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Vescovi Papua N.G.: appello per abbandono dei rifugiati a Manus

“Disperazione, stato di salute precario, autolesionismo: è il contesto nel quale mi sono ritrovato a Lorengau, nell'isola di Manus, e al Pacific International Hospital (PIH) di Port Moresby, dove vivono rifugiati e richiedenti asilo”: Così padre Giorgio Licini, segretario dei vescovi di Papua N.G. e Isole Salomone, in una lettera aperta inviata al premier della Papua Nuova Guinea, Peter O’Neill

Nella missiva, inviata all’Agenzia Fides, il segretario generale dei vescovi di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, in una lettera aperta inviata al premier della Papua Nuova Guinea esprime tutta la sua preoccupazione sulla situazione di grave precarietà riscontrata tra i rifugiati, che ogni giorno sfocia in atti di autolesionismo e tentativi di suicidio: “Tre casi si sono registrati solo nei due giorni in cui sono stato a Manus, il 20-22 gennaio”, scrive nella lettera aperta inviata a O’Neill. “La invito caldamente a compiere una rapida visita al reparto ospedaliero in loco – prosegue il testo – dove troverà strutture sanitarie ben curate e personale estremamente gentile e professionale, ma anche una ventina di rifugiati e richiedenti asilo in uno stato deplorevole di salute mentale, oltre che affetti da disturbi cardiaci e respiratori, insufficienza renale, fratture”. “L’ospedale e il sistema sanitario della Papua Nuova Guinea in generale non possono far fronte a questa tipologia di pazienti. Gli stranieri ospitati a Manus e in altre località di Port Moresby non hanno commesso alcun reato contro il popolo o lo stato di Papua Nuova Guinea. La loro detenzione, principalmente causata dal governo dell'Australia, risale a luglio 2013 e febbraio 2014, in seguito al loro arrivo come migranti irregolari sulle coste australiane”, spiega p. Licini.

All’ordine del giorno, tentativi di suicidio, dovuti a depressione e disperazione

“Dopo sei anni – rileva il testo – l'incertezza sul loro futuro, il rifiuto delle richieste di risarcimento e le domande di reinsediamento, la durata del processo di revisione, hanno aggravato le loro condizioni mentali. Dalle informazioni che ho raccolto, la situazione ha cominciato a diventare allarmante a settembre 2018. L'autolesionismo e i tentativi di suicidio, dovuti a depressione e disperazione, ora sono all’ordine del giorno”.

Appello della Conferenza episcopale al Primo Ministro

A nome della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, il Segretario scrive: “La esorto, onorevole Primo Ministro, ad intervenire prontamente. Come nel 2013 ha accettato di offrire aiuto al governo australiano di Kevin Rudd e ai rifugiati stessi, adesso è il momento di intervenire e dare una scadenza ravvicinata alle autorità di Canberra per ricollocare tutti i rifugiati e richiedenti asilo presenti nel nostro paese. Se non si pone un freno, le persone affette da disturbi mentali continueranno ad aumentare nelle prossime settimane e mesi. Chi si prenderà cura di loro? Rischiano poi il rifiuto totale da parte di qualsiasi paese terzo. Non è pensabile che vengano curati e assistiti in Papua Nuova Guinea e che trascorrano il resto della loro vita qui, in totale abbandono e povertà.” (A.P. - Agenzia Fides)

 

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31 gennaio 2019, 12:28