Presentato in Vaticano il documentario “Sette testimoni per la Piccola Roma”

Anca Berlogea-Boariu racconta, con interviste e materiale storico, la testimonianza eroica della Chiesa greco-cattolica di Romania, unita a Roma dal 1700 e dichiarata fuori legge dal governo comunista nel 1948, per oltre 40 anni

Barbara Castelli – Città del Vaticano

Una storia di fedeltà e di amore a Cristo e alla sua Chiesa. In meno di un’ora, il documentario “Sette testimoni per la Piccola Roma”, di Anca Berlogea-Boariu, presenta le vite dei vescovi romeni morti in carcere, professando la propria fede senza esitazioni. E’ stata proprio la loro testimonianza a mantenere viva, pur nella clandestinità, la Chiesa greco-cattolica, nonostante il regime totalitario instaurato dopo la Seconda Guerra Mondiale. “I vecchi avranno dei sogni e i giovani faranno delle profezie”: con questo passo dell’Antico Testamento Papa Francesco ci ha aperto una nuova prospettiva sul passato, indicandoci “la giusta maniera per vivere questo tesoro della testimonianza della fede”. A raccontarlo, ai microfoni di Vatican News, è mons. Claudiu Lucian Pop, vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore e presidente della Commissione per la comunicazione. Il presule, subito dopo l’incontro con il Pontefice, in occasione della Visita ad Limina dei membri della Conferenza episcopale di Romania e di Moldova, è venuto nella sala della Filmoteca Vaticana dove è stata proiettata l’opera.

I sogni profetici dei martiri

“Noi abbiamo una memoria storica dei nostri martiri, del periodo della persecuzione – ha detto il vescovo Pop – certe volte, però, rischiamo di restare bloccati nel passato, perché abbiamo i loro esempi, ma, dall’altra parte, noi viviamo in un tempo diverso e dobbiamo sapere cosa fare con questo tesoro”. “Il messaggio centrale dei vescovi, dei sacerdoti, dei monaci e dei fedeli che hanno sofferto e hanno dato la vita per non perdere la comunione con il Santo Padre, per restare cattolici – ha proseguito – è il fatto che la fede è una cosa vitale”. Il cardinal Iuliu Hossu, infatti, ripeteva : “La nostra vita è la nostra fede o la nostra fede è la nostra vita”. “Le due parole sono interscambiabili”, ha spiegato il presule romeno, “nel senso che non potevano rinunciare alle fede senza rinunciare alla vita”. E questo rappresenta un messaggio “molto importante” soprattutto per i giovani di oggi, “perché hanno un passato, hanno un tesoro, hanno i sogni dei loro padri, della loro Chiesa, dei loro vescovi, ma devono trasformarli in profezia”. Anche se non di rado oggi taluni fanno apparire la vita come “banale”, in realtà, ha aggiunto mons. Claudiu Lucian Pop, così non è: “l’esempio dei nostri padri nella fede ci insegna che tutte le vite sono delle profezie”, “i vescovi martiri hanno trasformato la loro vita in profezia” e oggi noi dobbiamo fare “tesoro dei loro sogni”.

“Cristo ha avuto 12 apostoli e uno l’ha tradito. In Romania, il Papa ha avuto 12 vescovi e nessuno ha tradito l’unità della Chiesa. Pio XII”

Mons. Pop: dobbiamo custodire i sogni dei martiri

Basta depressione, la vita è gioia

I vescovi, che questa mattina hanno partecipato anche alla Messa celebrata da Papa Francesco a Santa Marta, sperano di poter presto accogliere il Successore di Pietro in Romania. “Pensiamo che una sua visita – ha detto il vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore – sarà un invito alla gioia”. “Troppo spesso oggi le società sono prese da una sorta di depressione, di tristezza – ha concluso – tutto sembra crisi e disperazione. Quello di cui c’è bisogno è unità e gioia”.

Mons. Pop: speriamo che il Papa venga in Romania

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

08 novembre 2018, 16:56