario per 122 milioni di dollari

L'Unicef lancia un appello umanitario per 122 milioni di dollari: Il Ciclone Idai "è la peggiore catastrofe che abbia colpito l'Africa meridionale in almeno due decenni". Tante le realtà impegnate nei soccorsi

Una situazione spaventosa in cui si stima che 3 milioni di persone, più della metà delle quali sono bambini, abbiano urgente bisogno di assistenza umanitaria. Anche dall'Unicef, arrivano dati estremamente allarmanti sulle conseguenze del passaggio del ciclone Idai su Malawi, Mozambico e Zimbabwe. "La peggiore catastrofe che abbia colpito l'Africa meridionale in almeno due decenni", si legge nel comunicato stampa dell'Agenzia delle Nazioni Unite, che "sta intensificando la sua risposta nelle aree colpite in ciascuno dei tre paesi". L'unicef esprime anche grande preoccupazione per la sicurezza e il benessere delle donne e dei bambini che sono stipati in rifugi temporanei e a rischio di violenza e abusi, nonché dei bambini rimasti orfani o separati dalle loro famiglie.

Un impegno globale

L'Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) ha inviato in Mozambico 900mila dosi orali di vaccino per il colera, per contrastare la diffusione di epidemie fra i sopravvissuti al ciclone Idai. "Famiglie donne incinte, neonati, vivono in campi temporanei in situazioni spaventose, senza forniture sicure di cibo, acqua potabile e igiene", ha detto a Ginevra la rappresentante dell'Oms per il Mozambico Djamila Cabral. Oltre al diffondersi di colera e dissenteria, l'Oms teme anche un aumento dei casi di malaria. Per contrastarla saranno inviate 900mila zanzariere trattate con insetticidi. Le forniture dell'Oms fanno parte dello sforzo delle agenzie Onu per soccorrere i sopravvissuti al ciclone che 12 giorni fa ha devastato la città costiera di Beira e provocato vaste inondazioni prima di dirigersi verso Zimbabwe e Malawi. Al momento vi sono 700 morti accertati e 600mila sfollati, ma si teme che il bilancio delle vittime sia molto più alto. Interi villaggi sono stati spazzati via dalle inondazioni e i soccorritori non hanno potuto raggiungere tutte le aree colpite.

Msf tratta più di 200 pazienti al giorno

“Data l’enorme quantità di acqua che ha attraversato la città di Beira durante il ciclone e il volume dei danni che ha causato, non sorprende che emergano malattie trasmesse dall’acqua come il colera” ha detto Gabriele Santi, vice coordinatore Msf per l’emergenza a Beira. “Msf sta già supportando il Ministero della Salute per curare i casi sospetti di colera in tre strutture sanitarie della città e finora abbiamo trattato più di 200 pazienti al giorno”.

La popolazione beve acqua da pozzi contaminati o stagnante ai lati delle strade

“Il ciclone ha sostanzialmente distrutto la rete idrica della città, limitando l’accesso all’acqua potabile. Molte persone sono costrette a bere acqua da pozzi contaminati, o addirittura l’acqua stagnante ai lati delle strade. Nelle strutture sanitarie supportate da Msf sono arrivate centinaia di pazienti colpiti da diarrea acquosa acuta in pochi giorni, ai quali forniamo trattamenti di reidratazione orale salvavita” aggiunge Anja Borojevic, esperta di potabilizzazione dell’acqua Msf impegnata nell’emergenza.

Un milione di persone ha bisogno di assistenza

Oggi più di un milione di persone sta cercando a fatica di ricostruire la propria vita nelle regioni inondate del Mozambico, e molti hanno urgente bisogno di assistenza anche per le necessità di base per sopravvivere. Oltre al supporto fornito all’interno delle strutture sanitarie, MSF gestisce cliniche mobili per fornire cure mediche di base alle comunità più colpite. Questi team – composti da medici, paramedici, infermieri, promotori della salute e consulenti – stanno visitando le aree più povere di Beira e alcuni dei 37 centri di transito dove sono radunate le famiglie rimaste senza casa e i sopravvissuti provenienti dalle aree inondate fuori Beira. Finora le cliniche mobili hanno curato principalmente casi di diarrea, infezioni del tratto respiratorio e della pelle, ferite infette o lesioni subite dalle persone ricostruivano le loro case. I casi più gravi vengono trasferiti nella struttura sanitaria più vicina. Msf estenderà le proprie attività oltre la città di Beira, verso le aree più colpite dell’entroterra e a sud della città, nelle province di Manica e Sofala, comprese le città di Buzi e Dondo che hanno subito gravi danni.

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27 marzo 2019, 15:19