Cerca

Macerie di un villaggio nella provincia di Banten Macerie di un villaggio nella provincia di Banten  

Indonesia: si aggrava il bilancio dello tsunami, oltre 350 morti

Resta l’allerta nelle zone costiere colpite del maremoto mentre i soccorsi continuano a scavare tra le macerie alla ricerca di superstiti. Polemiche per il mancato funzionamento del sistema d’allarme

Marco Guerra – Città del Vaticano

È salito ad oltre 350 morti e più di mille feriti il bilancio delle vittime dello tsunami che si è abbattuto sulle coste dell’Indonesia attorno allo stretto di Sonda, nella tarda serata di sabato scorso. Intanto i soccorsi, animati da militari e volontari, proseguono la corsa contro il tempo alla ricerca di sopravvissuti, setacciando tra i detriti sulle spiagge e tra i villaggi distrutti.

Decine di dispersi

Il numero delle vittime potrebbe ancora aumentare dal momento che si contano decine di dispersi nelle zone più devastate lungo le coste occidentali dell’isola di Giava e le isole meridionali di Sumatra. L’Associazione medica indonesiana riferisce di aver inviato molti medici e forniture ospedaliere per la cura dei feriti, la maggior parte dei quali sono turisti interni che frequentavano le spiagge nel weekend prima di Natale.

L’appello del Papa

“Il mio pensiero va, in questo momento, alle popolazioni dell’Indonesia, colpite da violente calamità naturali, che hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali”. Ieri al termine della preghiera dell’Angelus il Papa ha rivolto la sua attenzione alle vittime del violento Tsunami e ha invitato tutti ad unirsi nella preghiera per le vittime e i loro cari. Francesco e si è detto “spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro sofferenza”. “Faccio appello - ha detto ancora - perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale”.

Il vulcano continua ad eruttare

L'agenzia meteorologica indonesiana ha confermato il crollo di una parte di Anak Krakatau (Il figlio del Krakatoa), il vulcano a metà strada tra Java e Sumatra, che ha causato uno tsunami alto 2-3 metri. L’Anak Krakatau era attivo da diversi mesi e sembra che oltre 64 ettari di lava prodotta in questo periodo siano collassati sul lato sud-ovest. Il vulcano continua ad eruttare e autorità indonesiane hanno invitato anche oggi la popolazione e i turisti a stare lontani dalle spiagge nel timore che possa verificarsi una seconda devastante onda di tsunami. Nel frattempo si contano almeno 600 le abitazioni distrutte, 9 hotel severamente danneggiati, e quasi 12.000 sfollati.

Il sistema d’allarme

Ed è polemica per il mancato funzionamento del sistema d’allarme. Nelle zone devastate dallo tsunami il dispositivo "non è operativo dal 2012", a causa della scarsità di fondi, atti di vandalismo e problemi tecnici. Lo ha rivelato il portavoce dell'agenzia per la gestione dei disastri, Sutopo Purwo Nugroho. È stato inoltre reso noto che il maremoto ha colpito le spiagge 24 minuti dopo l'eruzione del vulcano che lo avrebbe scatenato.

Caritas Indonesia in prima linea

Caritas Indonesia si è immediatamente attivata attraverso i team di emergenza della diocesi di riferimento: la diocesi di Bogor sull’isola di Giava e la diocesi di Tanjung Karan sull’isola di Sumatra. Padre Ignatius Swasono, direttore ad interim di Caritas Indonesia, ha lanciato un appello "a tutti gli uomini e le donne di buona volontà” ad aiutare le popolazioni colpite.  "Molti volontari stanno già lavorando e andando verso l'area dello Tsunami. Da ieri l'ospedale cattolico di Cilegon Serang è aperto, a servizio delle comunità, per  tutte le persone che hanno bisogno di aiuto'', ha spiegato padre Swasono.

Amigoni (Caritas): servono cibo e medicinali

Intervistato da Luca Collodi a Radio Vaticana Italia Matteo Amigoni, referente di Caritas italiana in Indonesia, ha spiegato quali sono i principali bisogni delle popolazioni colpite dallo tsunami:

ascolta e scarica l'intervista a Matteo Amigoni

 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

24 dicembre 2018, 11:50