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Migranti ospiti e operatori Auxilium del Cara di Castelnuovo di Porto Migranti ospiti e operatori Auxilium del Cara di Castelnuovo di Porto 

Chiude Cara di Castelnuovo, i migranti: giorno terribile

Tristezza, delusione e rabbia fra i migranti e gli operatori del Cara di Castelnuovo di Porto che si avvia a chiudere i battenti. Per Chiorazzo (cooperativa Auxilium) i trasferimenti, avvenuti con metodi quasi punitivi, non portano risparmi nei servizi ai migranti

Fabio Colagrande - Castelnuovo di Porto

Termineranno entro giovedì 31 gennaio i trasferimenti nei Centri di assistenza straordinaria (Cas) della regione Lazio dei 222 migranti ancora ospitati dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, vicino Roma. In quella data scade infatti la proroga relativa alla gestione dei servizi di accoglienza che dal 2014 erano affidati alla Cooperativa Auxilium. La scorsa settimana il Ministero dell’Interno aveva già disposto il trasferimento dei primi 305 ospiti, tenendo conto della mancata formalizzazione del contratto di affitto con l’Inail che aveva portato alla sospensione della procedura di gara per la gestione dei servizi.

Integrazione interrotta

Nel Centro che pian piano si sta vuotando, fra i migranti in partenza e i 120 operatori della cooperativa, si respira tristezza, delusione e rabbia. Per i primi s’interrompe improvvisamente un percorso già avviato di integrazione sul territorio, fatto - tra l’altro - di assistenza piscologica, insegnamento dell’italiano e avviamento al lavoro, e ricomincia il viaggio nella paura e nell’incertezza. Per i secondi c’è la perdita del lavoro oltre alla frustrazione di veder sprecati gli sforzi di questi anni e sfumata un’esperienza umana in cui erano soprattutto loro ad apprendere qualcosa dai migranti.

Una pagina nera per l’Italia

Angelo Chiorazzo, fondatore di Auxilium, è anche severo sul modo in cui sono stati gestiti i primi trasferimenti. “È stata una pagina nera nella storia di questo Paese”, spiega ai microfoni di Radio Vaticana Italia. “È sembrato un trasferimento punitivo. In meno di 48 ore gli ospiti sono stati sradicati, costretti ad interrompere importanti rapporti intessuti in questi anni sul territorio, senza sapere neanche dove erano diretti. Si pensi solo che la maggior parte di loro frequentavano la scuola pubblica”. “Grazie al senso di responsabilità dei nostri operatori siamo riusciti a gestire anche il trasferimento dei soggetti vulnerabili: malati di tumore, casi psichiatrici, mamme con neonati, vittime di tratta. Li abbiamo evidenziati in modo pressante al Ministero e alla Prefettura e abbiamo ottenuto una deroga. Alcuni sono stati accolti nelle case dei cittadini di Castelnuovo che hanno dato una grande prova di solidarietà”. Una scelta – spiega ancora Chiorazzo – che non ha portato a un risparmio sul costo dei servizi di accoglienza. “Qui al Cara la spesa pro capite per migrante era di 21,90 euro mentre nei Cas costeranno allo Stato 35 euro”.

Ascolta l'intervista a Angelo Chiorazzo

Un Centro ‘modello’

Il fondatore della cooperativa risponde poi così a chi ha parlato invece di illegalità nella gestione del Centro: “Su questo bisogna fare chiarezza: se ci si riferisce alla mancanza di un contratto regolare fra Ministero e Inail, rilevata dall’Anac, la cosa non ci riguarda. Per quanto riguarda i servizi chiunque parli di mancanze è in malafede”. “Questo è un centro - spiega Chiorazzo – che ha fatto scuola per l’accoglienza dei migranti, in Italia e non solo. Qui abbiamo una squadra di professionisti - che va dai medici, agli infermieri, agli psicologi, agli assistenti sociali, agli avvocati, agli insegnanti di lingua, i mediatori culturali ecc.. – che hanno fatto un lavoro egregio, straordinario, riconosciuto da tutti, in primis dal Viminale che ha sempre considerato questo Centro un fiore all’occhiello, per i servizi”.

La visita del Papa il ricordo più bello

Al primo piano dell’edificio centrale, anche nelle ore della smobilitazione, resta intatta, con il mobilio di quel giorno, la stanza che ospitò Papa Francesco il Giovedì Santo del 2016, quando celebrò la Messa ‘in coena domini’ al Cara di Castelnuovo. “La visita del Papa è stata la cosa più bella che ci è capitata in questi anni. Una giornata indimenticabile per tutti”, spiega Chiorazzo. “Al termine della celebrazione Francesco salutò uno per uno gli 800 migranti e i 150 operatori presenti. E regalo a ogni ospite una somma di denaro e una lettera di auguri per il loro futuro. E in questi anni il Santo Padre si è fatto presente più volte con gesti di affetto”.

‘Qui avevamo una famiglia’

Tra gli ospiti che ancora non conoscono la loro destinazione c’è Ansou Cissè, senegalese, centravanti della Castelnuovese e socio onorario della società podistica Athletica Vaticana. “È una decisione incredibile che ci ha sorpreso tanto”, commenta. “Qui a Castelnuovo svolgiamo tante attività, abbiamo buoni rapporti con i ragazzi del paese con cui condividiamo la scuola, giochiamo a calcio”. “Ringrazio Dio di essere capitato qui in questo Cara. Qui hanno dato a me e tanti altri ragazzi l’opportunità di realizzare i nostri sogni nella vita quotidiana”. È in partenza anche Anthony Ehikwe, nigeriano: in questi anni ha aiutato come ‘sagrestano’ volontario il parroco della chiesa locale di Santa Lucia, don Josè Manuel Torres. “Per noi – spiega – è un giorno terribile: qui eravamo integrati, vedevamo rispettato l’invito che fa spesso il Papa: accogliere, proteggere, integrare e promuovere. Ora non sappiamo dove andremo, mentre qui, sia al Cara che a Castelnuovo, avevamo una famiglia”.

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29 gennaio 2019, 15:32