USA. La Marcia per la Vita riempie Washington

“Unico fin dal primo giorno: pro life è pro-scienza”, questo il motto della 46.ma Marcia per la Vita con l'obiettivo di riaffermare la verità scientifica in ordine all’aborto. Oltre 200.000 le presenze in piazza, adesioni trasversali e la massiccia presenza di giovani mostrano un cambiamento dell’opinione pubblica statunitense
Marco Guerra - Città del Vaticano

Almeno 200.000 persone hanno sfidato il freddo e la neve per partecipare alla 46.ma Marcia per la Vita che si è svolta ieri a Washington, capitale degli Stati Uniti. Come ogni anno, il più partecipato evento pro life del mondo, si è svolto il 18 gennaio per ricordare la sentenza della Corte suprema del 1973 che liberalizzò l’aborto negli Usa.

La Corte suprema e la discrezionalità sull’aborto

Con quell’iniziativa, il massimo tribunale costituzionale americano ha lasciato un'ampia discrezionalità ai singoli Stati dell’Unione. Alcuni di questi, ad oggi, permettono l’interruzione di gravidanza anche negli ultimi mesi della gestazione e, alle minorenni, senza l’obbligo di informare i genitori. Succede, ad esempio, che nello stato di New York è legale interrompere una gravidanza fino alla 24.ma settimana, e i legislatori locali stanno per approvare una legge che renderà più facile abortire anche nel terzo trimestre di gravidanza.

Le legislazioni pro life

Allo stesso tempo, ci sono Stati che si stanno muovendo nella direzione opposta. In dicembre, l’Ohio è diventato il decimo Stato a vietare la brutale pratica dell’aborto per smembramento, particolarmente usata dopo il quarto mese di gravidanza. L’azione legislativa pro-life di alcune amministrazioni sembra essere supportata anche da una mutata sensibilità dell’opinione pubblica.

I favorevoli alle restrizioni

Un sondaggio commissionato dai Cavalieri di Colombo, e pubblicato nei giorni scorsi, mostra che meno di un americano su quattro è favorevole all’aborto dopo il terzo mese di gravidanza e che il 75 per cento della popolazione è per l'introduzione di forti restrizioni alle attuali legislazioni sull’aborto, limitandolo solo a casi di violenza e pericolo per la salute della madre. Sempre secondo la rilevazione demoscopica, il 62% dei cittadini USA è contrario all’aborto nei confronti di bambini con sindrome di down.

La partecipazione dei giovani

Grande e rinnovata partecipazione si è dunque osservata alla Marcia per la Vita: moltissimi i giovani provenienti da tutto il Paese. Per rimarcare l’evidenza scientifica che la vita umana inizia dal concepimento, il tema scelto per l’edizione 2019 è stato: “Unico fin dal primo giorno: pro life è pro-scienza”. Un ottimo segnale è pervenuto anche dalla trasversalità degli interventi dal palco della manifestazione: esponenti sia repubblicani che democratici, il vice-presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, e l’arcivescovo Joseph Naumann, del comitato per l’attività pro-life della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, hanno espresso il loro appoggio alla causa.

Grande afflusso al Santuario Giovanni Paolo II

“L’opinione sta cambiando, esiste una maggioranza degli americani favorevoli a restrizioni sull’aborto”, così a VaticanNews, Federica Paparelli che, come guida al Santuario nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington, in questi giorni ha accolto i pellegrini giunti a Washington per la Marcia:

Ascolta l'intervista a Federica Paparelli

R. – La marcia per la vita è indubbiamente una marcia che vuole affermare il diritto alla vita, diritto alla vita che viene negato attraverso la decisione di una Corte Suprema, la cosiddetta “Roe vs. Wae” del 1973, che non è stata sicuramente ratificata dalla volontà del Parlamento, quindi dai cittadini americani. La marcia per la vita è una voce per farsi sentire, per far vedere che esiste tutto un popolo, negli Stati Uniti, che vuole affermare questo diritto. Il tema di quest’anno – questa è la 46.ma marcia – è: “Unici fin dal primo giorno – Unique from day one”. Quindi, la scienza supporta la marcia per la vita, supporta questo diritto perché fin dal concepimento esiste il DNA del bambino. Dunque, non si tratta di una cosa basata semplicemente su una fede, si tratta di un fatto reale, scientificamente provato.

 La legislazione sull'aborto negli Stati Uniti cambia da Stato a Stato e ci sono contestazioni molto forti, soprattutto dove lo hanno liberalizzato completamente…

R. – Certo: la “Roe vs Wae” ha liberalizzato l’aborto e questo indipendentemente dal periodo della gestazione. Teoricamente, l’aborto potrebbe essere possibile addirittura fino al nono mese. Fortunatamente, alcuni Stati – chiaramente non tutti – hanno posto delle limitazioni: in particolare il Texas è quello che in un certo senso è il più garantista perché se il bambino è “viable”, cioè se è un bambino che può sopravvivere non può essere abortito. Poi, esistono alcuni Stati – incredibilmente – soprattutto nella Costa Ovest in cui la minore non ha nemmeno bisogno, non dico del consenso dei genitori, ma neanche di comunicare ai genitori l’intenzione di avere un aborto. Quindi, in territori come quello di Washington o dell’Oregon, per esempio, si può andare tranquillamente in una clinica di “planned parenthood” dai 14 anni e non si ha neanche bisogno di essere accompagnati da un adulto. 

Nell’opinione pubblica sta cambiando qualcosa. C’è una sensibilità diversa, le marce degli ultimi anni hanno avuto una grande partecipazione...

R. – Per fortuna, sì. L’opinione sta cambiando: in particolare, esiste una maggioranza di americani favorevoli all’imposizione di restrizioni sull’aborto e questo è già espressione del fatto che la mentalità sta cambiando. I Cavalieri di Colombo hanno sponsorizzato un sondaggio e, riguardo alle opinioni emerse, risulta che il 62% è contrario al sostentamento economico delle cliniche abortiste con i soldi dei contribuenti americani. Ricordiamo: l’aborto non è stato legalizzato dal Parlamento ma con una decisione della Corte Suprema, quindi, sette persone hanno deciso per tutto il popolo americano.

 Non trova quindi che questa nuova sensibilità si riconosca anche nella trasversalità della partecipazione alla marcia?

R. – Questa marcia è preceduta da un raduno che vede una vera e propria schiera di speaker, tra i quali però spiccano anche i democratici i quali più tradizionalmente sono quelli che sostengono l’aborto. Invece, in questo caso abbiamo sia democratici, sia repubblicani, che parlano a favore del diritto alla vita.

Lei si è occupata dell’accoglienza dei pellegrini che hanno partecipato alla marcia: cosa ha potuto notare?

R. – Io ho visto partecipanti di tutte le età. La stragrande maggioranza sono giovani delle scuole superiori, giovani universitari: una vera e propria “pro-life generation” che sta emergendo in questi ultimi anni. Sono venute anche persone in sedia a rotelle, una con la gamba rotta … ma, soprattutto, tanti, tanti, tanti studenti. Ci sono questi ragazzi che vengono da Stati anche molto, molto lontani, addirittura abbiamo gruppi che vengono dall’Arizona, dall’altro lato degli Stati Uniti, e si fanno ore e ore di pullman e sfidano il freddo – perché questa notta da noi, qui, ha nevicato. Soltanto ieri abbiamo avuto più di 2.000 visitatori soprattutto dalle diocesi, dalle parrocchie, dalle scuole …ma ne aspettiamo altrettanti nei prossimi giorni. Quest’anno ci aspettiamo veramente più di 10 mila visitatori qui, al Santuario, nell’arco della settimana. Ed è una cosa veramente, veramente commovente.

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19 gennaio 2019, 09:30