Un'immagine dell'Etna vista da Palmi (Reggio Calabria), venerdì 28 dicembre Un'immagine dell'Etna vista da Palmi (Reggio Calabria), venerdì 28 dicembre 

Terremoto in Sicilia. Il geotecnico: strutture inadeguate al rischio sismico

A pochi giorni di distanza dal terremoto provocato dall'Etna, un esperto denuncia: strutture troppo vecchie, adeguarle ai nuovi criteri anti-simici. Per Francesco Castelli, geotecnico, se le scosse di terremoto fossero di intensità maggiore ci potrebbe essere una strage

Federico Piana - Città del Vaticano

La speranza ancora non l’ha persa, Francesco Castelli, unico docente siciliano di geotecnica all’università Kore di Enna. Nonostante siano anni che ripete, senza successo, come sia necessario, anzi urgentissimo, adeguare le strutture delle città a rischio sismico ai nuovi criteri di sicurezza conosciuti da tempo, continua a scrivere e a dire sempre le stesse cose. E proprio quando l’Etna ha gettato nel panico la provincia di Catania con scosse che hanno squassato case e chiese, non esita a ripetere: “Anche se le cause degli eventi di questi giorni sono naturali, la vetustà del patrimonio edilizio esistente genererebbe effetti disastrosi se le scosse fossero di intensità maggiore. Per capirci, come quelle del cosiddetto Big One”.

In tutte le città occorre adeguare palazzi e infrastrutture

In questo caso il professore fa riferimento a Catania, che conosce bene. Ma l’esempio, purtroppo, calza a pennello con l’80% delle città italiane a rischio sismico medio –alto. Palazzi, case, infrastrutture che andrebbero completamente rimesse a norma secondo criteri che la scienza delle costruzioni conosce già da un bel po’. Basterebbe applicarli. “Il problema non sta soltanto nella significativa sismicità del territorio della Sicilia orientale, legata proprio al vulcanismo attivo dell’Etna e delle isole Eolie, ma nella vulnerabilità delle strutture e delle infrastrutture”, ammonisce il professor Castelli. Che rincara la dose: questa non è solo una priorità della Sicilia ma di tutto il Paese.

Appello al governo affinché preveda un piano strutturale

Purtroppo né in campagna elettorale né con la recente manovra economica, l’attuale governo ha posto come obiettivo una sorta di piano per l’adeguamento strutturale. Il professor Castelli lo sottolinea ricordando però come “in passato qualcosa era stato fatto con politiche che sono andate in questa direzione: per esempio il sisma bonus che permetteva ai proprietari di casa di ristrutturare ottenendo degli sgravi fiscali”. Situazione ancora più grave è quella delle infrastrutture pubbliche. “La gran parte di quelle che si trovano nel nostro Paese – spiega il professor Castelli - risalgono ad un’epoca di costruzione in cui le conoscenze tecniche erano limitate rispetto a quelle di oggi, il che vuol dire che sono completamente da rifare. Se si dovesse verificare un evento sismico su una infrastruttura di questo tipo, mi chiedo: cosa potrebbe capitare? “. Una strage! 

Ascolta l'intervista al prof. Francesco Castelli

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30 dicembre 2018, 09:00