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Una delle strutture colpite dagli attacchi nell'est della Repubblica Democratica del Congo Una delle strutture colpite dagli attacchi nell'est della Repubblica Democratica del Congo  

Rd Congo: attacchi ai centri di cura per l’ebola

L’Unicef denuncia due attacchi nell’ultima settimana, a seguito dei quali ha perso la vita un agente ed è stata incendiata una struttura sanitaria. L’epidemia ha ucciso finora circa 500 persone

Marco Guerra – Città del Vaticano

Grande preoccupazione per i due attacchi in meno di una settimana contro i centri di cura per l’ebola nella zone orientali della Repubblica Democratica del Congo. È quanto esprime il direttore generale dell’Unicef Henrietta H. Fore, che ha inoltre rivolto la sua solidarietà ai membri della famiglia e ai colleghi di un agente di polizia che ha perso la sua vita nell’attacco di due giorni fa Butembo, durante il quale parte della struttura sanitaria ha preso fuoco.

Lo sforzo delle organizzazioni umanitarie

“Mi congratulo inoltre con i partner sul campo, fra cui Oms, Msf, Alima e altre organizzazioni – afferma ancora in una nota la Fore - che stanno continuando a impegnarsi e a lavorare sotto la guida del governo della Repubblica Democratica del Congo e del Ministero della Salute per fermare l’epidemia di ebola e assistere i bambini e le famiglie colpite dalla malattia”.

500 morti a causa dell’epidemia

L’agenzia dell’Onu per l’infanzia ricorda che oltre 800 persone in Repubblica Democratica del Congo sono già state colpite dall’ebola durante l’ultima epidemia; 500 di loro sono morte. I bambini rappresentano un terzo di tutti i casi di ebola confermati.

Attacchi inconcepibili che peggiorano situazione

Nel comunicato si riferisce inoltre che ogni giorno, lo staff dell’Unicef e i suoi partner, fra cui gli operatori sanitari nei centri di cura e nelle comunità, stanno facendo degli sforzi veramente eroici per salvare le vite di bambini e adulti colpiti dal virus dell’ebola. “Questo lavoro è un baluardo contro l’epidemia letale, attualmente la seconda più grande della storia, impedendo che si diffonda senza controllo. È inconcepibile che qualcuno cerchi di privare i bambini e le famiglie di un servizio che rappresenta per loro la sopravvivenza” spiega ancora il direttore generale Fore. “L’unico modo in cui possiamo porre fine a questa epidemia  - ha aggiunto - è che gli operatori sanitari, l’Unicef e i partner, siano in grado di operare in sicurezza in tutte le comunità colpite dalla malattia, anche nelle aree più remote”. Per questo motivo i riprovevoli attacchi contro centri di cura salvavita, assistenza sanitaria e operatori umanitari, potrebbero rendere la situazione molto peggiore.

1.000 bambini orfani a causa dell’ebola

La malattia è adesso ampiamente sotto controllo negli ex focolai di Mangina, Beni e Komanda; oltre 250 persone sono state curate e 80.000 protette attraverso la vaccinazione.   L’Unicef e i partner hanno raggiunto oltre 10 milioni di persone con informazioni su misure preventive per proteggersi dall’infezione e prevenire un’ulteriore diffusione. Sono stati inoltre identificati più di 1000 bambini orfani e separati dalle famiglie a causa dell’ebola, a quali si sta fornendo assistenza.

L’Unicef chiede dialogo con le comunità

 chiede quindi “a tutti coloro che utilizzano violenza contro la risposta all’ebola di porre fine immediatamente alle loro attività e di avviare un dialogo con le comunità e le autorità locali per capire meglio la vera natura dell’epidemia di ebola e diventare parte della soluzione nella battaglia contro questa malattia letale”.

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02 marzo 2019, 11:55