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Lotta al cancro infantile: cruciale il ruolo dei pediatri

Si celebra oggi la Giornata mondiale contro il cancro infantile. Ogni anno, nel mondo, questa malattia viene diagnosticata ad oltre 300 mila bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 19 anni. Intervista con la dottoressa Angela Mastronuzzi, responsabile dell'Unità di Neuro-oncologia presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Nel mondo, tra le malattie non trasmissibili, è la principale causa di morte per bambini e adolescenti. Ma la notizia importante è che, nella maggior parte dei casi, si tratta di patologie curabili. Sono questi i volti contrapposti del cancro infantile caratterizzato, anche geograficamente, da discrepanze rilevanti: nei Paesi sviluppati, l'80% dei bambini colpiti da questa malattia riesce a guarire. Negli Stati più poveri, anche a causa di costi troppo elevati per la popolazione locale per i trattamenti, la percentuale si riduce invece al 20%. 

Giornata mondiale contro il cancro

L’odierna Giornata mondiale contro il cancro infantile è una occasione speciale per sensibilizzare l’opinione pubblica e per garantire sostegno e vicinanza ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie.  La Giornata è stata istituita, nel 2002, dall'associazione Childwood Cancer International. Si tratta di una rete globale composta da 171 organizzazioni provenienti da 88 Paesi. Sono due i temi su cui, quest’anno, è incentrata la Giornata: "No more pain" (nessun'altra sofferenza) e "No more loss" (nessun'altra perdita).

Diagnosi precoci aumentano le probabilità di guarigione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le forme tumorali più frequenti ci sono la leucemia, il tumore al cervello e il linfoma. Il cancro è innescato dalla mutazione genetica di una singola cellula. A differenza dei tumori negli adulti, quelli infantili non hanno una causa nota. Secondo diversi studi, i fattori ambientali e gli stili di vita hanno una bassa incidenza, nei bambini, nello sviluppo di queste patologie. Diagnosticare precocemente un cancro, in particolare nei casi che colpiscono i più giovani, può aumentare le probabilità di rispondere in maniera efficace ai trattamenti. 

Dottoressa Mastronuzzi: il pediatra è il primo alleato contro il cancro

“Nei tumori pediatrici, più dei fattori ambientali sono importanti quelli genetici. Portare il bambino dal pediatra è importante anche perché i pediatri riescono a valutare, in base ad alcune caratteristiche, se ci sono segni di allarme”. È quanto sottolinea la dottoressa Angela Mastronuzzi, responsabile dell'Unità di Neuro-oncologia presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. (Ascolta l'intervista con la dottoressa Mastronuzzi)

R. – È una giornata, nata nel 2002, per diffondere la consapevolezza su queste patologie in età pediatrica. Ogni anno, nel mondo, si ammalano circa 300 mila bambini di un tumore in età pediatrica. Secondo le stime dell’Associazione italiana di ematologia e oncologia pediatrica ogni anno, in Italia, circa 2000 ragazzi e bambini tra 0 e 19 anni si ammalano di un tumore. Sono delle patologie che fanno tanta paura, ma sono attualmente curabili: più dell’80% dei bambini affetti da un tumore può guarire. In questa percentuale c’è una disparità tra malattie che guariscono e guariscono bene e quelle che, invece, ancora non hanno queste alte probabilità di guarigione. C’è poi ancora una grossa disparità nel mondo: i bambini che vivono nei Paesi industrializzati vivono di più, se si ammalano di cancro, rispetto ai bambini nei Paesi in via di sviluppo. La notizia importante è che è una malattia curabile.

C’è un incremento di queste malattie dovuto al degrado ambientale, all’inquinamento?

R. – C’è un costante lieve incremento dei tumori pediatrici. Però non sembra correlato a fattori ambientali. Negli adulti, lo stile di vita o alcuni fattori sono stati identificati come strettamente correlati ad una maggiore incidenza del cancro. L’esempio più classico e banale è il fumo di sigaretta associato al tumore del polmone. In età pediatrica questa associazione non esiste. Alcuni bambini si ammalano nell’utero materno, che è un ambiente estremamente protetto perché, generalmente, la donna in gravidanza non ha comportamenti atipici o a rischio. Nei tumori pediatrici, più dei fattori ambientali sono importanti quelli genetici. C’è anche da considerare che un tempo di cancro si moriva, mentre adesso si sopravvive. Si vive. Si riscontra poi un ruolo, sempre più emergente, di alcune condizioni che predispongono al cancro. Fattori che prima non si conoscevano e che si possono trasmettere geneticamente dal genitore al figlio.

È fondamentale la cultura della prevenzione…

R. – Questo è molto importante nell’ambito dell’oncologia dell’adulto. Riveste, invece, una importanza limitata nell’ambito dell’oncologia pediatrica proprio perché non è uno screening costante che può mettere in evidenza un tumore in fase precoce.

Si tratta di cogliere dei segnali…

R. – Segnali che spesso sono sfumati, perché i bambini sono capaci di compensare alcune funzioni che, in qualche modo, sono compromesse dalla presenza del tumore. Sono in grado, per esempio, di sopportare livelli di valori ematologici molto bassi. Purtroppo, la malattia dà segno di sé quando è già in fase avanzata proprio perché il bambino riesce a superare, fino ad un certo punto, il deficit correlato al tumore. Quando questi meccanismi di compenso non sono più presenti, la malattia si manifesta in maniera conclamata. Spesso i genitori hanno questo cruccio: “Potevo accorgermene prima…”. Nella maggior parte dei casi, non è possibile. Ma, sicuramente, quando un genitore vede più volte il ripetersi di qualcosa di strano e di diverso rispetto alla routine, è utile rivolgersi ai pediatri. Come prima patologia, non si ipotizza mai un tumore. È molto probabile che alcuni pediatri, nel corso della loro carriera, non vedranno mai, fortunatamente, un paziente con un tumore. Questo non giustifica i ritardi diagnostici, però il cancro non è la prima patologia a cui si pensa. Ci sono dei segni: i bambini quando stanno male stanno realmente male, per cui è importante rivolgersi al pediatra nel caso in cui ci si accorga di qualcosa che devia dalla vita normale del bambino e che persiste nel corso dei giorni e delle settimane. Portare il bambino dal pediatra è importante perché i pediatri riescono a valutare, in base ad alcune caratteristiche, se ci sono segni di allarme.

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15 febbraio 2019, 12:06