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Proteste contro il governo di Haiti Proteste contro il governo di Haiti 

Haiti. Gesuiti: dialogo nazionale per un Paese in fiamme

Duro comunicato del superiore dei Gesuiti ad Haiti, padre Jean Denis Saint-Félix, intitolato “Catastrofe umanitaria, irresponsabilità dei nostri dirigenti e urgenza del dialogo nazionale”. Dopo 8 giorni di proteste il discorso del Presidente, Jovenel Moïse, ha inasprito la situazione provocando nella popolazione “delusione, ripugnanza, rabbia e vergogna”

Per padre Jean Denis Saint-Félix, il discorso del Presidente ha provocato nella popolazione “delusione, ripugnanza, rabbia, vergogna” anche perché non conteneva alcun annuncio di misure in risposta alla crisi che ha paralizzato il Paese gettandolo nel caos e nell’emergenza umanitaria. Citando analisti politici e in base alle proprie conoscenze dirette, il sacerdote - nel comunicato ripreso dall’Agenzia Fides - elenca le rivendicazioni popolari disattese: alto costo della vita, giustizia sociale, perdita del potere d'acquisto, svalutazione della moneta, richiesta di giustizia e lotta contro la corruzione. Stampa e istituzioni illustrano il deterioramento della situazione socio-economica, con ospedali e centri sanitari senza ossigeno da diversi giorni, supermercati con gli scaffali vuoti, crescente mancanza di accesso all’acqua, al cibo e alle cure mediche urgenti. Inoltre “i bambini di famiglie a basso reddito stanno morendo di fame in molti quartieri poveri del Paese” avverte il religioso, che si domanda: “Quale via d'uscita? Fino a dove arriverà il presidente della Repubblica?”.

Padre Saint-Félix chiede un dialogo nazionale e inclusivo per uscire dalla crisi

Per padre Saint-Félix, il Presidente Moïse deve andarsene, e “non da solo, perché le altre istanze dello Stato sono egualmente inadeguate e corrotte”. Identico il concetto espresso in una nota firmata dai rappresentanti della Chiesa cattolica, dei protestanti e degli anglicani, indirizzata ai principali protagonisti di questa situazione drammatica. Per il gesuita questa crisi sembra tuttavia offrirci un'opportunità che deve essere colta in fretta: “Il tempo per il dialogo richiesto da tutti gli strati della società haitiana è arrivato. È impossibile ignorarlo”. E ne tratteggia le caratteristiche: un dialogo “nazionale e inclusivo”, che richiede la partecipazione di “uomini e donne onesti, competenti e credibili” che conduca “a una nuova Costituzione, ad istituzioni realmente repubblicane, a una vera riforma economica e al processo a Petro-Caribe” (che coinvolgerebbe una quindicina di ministri e l’attuale Presidente).

L’impegno dei Gesuiti per favorire il dialogo nazionale

Il Paese non cambierà se continueranno a mancare "una presa di coscienza e un impegno patriottico fermo e sincero, volto a costruire una società più giusta, equa e prospera”. Le "brave persone" che rimangono chiuse in casa devono uscire dal silenzio e dal ruolo di spettatori. Oltre al ruolo della stampa, padre Saint-Félix ricorda le responsabilità dei religiosi e degli intellettuali nella ricerca della giustizia e della dignità. “Noi gesuiti haitiani faremo il nostro dovere per entrare in contatto con tutti i settori della vita nazionale e proporre insieme uno spazio nel quale riflettere sui meccanismi attuali di questo dialogo necessario”. A tale scopo, conclude il religioso, “vogliamo mobilitare tutte le nostre risorse, sia umane che materiali, i nostri contatti e i nostri talenti, sia nazionali che internazionali”, citando a titolo di esempio “i colleghi e le università gesuite che hanno partecipato ad analoghi processi in Paesi come El Salvador e Colombia”. (S.M. - Agenzia Fides)

 

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22 febbraio 2019, 10:52