Scrutinio del voto in un seggio in Congo Scrutinio del voto in un seggio in Congo  

Congo: rinviato l’annuncio dei risultati delle elezioni

La Commissione elettorale ha rinviato la proclamazione del vincitore delle presidenziali, senza indicare alcuna data. Intanto, il candidato vicino al presidente uscente Kabila rivendica la vittoria mentre Papa Francesco, nel discorso odierno al corpo diplomatico, ha detto che segue con speciale attenzione l’evolversi della situazione.

Marco Guerra – Città del Vaticano

Restano ancora senza alcun vincitore le elezioni presidenziali e politiche tenutesi nella Repubblica Democratica del Congo lo scorso 30 dicembre. Dopo le operazioni di voto, la Commissione elettorale (Ceni) aveva detto che avrebbe diffuso i primi risultati provvisori domenica 6 gennaio, tuttavia ieri il Governo congolese ha rinviato a data da destinarsi la pubblicazione di questi dati, alimentando così i sospetti che il presidente uscente Joseph Kabila voglia aggrapparsi al potere.

Il Papa auspica la riconciliazione

“Il rispetto del risultato elettorale è fattore determinante per una pace sostenibile”, parlando questa mattina al corpo diplomatico, Papa Francesco ha ricordato l’importanza delle presidenziali svoltesi in Congo. Il Pontefice ha quindi auspicato che “il Paese possa ritrovare la riconciliazione che da tempo attende e intraprendere un deciso cammino verso lo sviluppo, ponendo fine al persistente stato di insicurezza che interessa milioni di persone, tra cui molti bambini”.

Scrutinato il 53% delle schede

Dal canto loro i funzionari della Ceni hanno fatto sapere che è stato scrutinato il 53% delle schede e che non sarà rilasciata alcuna informazione fino al completamento dello spoglio. "Gestiamo dati sensibili e dobbiamo gestirli in modo responsabile”: ha detto Corneille Nangaa, capo della Commissione elettorale. “Siamo consapevoli che questo processo è sempre stato circondato da diffidenza", ha aggiunto Nangaa riferendosi ai richiami alla trasparenza fatti dalla Conferenza episcopale congolese (Cenco), dall'Unione Africana, dagli Stati Uniti e da altre diplomazie che premono per la pubblicazione dei risultati.

Il candidato di Kabila reclama la vittoria

In questa atmosfera di incertezza si registrano le dichiarazioni di Emmanuel Ramazani Shadary, candidato presidente legato al capo di Stato Kabila, che ha rgià eclamato la vittoria nelle elezioni. "Abbiamo indicazioni univoche che indicano chiaramente la vittoria di Shadary nelle elezioni presidenziali del 30 dicembre 2018",  ha detto ieri il suo portavoce, Aime Kilolo, in una conferenza stampa nella capitale Kinshasa. Questa affermazione - ha aggiunto - si basa sui rapporti del Fronte comune per il Congo, una piattaforma elettorale guidata dall'attuale presidente Joseph Kabila. “Il nostro candidato è il vincitore”, ha proseguito, invitando la Commissione elettorale ad “assumersi la responsabilità e proclamare questi risultati”.

Il dopo Kabila

Queste elezioni sono considerate un momento di transizione cruciale per il Paese africano, dopo 18 anni di presidenza di Joseph Kabila, che ha 47 anni ed è al potere dal 2001,  anno nel quale subentrò al padre che venne assassinato. Lo stesso Kabila ha ritardato le elezioni di due anni. Per questo motivo la comunità internazionale guarda con attenzione a questo processo elettorale e ai relativi risultati.

Il monito dei vescovi

Nei giorni scorsi la Conferenza episcopale congolese ha dichiarato di conoscere il nome del vincitore delle elezioni presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo e ha chiesto alla Commissione elettorale (Ceni) di proclamare i risultati in "verità e giustizia".

I dati elaborati della missione della Cenco

L’appello dei vescovi è arrivato alla luce dei dati raccolti dalla missione di osservazione elettorale organizzata della stessa Cenco (Moe Jpc/Cenco). Per le elezioni legislative e presidenziali dello scorso 30 dicembre 2018, la missione della Conferenza episcopale ha inviato 1.026 osservatori a lungo termine in diverse città e territori e 40.000 osservatori a breve termine in tutti i centri di voto. Accreditati dalla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), tutti gli osservatori della Moe Jpc/Cenco sono stati dispiegati e hanno tutti inviato relazioni sullo stato di avanzamento delle varie operazioni.

Mons. Utembi: non vogliamo interferire

Intervistato da padre Jean-Pierre Bodjoko, della redazione Africa-francese della Radio Vaticana, mons. Marcel Utembi, arcivescovo di Kisangani e presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo, ha parlato del rapporto elaborato dalla missione della Cenco e della posizione della Chiesa rispetto al processo elettorale:

R. - Il nostro rapporto preliminare di osservazione elettorale ha dato delle informazioni generali e impersonali sullo svolgimento dello scrutinio elettorale. Nel rapporto non abbiamo citato nomi di persone e non abbiamo evocato nessuna cifra a favore di un uno specifico candidato. Queste informazioni generali quindi rientrano nelle responsabilità che abbiamo nei confronti di coloro che apprendono da noi delle informazioni affidabili, nella misura in cui siamo presenti a livello dell’informazione elettorale.

La popolazione, la società civile, e una grande parte della comunità internazionale, si affidano al vostro rapporto. Che pensate se la Commissione elettorale nazionale indipendente proclamasse un risultato contrario alle verità che voi avete?

R. – Noi non vogliamo interferire in nessun modo: la Commissione elettorale nazionale indipendente proclama i risultati. Questi esiti elettorali potranno essere rimessi in discussione o ancora potranno essere confermati sulla base degli elementi che un’altra forza o un altro gruppo, anche civile, possono possedere. Al nostro livello, penso che al momento opportuno la Cenco sarà chiamata a pesare i risultati e a prendere una posizione chiara. Se si tratta di qualcosa che è contrario alla verità per quanto riguarda il rapporto dell’osservatorio elettorale, noi diremo chiaramente che tali risultati non sono conformi alla verità delle urne. Se sono conformi, diremo tuttavia anche in questo caso la verità, confermando ciò che la Commissione avrà pubblicato.

Eccellenza, molto spesso chi è al potere utilizza la costituzione per difendersi… Intanto non c’è internet e la libertà di espressione  è imbavagliata , alcuni media, per esempio, sono chiusi… Cosa pensa di questa situazione? Non è come trovarsi in una prigione a cielo aperto?

R. - Certamente una politica di due pesi due misure non giusta. È una politica che favorisce chi è in posizione di forza, non è normale: è una repubblica, ma non è democrazia, e questo comportamento, questo modo di fare, per noi è deplorevole.

Si sospetta forse che i vescovi siano legati a un candidato … Questo può suscitare della collera contro i vescovi per tutto quello che possono fare: si è mal interpretato questo?

R. - Noi vescovi siamo dei pastori e il pastore è per i giusti, per chi è smarrito, per tutti... La preoccupazione dei vescovi è il bene del popolo congolese. Il popolo congolese ha affidato la sua sorte ai governanti, e quello che i vescovi chiedono ai governanti è di assicurare un buon governo.

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07 gennaio 2019, 10:46