Il marito di Asia Bibi Il marito di Asia Bibi 

La famiglia di Asia Bibi vive nascosta e chiede aiuto all'Italia

"Solo ieri siamo riusciti a contattarli e abbiamo parlato per circa 10 minuti". Il racconto della telefonata tra il marito di Asia Bibi e il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia. La donna, assolta dalla Corte Suprema con la falsa accusa di blasfemia, è ancora in carcere e la sua famiglia vive nascosta. Per i maggiori leader musulmani pakistani, la donna è innocente e difendono la decisione dei giudici

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

"Faccio appello al Governo italiano affinché aiuti me e la mia famiglia ad uscire dal Pakistan". È il drammatico appello al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) di Ashiq Masih, marito di Asia Bibi. Mentre la donna resta ancora in carcere in attesa della registrazione della sentenza di assoluzione, la famiglia vive nella paura. 

La telefonata 

"Ci siamo sentiti ieri sera: provavamo da alcuni giorni a contattarlo - ci racconta Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia - Purtroppo, come già saprete, le utenze telefoniche non sono più quelle di un tempo per ragioni di sicurezza e di opportunità, chiaramente. Vivono nascosti, in una zona marginale del Pakistan, non contano su reti di particolare complicità e collaborazione: ecco perché lui ci sottolineava come hanno timore e difficoltà anche a procurarsi il cibo perché già è un problema per i cristiani".

Ascolta l'intervista al direttore di Acs Italia

"Per quattro giorni - ha proseguito il direttore -  tutti i cristiani sono rimasti chiusi in casa nelle principali città del Pakistan; solo da ieri alcuni hanno incominciato ad uscire. Quindi, la situazione era di oggettivo terrore. Aiuto alla Chiesa che soffre ha dato loro ogni tipo, sottolineo: ogni tipo, di potenziale e necessario supporto, da ogni punto di vista. Tuttavia, è l’attività diplomatica non solo di una fondazione pontificia quale lo è Aiuto alla Chiesa che soffre, ma innanzitutto dei governi nazionali e delle istituzioni sovrannazionali, che in questo momento deve agire. Non riesco veramente a immaginare - conclude Monteduro -  se non c’è una forte, concreta volontà politica cosa possa significare per Asia Bibi uscire dal carcere in queste condizioni".

La famiglia di Asia Bibi vive nascosta in un luogo sicuro

Le proteste dei fondamentalisti, che continuano a chiedere che Asia venga giustiziata, hanno costretto i familiari della donna a rimanere chiusi in casa in un luogo sicuro. Nei giorni scorsi anche l’avvocato difensore di Asia, Saif ul-Malook è stato costretto ad andare all’estero. «Siamo estremamente preoccupati perché la nostra vita in pericolo – dichiara l’uomo ad Acs – Non abbiamo neanche più da mangiare perché non possiamo uscire a comprarlo».

Invito alla comunità internazionale a mantenere alta l’attenzione sul caso di Asia

Ashiq chiede dunque asilo al governo italiano e soprattutto un aiuto a lasciare il Paese. Al contempo l’uomo invita i media e la comunità internazionale a mantenere alta l’attenzione sul caso di Asia. "È stata proprio questa attenzione a tenerla in vita finora. E ringrazio in particolare Aiuto alla Chiesa che Soffre che, invitandoci al proprio evento del Colosseo rosso, ci ha offerto l’opportunità di parlare al mondo". (M.P. - Acs)

Leader musulmani pakistan in difesa della decisione della Corte Suprema di assolvere Asia Bibi

All’Agenzia Fides alcuni leader musulmani pakistani difendono la decisione della Corte Suprema che ha assolto Asia Bibi. "Nessuno può tollerare una bestemmia contro il Profeta Maometto e siamo pronti a sacrificare le nostre vite per lui” afferma il Mufti Akeel Pirzada, presidente del "Consiglio degli Ulema per la Pace" impegnato per costruire l'armonia interreligiosa in Pakistan. “Ma come potrebbe mai la Corte punire un imputato quando vi sono solide prove sulla sua innocenza? La decisione della Corte Suprema del Pakistan di assolvere Asia Bibi è notevole e dà un messaggio a tutto il mondo: la giustizia esiste in Pakistan, per tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione, cultura o etnia". Dello stesso avviso il maulana Tariq Jameel, noto studioso e predicatore televisivo, che afferma: "Ho letto la sentenza e credo che Asia Bibi sia innocente. Non vi è alcuna ragione sensata per scendere in strada e protestare. Se fosse colpevole, anche io sarei sceso in strada, ma non lo è" . Accanto a lui altri ulema come Allama Muhammad Ahsan Siddiqui, fondatore e leader della "Interfaith Commission for Peace and Harmony" a Karachi, hanno diffuso simili pronunciamenti.

Ultimo aggiornamento 6 novembre ore 14:00

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06 novembre 2018, 09:54