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"Zingari lager": in un racconto teatrale lo sterminio di rom e sinti nell'Europa nazista

Andrà in scena, questa sera, al Teatro delle Arti di Lastra a Signa, Firenze, lo spettacolo “Zingari lager”, in occasione della Giornata della Memoria che si celebrerà il 27 gennaio. Mezzo milione i rom e i sinti che vennero eliminati nei campi

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Domenica 27 gennaio ricorre, come ogni anno, la “Giornata della memoria”, per non dimenticare l’orrore dei lager nell’Europa nazista durante la Seconda guerra mondiale. Se certamente furono gli ebrei le vittime più numerose dello sterminio messo in atto, è necessario non dimenticare che nei campi furono internati e uccisi anche appartenenti a minoranze come i rom e i sinti, i sacerdoti, i religiosi e le religiose cattolici, e che le prime vittime furono malati mentali e omosessuali, in quanto diversi.

Lo sterminio degli zingari: una pagina poco nota

Ed è proprio l’olocausto del popolo rom, il Porrajmos in lingua romanès, una delle pagine buie e meno conosciute della storia recente, al centro dello spettacolo in scena stasera a Firenze "Zingari lager". 500 mila i rom e i sinti che furono sterminati nelle camere a gas, ma la questione zingara era già piuttosto problematica in tutta Europa e anche l’Italia aveva cominciato a risolverla con la segregazione da molto prima delle leggi razziali del 1938. Gli studi su questa pagina di storia risalgono appena all’ultimo decennio ed il progetto Memors è la prima ricerca organica su questo tema.

Rom e sinti eliminati a causa della loro diversità

Scritto da Alessandro Izzi, studioso esperto di Shoah, e diretto da Maurizio Stammati, lo spettacolo vede in scena lo stesso Stammati, affiancato dai musicisti rom Marian Serban, Petrika Namol e Mitika Namol. Alla base del lavoro, prodotto da Teatro Bertolt Brecht, un lungo studio dei documenti e delle testimonianze esistenti che descrivono lo sterminio nei confronti di rom e sinti. "La particolarità di questo sterminio è, per esempio, che il popolo zingaro in generale - afferma il regista Stammati - non era catturato dai nazisti in quanto non ariano: era catturato dai nazisti in quanto diverso, ossia con una sorta di modalità di vita discordante con i loro principi, e quindi in qualche modo doveva essere rieducato. Infatti, nei campi di sterminio - continua Stammati - i rom e i sinti non avevano lo stesso destino e trattamento degli ebrei: non venivano divisi tra donne, bambini, uomini, adulti. I nuclei venivano lasciati per come erano, perché in qualche modo veniva riconosciuta in loro una sorta di origine ariana. Poi però, a un certo punto, si decise comunque la loro eliminazione totale".

Ascolta l'intervista integrale a Maurizio Stammati

Il circo e la musica rom al centro dello spettacolo teatrale

In "Zingari lager" si racconta la storia di Manush, il veggente buffone costretto a montare il tendone del suo circo nel campo di Auschwitz, circondato dall’orrore e dalla morte. Manush narra, ridendo, la verità di quanto accade e si fa portavoce di tolleranza e rispetto dell’altro, anche del 'diverso'. I temi del circo e della musica zingara, con tutta la loro vitalità e allegria, costituiscono la spina dorsale dello spettacolo.  "In effetti  - ci dice Maurizio Stammati - siamo voluti partire proprio dal provare a raccontare la loro modalità di vita, partire cioè proprio dalla loro 'diversità', che è quello che dava così fastidio ai nazisti, per provare invece a vedere in essa la loro ricchezza. Cioè ci siamo in qualche modo immaginati questo grande circo degli zingari che arrivava nel nostro Paese, e da lì partiamo per raccontarne le cose belle, i numeri acrobatici, i tanti personaggi. E poi ne raccontiamo la loro cattura e il loro ingresso nel campo di sterminio dove, così come era nella realtà, venivano utilizzati per accompagnare con le loro musiche gli ebrei e tutti i prigionieri alle camere a gas.

Suonano in scena tre musicisti rom

All’interno dello spettacolo non poteva mancare la presenza di musicisti rom, portatori di una cultura musicale che Stammati definisce "unica e straordinaria con una tecnica veramente mostruosa": tre musicisti – un contrabbassista, un fisarmonicista e un suonatore di cimbalo che è il vero strumento tradizionale, una sorta di pianoforte senza tasti, solo con le corde, che viene suonato con delle bacchette, "con il quale riescono a fare veramente delle cose inimmaginabili". 

Vincere i pregiudizi e non rinunciare a incontrare il diverso

Il messaggio di "Zingari lager" è dunque quello del rispetto reciproco, ma anche l'invito a vincere l’indifferenza con la quale spesso guardiamo al mondo, quel nostro non prendere posizione che può rischiare di trasformarsi in complicità. Stammati sottolinea la bellezza propria di tutti i popoli: “Certo, anche i contesti - precisa Stammati - fanno la differenza: un conto è avere una fontanella per 400 persone in un campo e un conto è avere dei servizi igienici e un minimo di assistenza sanitaria. Ecco, però io dico che non bisogna mai rinunciare a conoscere. Poi, certo, ognuno è portatore della propria consapevolezza, del proprio percorso, della propria civiltà e ci sono delle regole da seguire, però giudicare, o meglio pre-giudicare, è un’altra cosa”.

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25 gennaio 2019, 14:31