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Bambine in una scuola nello Yemen Bambine in una scuola nello Yemen 

Milioni di bambini condannati all’ignoranza per colpa di guerre e crisi

Allarme dell’Unicef per la gioventù nei Paesi del Sahel: 400 mila costretti a lasciare le scuole per violenze e instabilità sociali in Burkina Faso, Mali e Niger

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

Ogni giorno un minore su cinque, di età compresa fra i 5 e i 17 anni, manca all’appello nelle scuole. Sono infatti circa 300 milioni nel mondo intero gli scolari che non frequentano le lezioni. E tra questi un terzo circa 100 milioni ha interrotto le lezioni a causa di guerre, crisi e calamità. Un’infanzia condannata all’ignoranza, esposta a violenze, abusi e violazioni dei diritti, avviata ad una vita adulta costellata di difficoltà e privazioni, in misura ancora maggiore se l’analfabetismo colpisce bambine e ragazze, già fortemente discriminate e svantaggiate in ancora massima parte dei Paesi.

Duemila scuole chiuse in Burkina Faso, Mali e Niger

Tra le regioni del mondo più colpite dall’abbandono scolastico forzato dalle critiche condizioni socio-politiche ambientali è quella africana del Sahel, dove sono state chiuse o impedite di operare circa 2 mila scuole nel Burkina Faso, in Mali e nel Niger. In questi tre Paesi - percorsi da conflitti, tumulti e insicurezze sociali - 400 mila alunni hanno interrotto il ciclo scolastico e i loro insegnanti, circa 10 mila, sono rimasti senza lavoro o sono stati sfollati a causa delle violenze.

L’istruzione è una potente spinta per la pace

“Attacchi diretti contro le scuole, insegnanti e studenti e l’occupazione militare di questi spazi sono una grave violazione dei diritti dei bambini,” ha denunciato Henrietta Fore, direttrice generale dell’Unicef. “Quando i bambini non vanno a scuola – soprattutto durante un conflitto – non solo non possono imparare le competenze di cui hanno bisogno per costruire comunità pacifiche e prospere, ma diventano anche vulnerabili a terribili forme di sfruttamento che comprendono l’abuso sessuale e il reclutamento forzato in gruppi armati.” “In un momento in cui il Sahel sta affrontando sempre più numerose minacce di violenza, non dobbiamo dimenticare – ha ammonito Fore - che l’istruzione è un diritto per i bambini e una potente spinta per la pace”.

Oltre 80 Paesi hanno sottoscritto la dichiarazione Scuole sicure

Da qui il richiamo dell’Unicef ai governi del Burkina Faso, del Mali e del Niger a rispettare la dichiarazione “Scuole sicure”, adottata in sede Onu nel 2015 e sottoscritta da 84 Paesi - tra cui anche i tre Paesi del Sahel - che si sono impegnati a proteggere gli studenti, gli insegnanti, le scuole e le università dagli effetti peggiori della guerra. La carta sottoscritta prevede la raccolta di dati sugli attacchi e l’uso militare di scuole e università; l’assistenza alle vittime di attacchi; l’obbligo di indagare e processare se necessario su violazioni della legge nazionale e internazionale; l’impegno a proseguire percorsi di istruzione durante i conflitti armati e di supportare il lavoro delle Nazioni Unite a favore dell’infanzia.

Garantire il diritto allo studio dove non c’è sicurezza

L’Unicef chiede quindi ai tre Paesi del Sahel di collaborare per preparare curricula per i bambini le cui scuole sono state chiuse, di integrare gli alunni sfollati nelle scuole aperte, di rafforzare la sicurezza nei complessi scolastici e di ricostruire gli edifici che sono stati danneggiati o distrutti.

Un programma radio per alfabetizzare nelle zone di crisi

Tra le iniziative - già avviate nel Burkina Faso, in Camerun e in Niger – che l’Unicef raccomanda di espandere è un programma radio rivolto a bambini e giovani in zone di crisi, con lezioni di alfabetizzazione e calcolo trasmesse in francese e in diverse lingue locali. Il progetto sta per essere lanciato anche nella Repubblica Centrafricana, nella Guinea Bissau, nella Sierra Leone e nella Repubblica Democratica del Congo. Altre misure sono rivolte agli insegnanti che lavorano in luoghi ad alta insicurezza e per offrire sostegno psicosociale e cure agli studenti gravati dal peso emotivo delle violenze.

 

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28 febbraio 2019, 14:29