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Sede elettorale a Kinshasa Sede elettorale a Kinshasa  

RDC al voto. Touadi: attenzione al valore della democrazia

Domenica 30 dicembre i cittadini della Repubblica Democratica del Congo sono chiamati alle urne per le elezioni generali, previste inizialmente per il 23 dicembre. Il mandato del presidente Kabila è terminato due anni fa, ma ha potuto mantenere il potere grazie ad una clausola costituzionale

Andrea De Angelis – Città del Vaticano


Attesa difficile per il voto di questa domenica: numerose le proteste in tutto il Paese contro il governo attuale, alcune delle quali particolarmente violente. Più della metà delle macchine per il voto elettronico necessarie alla capitale, Kinshasa, sono state distrutte questo mese. Peggiore la situazione nella città del nord-est di Beni, dove le forze di sicurezza hanno usato armi da fuoco e lacrimogeni contro i manifestanti che stavano protestando contro la loro esclusione dalle elezioni presidenziali. La commissione elettorale infatti ha deciso di posticipare a marzo 2019 il voto a Beni e Butembo a causa degli scontri interetnici e dell’epidemia di ebola che ha colpito la zona. Sia l’opposizione che la conferenza episcopale hanno però letto tale decisione come una mossa politica per indebolire il candidato Shadary, principale avversario di Kabila.

L’idea che chi organizza le elezioni debba vincerle


“Dietro a tutte queste manovra c’è un’idea di democrazia sbagliata, ovvero che chi organizza le elezioni debba vincerle. Si tratta di una lettura della democrazia singolare, a maggior ragione se si pensa che il mandato di Kabila è scaduto nel dicembre 2016”. A dirlo a Radio Vaticana Italia è Jean-Léonard Touadi, politico, accademico, scrittore e giornalista italiano, originario della Repubblica del Congo.

Ascolta l'intervista a Jean-Léonard Touadi

Il rinvio del voto a Beni e Butembo

Le motivazioni alla base del rinvio del voto in alcune zone del Paese, ovvero gli scontri interetnici e l’epidemia di Ebola, secondo Touadi non sono verosimili. “Questo vale per qualunque regione o provincia della Repubblica Democratica del Congo, l’ebola imperversa e le violenze – afferma – sono pane quotidiano in tutto il territorio”. Parole queste che avvalorano i sospetti che si tratti di una decisione politica per indebolire gli altri candidati. Secondo Touadi il vero problema è la spirale di violenza che potrebbe seguire il voto. “Già l’anno scorso – ricorda – senza l’intervento dei vescovi il Paese sarebbe caduto nelle violenze”.

Ripercussioni per i Paesi vicini

“Viste le dimensioni della Repubblica Democratica del Congo – dice ancora Touadi – c’è una grande preoccupazione nei Paesi vicini”. Non solo in termini di profughi, visto che “ad essere minacciati sono gli equilibri economici di una intera area”. Ma in che modo possono gli altri presidenti, che hanno auspicato nei giorni scorsi elezioni libere e trasparenti, incidere sugli equilibri interni di Kinshasa? Secondo Touadi ben poco. “Dal Congo all’Uganda, fino al Ruanda – spiega – vi è una situazione democratica simile a quello del Paese guidato da Kabila, dunque da quali pulpiti possono venire lezioni di democrazia? Non certo da questi”.

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29 dicembre 2018, 10:25