L'interno della cattedrale devastato dall'esplosione L'interno della cattedrale devastato dall'esplosione 

Filippine: condanna dei vescovi per l’attentato nella cattedrale di Jolo

Nell’attacco suicida rivendicato dallo Stato Islamico sono morte 20 persone durante la Messa. Per i vescovi “tutte le religioni devono contribuire alla pace”

Michele Raviart – Città del Vaticano

“Ribadisco la mia più ferma riprovazione per questo episodio di violenza, che reca nuovi lutti in questa comunità cristiana, ed elevo le mia preghiere per i defunti e per i feriti. Il Signore, Principe della pace, converta il cuore dei violenti e conceda agli abitanti di quella regione una convivenza serena”. Così Papa Francesco dopo la preghiera dell’Angelus, recitata ieri alla Casa Hogar del Buon Samaritano di Panama, ha condannato l’attentato che ucciso 20 persone e causato oltre 110 feriti nella cattedrale di Nostra Signora del Santo Carmelo di Jolo, nel sud delle Filippine.

La dolore dei vescovi filippini

L’attentato, rivendicato dal cosiddetto Stato Islamico, è stato condannato anche dai vescovi delle Filippine, che hanno espresso le condoglianze per “i numerosi soldati e civili uccisi”, sottolineando come l’attacco sia avvenuto “pochi giorni dopo il plebiscito sulla ‘legge organica di Bangsamoro”, che prevede l’istituzione di una regione autonoma a maggioranza musulmana nell’isola di Mindanao e di altri territori come l’isola di Sulu, dove si trova Jolo. Un territorio da anni colpito dalla guerriglia di ispirazione islamista e fondamentalista.

Cristiani e musulmani uniti contro l’estremismo

Nel messaggio dei vescovi, firmato da mons. Romulo G. Valles, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale filippina si chiede “ai nostri fratelli cristiani di unire le loro mani con quelle di tutte le comunità musulmane e indigene che sono a favore della pace nella difesa contro l’estremismo violento”. L’auspicio dei vescovi è che “tutte le nostre religioni di pace possano guidarci nella ricerca di un futuro più luminoso per i popoli di Mindanao”.

Padre D’Anna: la rabbia non deve fermare il dialogo

Il grave attentato, causato da due esplosioni suicidi e che ha portato alla morte di fedeli che partecipavano alla Messa e di alcuni soldati che presiedevano la cattedrale, non deve infatti minare il processo di dialogo tra le componenti cristiane e musulmane del Paese, spiega padre Sebastiano D’Ambra, segretario della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso nelle Filippine:

R. – Ci sono dei gruppi a Jolo che sono di tendenza più terrorista e non vorrebbero che ci fosse una Chiesa, una cattedrale al centro della città. La città di Jolo non è grande, credo che abbiano 200 mila abitanti… La percentuale di musulmani a Jolo è del 98 per cento, ci sono pochi cristiani perché purtroppo negli anni poco alla volta sono andati via per diversi motivi e soprattutto per minacce o cose di questo genere che sono successe. Direi che quello che è successo ieri è la cosa più grave che è successa in questi anni contro i cristiani. Qualche anno fa avevano già gettato una bomba in un’altra Chiesa della città.

In quest’area qualche settimana fa si è svolto un referendum per sancire una regione autonoma a maggioranza musulmana, la città di Jolo ha votato no… Quanto ha influito questo?

R. -  L’attentato di ieri secondo me non è tanto legato a questo plebiscito, anche perché se ha vinto il no non è stata la comunità cristiana a determinare il sì o il no perché i cristiani sono così pochi che non hanno una voce in una votazione dal punto di vista numerico. Credo che questi gruppi che purtroppo esistono e che più volte hanno creato difficoltà soprattutto ai cristiani adesso hanno approfittato di questo momento di confusione e disorientamento per fare quest’atto.

Lei si occupa di dialogo interreligioso nelle Filippine, quali saranno le conseguenze di questo attentato?

R.  – Adesso c’è una riflessione perché sono diverse cose ma a mio avviso dobbiamo invitare i leader musulmani a collaborare cercare di fermare questi gruppi… Adesso ci sono diverse speculazioni, chi paga, chi è dietro, come al solito si dicono tante cose… Però la realtà è che ci sono questi gruppi che sono reali e che in qualche modo mettono in difficoltà la comunità musulmana perché alla fine la maggioranza dei musulmani vorrebbe la pace però ci sono questi gruppi che si muovono in una certa direzione… Da parte mia, da parte nostra invitiamo la gente a essere calma a non farsi prendere da quei sentimenti di tristezza…

Anche i vescovi delle Filippine in una nota hanno condannato l’attacco e invitato al dialogo…

R. -  Proprio due giorni fa ero a Manila con i vescovi a parlare di queste cose, come fare perché il prossimo anno sarà qui nelle Filippine l’anno del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo. Quest’anno è l’anno dei giovani… Questo in preparazione a quello che nel 2021 si celebra qui: i 500 anni del cristianesimo nelle filippine. Quindi c’è questo cammino. Mentre si fanno questi bei piani di dialogo, di incontri, purtroppo è successo questo a Jolo e siamo qui a guardarci attorno… Oggi ho sentito che le vittime e i feriti non si contano più… Domani andrò a vedere nei vari ospedali in segno di solidarietà.

Ascolta l'intervista a padre Sebastiano D'Ambra sull'attentato a Jolo

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28 gennaio 2019, 12:52