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Teatro di Roma, in scena al “Bambino Gesù”, regala un sorriso

Tre attori e un regista portano l’allegria del teatro con “Sussi e Biribissi” di Collodi Nipote, una replica a Palidoro ha reso felici i piccoli pazienti, il 19 appuntamento nella sede romana

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

“È la platea più importante per la quale io abbia mai recitato”, non nasconde l’emozione Anna Chiara Colombo, dopo aver interpretato il Gatto Buricchio di fronte ai bambini ricoverati nella sede di Palidoro dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”. “Sussi e Biribissi. Storia di un viaggio al centro della Terra”, dal romanzo di Collodi Nipote, con la regia di Giacomo Bisordi, è un regalo di Natale che il Teatro di Roma ha voluto portare ai piccoli degenti, spesso in lotta con malattie difficili. Ma alla fine della recita non si sapeva bene chi avesse ricevuto il dono più gradito. I bambini erano felicissimi, gli attori almeno altrettanto. “È in occasioni come queste che credo si trovi maggiormente il senso del fare teatro”, Giacomo Bisordi non ha dubbi, Sussi, Paolo Minnieli, e Biribissi, Duilio Paciello, gli fanno eco.

Una storia per affrontare la realtà

Sussi e Biribissi sono amici e compagni di classe. Quando la maestra chiede loro le tabelline non sono molto pronti nella risposta, si lasciano piuttosto suggerire dalla platea dei piccoli pazienti, tra cui alcuni si dimostrano preparatissimi. I due amici coltivano però una grande passione: i romanzi di Giulio Verne. Così si lasciano ispirare e decidono di tentare un viaggio al centro della terra. Il saggio gatto parlante Buricchio, che pure li deride, sceglie di partire insieme a loro. La spedizione diventa in realtà una peripezia nelle fogne di Firenze, dove i due ragazzi si perdono. Qui inizia il cambiamento e un viaggio diverso, quello verso casa e verso la maturità, che dà il giusto spazio ai sogni e alle illusioni.

Se la ludoteca diventa un teatro

“Per noi è sempre una grande gioia accogliere questi eventi nelle ludoteche, perché portano veramente una ventata di fantasia qui in ospedale”, osserva Teresa Triglia, educatrice professionale della ludoteca “Il castello di sogni” del “Bambino Gesù” di Palidoro.
“Il teatro – spiega don Felice, cappellano della sede di Palidoro – fa parte della terapia di recupero per i bambini. Pensiamo ai pazienti del reparto di neurologia, che dal lunedì al sabato fanno fisioterapia e logoterapia. Oggi questa rappresentazione mi è sembrata un complemento di queste attività. È bello vedere i bambini allegri, entusiasti”. Nel periodo di Natale, precisa don Felice, possono svolgersi anche due o tre eventi al giorno, legati al teatro, alla musica, allo sport. “Chi viene a volte ha una lacrima di sorriso, di emozione, o anche di tristezza, perché non è abituato a vedere un bambino ammalato”, conclude il cappellano, che racconta di confrontarsi spesso con la disperazione, ma anche con la santità dei genitori.

Il gioco della fantasia

Per un’ora i bambini a Palidoro hanno dimenticato sondini, sedie a rotelle, gessi, medicazioni e si sono lasciati coinvolgere dai tre attori, che hanno saputo adattare lo spettacolo – in scena al Teatro Argentina – in uno spazio del tutto diverso. Persino il regista si è messo in gioco e ha preso la parte del narratore, che nell’allestimento ordinario è affidata a una voce registrata. Insieme al gatto Buricchio e ai protagonisti ha scherzato con i giovani spettatori, che hanno ricambiato la simpatia. “A teatro ci sono i cuori in platea e ci sono i cuori degli attori”, ha osservato don Felice, che, pronto nel sottolineare l’umanità e la fratellanza di cui il teatro è capace, ha coinvolto tutti – attori, spettatori e genitori – in una preghiera di ringraziamento. Perché se il sorriso è un dono per ciascuno, il sorriso di un bambino ammalato è un dono inestimabile.

 

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18 dicembre 2018, 10:06