Arte. Lorenzo da Viterbo, maestro "nascosto" del Rinascimento italiano

A Lorenzo da Viterbo, tassello mancante del Rinascimento italiano, pittore rivoluzionario a cavallo tra la lezione di Benozzo Gozzoli e quella di Piero della Francesca, è dedicata la monografia edita da Gregorian & Biblical Press. La pubblicazione celebra i 550 anni degli affreschi della Cappella Mazzatosta

Paolo Ondarza - Città del Vaticano

E’ grande lo stupore che si prova entrando nella Cappella Mazzatosta nella Chiesa di Santa Maria della Verità a Viterbo. Se l’occhio del pellegrino o del turista che visita il centro Italia è abituato ad imbattersi di sorpresa in opere d’arte di cui è costellato il territorio nazionale, è dirompente però l’impatto con gli affreschi qui custoditi. A colpire sono i colori, il raffinato verismo dei personaggi ritratti, il significato teologico e religioso dei concetti effigiati. L’impianto decorativo è opera di Lorenzo di Jacopo di Pietro Paolo, meglio noto come Lorenzo da Viterbo, vissuto nella seconda metà del XV secolo. Sebbene sia morto giovanissimo, poco più che trentenne intorno al 1476, forse a causa della peste,  ha lasciato una testimonianza indelebile del suo linguaggio pittorico, tanto rivoluzionario da essere collocato dagli studiosi a cavallo tra Benozzo Gozzoli e Piero della Francesca.

Magister Pictor

Non si ha l’impressione di trovarsi al cospetto di un artista minore o di bottega quando si osserva il ciclo pittorico dedicato alle Storie di Maria. Autoritrattosi con le mani giunte nel corteo delle "Nozze della Vergine", Lorenzo fu un caposcuola, come indica l’aggettivo “magister” attribuitogli da un documento d'archivio del 1462. Il suo talento non era sfuggito all'occhio del mecenate e ricco mercante viterbese Bernardo, detto Nardo, Mazzatosta che gli affidò la decorazione della cappella di famiglia. A quest’ultima, nel 550.mo anniversario dall’esecuzione, è dedicata la prima monografia : “Lorenzo da Viterbo. Magister Pictor del Rinascimento italiano”, appena pubblicata dalla Gregorian & Biblical Press. Si tratta di un significativo contributo agli studi  storico artistici e un tassello finora mancante nel panorama della ricerca accademica. 

Ascolta l'intervista a Barbara Aniello, co-curatrice del volume "Lorenzo da Viterbo. Il tassello mancante del Rinascimento Italiano"

La prima monografia su Lorenzo da Viterbo

Ad oggi infatti, spiega Barbara Aniello, docente incaricato associato presso la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana ed una delle curatrici del volume, sono stati “sporadici e isolati” gli studi dedicati a questo artista: “Il suo catalogo è esiguo e sono solo due le opere accertate. Lorenzo attraversa infatti come una meteora il panorama dell’arte del secondo Quattrocento e la Cappella Mazzatosta, una gemma nascosta del Rinascimento, è il suo capolavoro”. In essa è rivelato pienamente lo stile viterbese, incarnato dal pittore  “in bilico tra un verismo quasi vernacolare, dialettale, caricaturale ed una solennità in grado di toccare vette di grande valore teologico”. 

Stile, iconografia e conservazione 

E’ triplice il valore degli affreschi, secondo Barbara Aniello: stilistico, iconografico e conservativo. “Lo stile, sebbene originalissimo,  risente dell’influenza del rigore geometrico di Piero della Francesca, ma anche del lirico realismo di Benozzo Gozzoli e Melozzo da Forlì”. Complessi i temi iconografici come quello dell’Eucarestia o dei rapporti tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente, al centro del Concilio di Basilea, Firenze e Ferrara (1431 -45) e particolarmente cari al card. Bessarione, vero ispiratore del ciclo di affreschi. Nella parete dello Sposalizio a colpire è la freschezza e il vigore dei volti dei concittadini di Lorenzo, ritratti dal vivo con sorprendente capacità di introspezione psicologica: "sono ancora lì e continuano a guardarci a distanza di 550 anni”. Tra tutti risalta il viso dell’uomo che ride. “Significativi anche i personaggi di spalle vestiti alla turca, alla greca alla tedesca: sono coloro che hanno voltato le spalle al Vangelo e all'unione tra le chiese d’Oriente e d’Occidente”. Pittore del suono e del silenzio, Lorenzo da Viterbo è anche questo: da voce infatti, attraverso il pennello, alle note degli angeli musicanti che accompagnano Maria Assunta in cielo. Nessun particolare è lasciato al caso: anche la veste di Maria, su cui sono ricamate in filigrana alcune spighe dorate, è un richiamo a Gesù Eucarestia, Panis Angelicus

Esempio di restauro e tutela restauro del patrimonio artistico

Inoltre – rileva ancora Barbara Aniello – l’opera è uno straordinario esempio di restauro secondo il canone di Cesare Brandi, padre delle moderne tecniche di conservazione, chiamato a mettere mano alla Cappella Mazzatosta dopo il bombardamento del 1944 che sbriciolò letteralmente la superficie pittorica in infiniti e minuscoli frammenti. Fu possibile ricomporre solo parte dell’affresco: le aree mancanti, o lacune, sono ben visibili dove l’intonaco è grigio, nel rispetto della storia vissuta dall’opera d’arte e della teoria brandiana.  Il desiderio di chi ha contribuito alla realizzazione del volume è che questo studio possa incoraggiare ulteriori studi su un artista la cui produzione resta ancora tutta da scoprire e il cui talento merita di essere valorizzato ben al di fuori di Viterbo.  

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

Photogallery

Lorenzo da Viterbo, Magister Pictor del Rinascimento italiano 1469 - 2019
01 febbraio 2019, 07:20