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Il campo profughi Cox's Bazar in Bangladesh Il campo profughi Cox's Bazar in Bangladesh 

Vescovi dell'Asia: affrontare con fermezza la crisi dei Rohingya

Lo chiede la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) dopo che una delegazione di 40 rappresentanti della Chiesa cattolica di 11 Paesi dell’Asia ha visitato i campi profughi dei Rohingya in Bangladesh

Per i presuli della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, in visita nei giorni scorsi ai campi profughi dei Rohingya in Bangladesh, nella località di Cox's Bazar, nel distretto di Chattogram, al confine tra Bangladesh e Myanmar, è urgente che la comunità internazionale si impegni a trovare una soluzione diplomatica alla crisi dei rifugiati Rohingya, fuggiti dal Myanmar in Bangladesh.

Rifugiati ed energie rinnovabili

La visita - riferisce l'Agenzia Fides - era prevista all'interno della conferenza internazionale incentrata su due temi principali: la questione dei rifugiati e quella delle energie rinnovabili, analizzate nel contesto asiatico. L'iniziativa è stata organizzata dall'11 al 17 febbraio a Cox's Bazar dall'Ufficio per lo Sviluppo Umano (OHD) della FABC in collaborazione con la Commissione episcopale per la Giustizia e la Pace della Conferenza episcopale del Bangladesh (CBCB) e con la Rete per la giustizia e la pace in Asia-Pacifico (APJPWN).

Serve una voce univoca

Durante la conferenza, i delegati hanno avuto l'opportunità di visitare gli sfollati dei Rohingya ospitati a Kutupalong, Ukhia, Cox's Bazar e hanno potuto interagire con alcuni di loro, ascoltando i loro problemi e le loro preoccupazioni. "La comunità internazionale è chiamata ad unirsi in una sola voce unita per aiutare i rifugiati Rohingya e trovare una soluzione in questa crisi", ha detto a il Vescovo Allwyn D'Silva, ausiliare dell'Arcidiocesi di Bombay e Segretario esecutivo dell'Ufficio per lo sviluppo umano e il cambiamento climatico nella FABC.

Unità spirituale con il Papa

"In unità spirituale con Papa Francesco, che il 1 ° dicembre 2017 ha incontrato 16 rappresentanti della comunità Rohingya, anche noi siamo stati profondamente commossi dalle loro storie e abbiamo ricordato ciò che ha detto il pontefice: Non chiudiamo i nostri cuori, non guardiamo dall'altra parte. La presenza di Dio, oggi, è anche chiamata Rohingya", ha ricordato il Vescovo D'Silva. "In questa visita, abbiamo riconosciuto l'atteggiamento accogliente del popolo e del governo del Bangladesh che ha aperto le porte e il cuore ai Rohingya. Apprezziamo la loro cooperazione con molte persone di buona volontà nel rispondere ai bisogni immediati degli sfollati Rohingya.

Preoccupazione per donne e bambini

Guardiamo con favore, inoltre, l'assistenza generosa e professionale fornita ai rifugiati Rohingya dalla Chiesa cattolica in Bangladesh attraverso la Caritas, con il sostegno della rete internazionale della Caritas, insieme ad altre organizzazioni religiose, agenzie delle Nazioni Unite e Ong", ha rilevato il Vescovo D'Silva. "Ci rendiamo conto dei problemi e degli ostacoli della sistemazione temporanea fornita agli sfollati Rohingya, nonché delle sfide poste alle autorità nel rispondere prontamente ed efficacemente ai bisogni umanitari, data la portata massiccia dell'afflusso di persone. Siamo particolarmente preoccupati per la vulnerabilità di molte donne e bambini e comprendiamo le numerose difficoltà delle comunità ospitanti", ha rimarcato.

I dati sui Rohingya

"Non possiamo non esprimere profonda solidarietà ai rifugiati Rohingya. La comunità mondiale deve agire insieme per aiutarli", ha aggiunto padre Charles Irudayam, un delegato dall'India. Più di 740.000 Rohingya sono fuggiti dal Myanmar al vicino Bangladesh dopo le violenze registrate nello stato birmano di Rakhine, dove risiedevano, nel 2016 e 2017. (Agenzia Fides)

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18 febbraio 2019, 11:34