Aleteia e Meter: testimonianze di vittime di abusi

Sei storie di abuso per "preparare" l’incontro che a fine febbraio, in Vaticano, si occuperà di protezione dei minori con il Papa e i presidenti delle Conferenze Episcopali, ma anche per riflettere sul dramma e la tragedia nella società di un fenomeno trasversale ed estremamente doloroso e tragico

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Dall'8 febbraio Aleteia, la rete globale cattolica, ha deciso di unire le forze con l'Associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto in vista di un appuntamento così importante. Aleteia pubblicherà delle storie che saranno accompagnate da un breve commento, alla luce anche di una Parola di Dio. Sul sito di Aleteia, il calendario della Rubrica.

“È imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui (Lettera al popolo di Dio, 20 agosto 2018 - Papa Francesco)”

La Rubrica è unica nel suo genere ed è stata presentata il 6 febbraio dallo stesso fondatore di Meter. Nell'intervista a Vatican News, Don Di Noto racconta il progetto e l'importanza della testimonianza delle vittime, le stesse che profondamente credono e hanno fiducia nelle parole e nelle intenzioni di Papa Francesco.

Ascolta l'intervista a don Di Noto

R. – Solo ascoltando la voce delle vittime noi possiamo comprendere. Al di là dei trattati scientifici o dei sostegni psicoterapeutici, i pastori, i sacerdoti, le comunità ecclesiali – ma io aggiungerei anche quelli della società civile – possono finalmente mettersi in un atteggiamento profondamente umile, rispettoso, e soprattutto far sviluppare una coscienza consapevole, che dall’abuso non si guarisce ma nell’abuso si può convivere: si può superare, con diverse azioni anche. Queste sei storie: immaginate, c’è la storia che uscirà per prima, di una suora - una straordinaria suora -, che è stata abusata dallo zio quando aveva nove anni, 17 anni di silenzio, di profondo trauma; e la sua vita ora si svolge in una missione silenziosa, perché lei, vittima di abusi, di pedofilia, offre la sua vita di consacrazione per la conversione dei pedofili.

Che cosa rappresenta, quindi, l’incontro, a fine febbraio, in Vaticano, con Papa Francesco e i presidenti delle Conferenze episcopali, sul dramma dell’abuso?

R. – Io lo voglio ribadire sempre di più: la Chiesa non è una multinazionale di prodotti pedofili. Assolutamente. Ci sono tante altre storie, bellissime, di servizio e di prossimità nei confronti dei deboli, i piccoli, i poveri, e coloro che eventualmente sono vulnerabili. Certo, non risolverà il problema al cento per cento: questo è sicuro. Non si sradicherà il problema della pedofilia nella Chiesa e nella società, perché è un fenomeno estesissimo, globale ed endemico: basti pensare che sono coinvolti milioni e milioni di bambini in tutte le nazioni del mondo.

“E' come se avessimo raccolto 'il grido dal legno della croce' (Don Fortunato di Noto)”

Però la Chiesa, essendo madre, luce del mondo, una comunità che vuole pentirsi degli errori fatti, può dare veramente ulteriori segnali. Noi non dobbiamo diventare esperti di pedofilia, noi dobbiamo essere esperti di umanità, direbbe il Concilio, ma direbbero anche i predecessori di Papa Francesco. Però, dobbiamo anche ribadire che non è più tollerabile che nella Chiesa avvengano questi abomini. Dall’ascolto delle vittime possiamo trarre dei percorsi intelligenti, di speranza, di condanna, ma anche dei percorsi nuovi ed innovativi. Aggiungerei che l’evento è un evento storico, ma è un evento in un certo qual senso sinodale: è un evento in cui ci si ascolta, in cui si deve ripartire. E come può ripartire una riforma radicale della Chiesa? Soltanto dalle strutture? No! io direi che bisogna ripartire dall’ascolto dei bambini, dei piccoli. Io credo molto in questo evento storico.

Non so se vuoi aggiungere qualcosa sulla fiducia in Papa Francesco da parte di Meter e delle vittime...

R. – Certo! Le vittime che hanno raccontato queste storie hanno grande riconoscenza nei confronti di Papa Francesco, e Meter starà sempre dalla parte di Papa Francesco e di chi sta dalla parte dei piccoli e dei deboli. Ed è giusto che il nostro atto di fiducia al Pontefice sia un atto di fiducia non soltanto di sostegno, qualora ce ne fosse bisogno, ma soprattutto di grande comunione. Lo ripetono le vittime quando ci incontriamo: per loro il Santo Padre può diventare ed è veramente sempre un faro luminoso di tenerezza, misericordia, accoglienza, ma anche di determinazione, per sradicare questo male noi non vogliamo più morti ma soltanto dei risorti nel Signore. E Papa Francesco ci indica la strada.

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07 febbraio 2019, 12:51