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Libia. Msf: migranti riportati in centri sovraffollati, con acqua e cibo insufficienti

Medici Senza Frontiere denuncia il sovraffollamento dei centri di detenzione libici, dove sono condotti migranti e richiedenti asilo riportati dalle navi sulle coste libiche. Registrati casi di malnutrizione e ipotermia

Marco Guerra – Città del Vaticano

Un netto aumento del numero di persone trattenute nei centri di detenzione a Misurata e Khoms, provocato da una serie di sbarchi che hanno visto rifugiati, migranti e richiedenti asilo intercettati o recuperati in mare e riportati sulle coste libiche. È quanto riferisce con una nota l’équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) in Libia, secondo cui il numero di persone nei centri di detenzione dell’area è passato dai 650 all’inizio dell’anno ai 930 attuali.

250 persone ricondotte nei centri di detenzione

Nel comunicato, la responsabile delle attività di MSF a Misurata, Khoms e Bani Walid, Julien Raickman, riferisce di circa 250 persone ricondotte in Libia negli ultimi giorni, tra cui donne, alcune incinte, neonati e bambini sotto i 7 anni, tutti trasferiti nei centri di detenzione dell’area. 

Migranti al freddo e senza cibo adeguato

Secondo l’organizzazione umanitaria queste persone “si trovano ora bloccate in sovraffollati centri di detenzione”. “Le persone non hanno praticamente alcuna possibilità di uscire all’aria aperta e hanno scarso accesso ad acqua pulita e cibo – si legge nella nota -. Il cibo è del tutto insufficiente e inadeguato a rispondere ai bisogni nutrizionali di persone in gravi condizioni mediche, di donne e bambini”. Inoltre tra le persone trattenute ci sono pazienti affetti da malnutrizione, ipotermia, diarrea. “La maggior parte delle strutture – c’è scritto ancora - non ha un adeguato isolamento contro il freddo e questo provoca malattie dovute alla prolungata esposizione al clima invernale”.

Centro di detenzione di Tripoli colpito dai combattimenti

Msf sostiene che anche nei centri di detenzione a Tripoli si registra un aumento delle persone trattenute, in uno di questi le équipe di Msf hanno osservato pazienti con pericolose perdite di peso dovute alla scarsità di cibo. L’Ong sottolinea poi i rischi legati ai combattimenti nella capitale, dove civili e migranti si sono più volte trovati in trappola sulla linea del fronte. La pompa idraulica del centro di Qasr Bin Gashir ha infatti subito un’interruzione di corrente e le persone sono rimaste senza acqua pulita finché Msf è riuscita a realizzare una fornitura d’acqua di emergenza.

Il cinismo dell’Ue

La presidente di Medici senza frontiere Italia, Claudia Lodesani, punta il dito contro “il cinismo degli Stati membri dell’Unione Europea che “continuano a implementare politiche basate sull’intercettazione e il ritorno forzato di persone vulnerabili nella detenzione in Libia”. La Libia "non è un posto sicuro dove riportare rifugiati e migranti, i livelli di violenza a cui sono esposti nel Paese sono ben documentati",  conclude la Lodesani.

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23 gennaio 2019, 15:47