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Centro di transito per migranti in Niger Centro di transito per migranti in Niger  

Appello di Croce Rossa: Global Compact tuteli i minori non accompagnati

In vista della conferenza di Marrakech sul Global compact sull’immigrazione, la Federazione internazionale della Croce Rossa ha pubblicato un rapporto sugli abusi e le violenze ai danni dei bambini non accompagnati che viaggiano lungo le rotte migratorie. Oltre 300.000 i minori in transito solo nel 2017.

Marco Guerra – Città del Vaticano

Migliaia di bambini non accompagnati e separati dalle loro famiglie sono quotidianamente a rischio di violenza sessuale lungo le rotte migratorie mondiali, l’allarme è stato lanciato dalla Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) nel report dal titolo “Soli e insicuri”, diffuso in questi giorni per sensibilizzare i governi che si riuniranno a Marrakech, in Marocco, dal 9 all’11 dicembre, per discutere ed adottare il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare (9-11 dicembre).

In aumento i bambini non accompagnati

Il documento prodotto dalla Croce Rossa evidenzia che il numero di bambini in movimento, compresi quelli che viaggiano da soli, è cresciuto in modo sostanziale e allarmante nell'ultimo decennio. Nel 2017, è stato stimato che almeno 300.000 bambini migranti non accompagnati e separati erano in transito in 80 Paesi , un aumento di cinque volte rispetto a cinque anni prima. Tuttavia, sottolinea ancora il documento, il numero di bambini che migrano da soli in tutto il mondo in questo momento è probabilmente molto più alto.

Minori ad alto rischio di abusi sessuali

Gli operatori della Croce Rossa sul campo hanno osservato che i bambini in movimento “sono facili prede di abusanti, sfruttatori e trafficanti e la loro vulnerabilità li pone a livelli elevati”. Bambini e bambine in transito da soli sono ad altissimo rischio di essere aggrediti, abusati sessualmente, stuprati e trafficati a fini di sfruttamento sessuale o costretti a quello che il rapporto definisce "sesso di sopravvivenza".

La necessità di personale specializzato

La Croce Rossa denuncia inoltre la scarsità “di fornitori di servizi sanitari e psicosociali in prima linea”. Per questo motivo esorta tutti i governi e le organizzazioni internazionali a formare personale specializzato nel sostegno dei minori non accompagnati. Lo studio si basa su interviste a specialisti di diverse agenzie umanitarie e sull’esperienza di volontari e personale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa in Benin, Ecuador, Etiopia, Guatemala, Indonesia e Zimbabwe.

Le spose bambine

Un altro fenomeno drammatico è quello dei matrimoni tra bambini rifugiati siriani nei campi di accoglienza in Turchia. La Croce Rossa è presente in maniera capillare in queste aree per proteggere le ragazze a rischio. Quando è previsto un matrimonio, ma la ragazza non è ancora sposata, la Mezzaluna Rossa organizza incontri con la bambina e con la sua famiglia per spiegare l'impatto del matrimonio minorile sulla vita del bambino, il suo sviluppo, la sua salute e il suo benessere.

Per fare il punto sulle misure più urgenti da adottare e le iniziative da compiere anche in seno al Global Compact, abbiamo ha intervistato il presidente della Federazione Internazionale della Croce Ross, Francesco Rocca:

Ascolta l'intervista a Rocca

Abbiamo voluto accendere i riflettori su uno dei gruppi più vulnerabili, quello dei minori, dei bambini, all’interno di questo ampio fenomeno della migrazione. Quindi per Marrakech abbiamo pensato che era importante produrre anche un documento sulla base dei numeri che sono estremamente inquietanti: nel 2017, sono oltre 300mila i minori, i bambini, che hanno viaggiato soli, insicuri, non accompagnati; è un numero che è cinque volte superiore rispetto a quello del 2012. Purtroppo la sensazione è che nel 2018 questo numero sia anche cresciuto. Quindi è evidente che è necessario porre un’attenzione sui minori – vista la loro fragilità, la loro condizione – assolutamente maggiore rispetto alla loro protezione.

Il rapporto pone molto l’accento sul rischio che questi bambini corrono di essere abusati sessualmente …

Questo è quello che emerge dalle nostre verifiche, da ciò che abbiamo potuto verificare attraverso incontri, studi … E non è un rischio: purtroppo, è una certezza. Pensi che soltanto con riferimento ad un’analisi che abbiamo fatto nel Centro America, quasi il settanta percento dei minori che hanno tentato di raggiungere il confine con gli Stati Uniti, è stato vittima di violenza o tentativi di violenza sessuale, per non parlare poi di altri tipi di violenza: violenze fisiche, psicologiche … Sono minori soli e sono esposti a tutto. Tra l’altro – e aggiungo questo che è importante – tutti pensavano alla Carovana come fosse una sorta di dimostrazione politica. In realtà questo viaggiare insieme, questo fenomeno che si è verificato nelle ultime settimane, era più che altro per proteggersi reciprocamente, proprio perché quella è una delle rotte più pericolose che i migranti percorrono.

A tal proposito, quali sono le aree più a rischio sulle rotte mondiali dei migranti?

R. - Sicuramente quella che ho appena menzionato, cioè il Centro America. Poi è ovvio che ci sono altri Paesi;  l’Africa è un’altra delle zone in cui i minori sono spesso abusati, anche se abbiamo numeri leggermente inferiori rispetto a quelli del Centro America. Personalmente anche come esperienza che ho vissuto sul campo visitando Agadez in Niger (crocevia delle rotte migratorie ndr), ho visto delle giovanissime ragazze che sono costrette a vendersi per tre dollari a cliente in queste “case chiuse” che ormai sono sorte ad Agadez come funghi negli ultimi anni per pagarsi il viaggio per verso l’Europa. Sono tutte ragazze giovanissime.

Un altro tema molto importante è la separazione dalle loro famiglie, quindi si chiede di facilitare i ricongiungimenti?

R. - Il ricongiungimento famigliare è ovviamente una priorità assoluta ed è una cosa che noi chiediamo a tutti i governi. Ma c’è soltanto la separazione forzata dovuta a forme di detenzione separata; purtroppo molti minori cominciano il viaggio da soli perché nel loro Paese sono rimasti tali e a causa delle violenze sono stai forzati comunque ad andar via. E questo, impone comunque a tutti i Paesi a tutta la comunità internazionale di fare in modo che per questi minori ci siano dei canali di protezione superiori rispetto alle altre categorie che affrontano il viaggio.

Voi individuate alcune misure, alcune iniziative per aiutare questi bambini, compreso quello di formare personale specializzato per la cura psicologica …

R. - Su questo c’è una lettura di fondo. Specialmente nei Paesi occidentali pensiamo che gli standard siano simili. In realtà in molti Paesi c’è bisogno di investire sulla professionalizzazione degli operatori, di quelli frontiera, delle forze dell’ordine per individuare o saper individuare prontamente quali sono queste categorie, saperle intercettare, saper dialogare con loro perché possano essere protette e messe in condizione  di vivere davvero la loro infanzia in maniera serena, quindi attivando tutti i canali per il ricongiungimento famigliare o canali di protezione più tradizionali. Però è estremamente significativo il fatto che questa è una delle mancanze che noi abbiamo visto, purtroppo, in molte delle rotte che i migranti fanno. È ovvio che comunque la comunità internazionale deve fare uno sforzo in più per garantire loro degli spazi sicuri.

Quindi cosa chiedere ti concreto ai governi in vista della riunione di Marrakech?

R. - Di aver un sguardo di attenzione particolare sui minori, di creare degli spazi sicuri, di investire sulla formazione del personale che quotidianamente si occupa dei fenomeni migratori, quelli che noi chiamiamo i “safe point”, punti di ascolto di accoglienza dove i minori i ragazzi possano essere trattati e ascoltati secondo quelli che sono i loro reali bisogni.

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06 dicembre 2018, 14:05