Il cardinale Dieudonné Nzapalainga Il cardinale Dieudonné Nzapalainga  

Centrafrica. L'arcivescovo di Bangui: intervenire per salvare i civili dalle violenze

Nel corso di una conferenza tenutasi questa mattina, il cardinale Nzapalainga ha parlato del suo recente viaggio nei luoghi del massacro ad Alindao. I vescovi hanno indetto una giornata di lutto per il 2 dicembre

Marco Guerra e Olivier Bonnel – Città del Vaticano

"Non possiamo rimanere in silenzio": è quanto dichiarato dall’arcivescovo di Bangui, il cardinale Dieudonné Nzapalainga che questa mattina ha incontrato i giornalisti nella capitale della Repubblica Centroafricana. Durante la conferenza stampa il porporato ha riferito del suo recente viaggio nella cittadina di Alindao, teatro del massacro avvenuto il 15 novembre e costato la vita a circa 60 persone.

La strage ad Alindao

La strage è stata compiuta dal gruppo armato dell'Unione per la pace nella Repubblica Centrafricana (UPC) che ha attaccato a colpi di arma da fuoco un gruppo di rifugiati, quasi tutti cristiani, accolti dalla diocesi di Alindao. Anche il vescovato della città è stato preso di mira, con l'uccisione di due sacerdoti.

Governo incapace di proteggere i civili

Per l'arcivescovo questa violenza è oggetto di un gruppo armato che agisce impunemente e terrorizza la popolazione. È inoltre grave l'incapacità delle autorità centrafricane e della comunità internazionale di proteggere i civili del Paese. Secondo il porporato, la situazione umanitaria in alcune parti del Paese è critica, con molti bambini che soffrono di malnutrizione. Come ha fatto più volte in passato, il cardinale Nzapalainga ha denunciato l'uso di questa violenza "all'interno e all'esterno del Paese" e ha interrogato la comunità internazionale sul destino delle popolazioni più vulnerabili.

Presente anche l’imam

All’incontro con la stampa, il cardinale Nzapalainga era accompagnato dall'imam di Bangui, Oumar Kobine Layama, con il quale, da diversi anni, viaggia per tutto il Paese per spiegare che la violenza in Africa Centrale non è di natura religiosa e non può essere giustificata in nome di Dio.

Una giornata di lutto il 2 dicembre

In un comunicato diffuso domenica, la Conferenza episcopale centroafricana (CECA) ha ricordato che la Costituzione del Paese del 30 marzo 2016 stabilisce nel suo primo articolo che "la persona umana è sacra e inviolabile" ed è tornata sugli ultimi sanguinosi attacchi a Bangui, Bambari, Batangafo e Alindao. I vescovi hanno quindi invitato tutti gli “uomini e donne di buona volontà, per solidarietà e rispetto della memoria delle vittime, di astenersi in segno di lutto dai festeggiamenti del 1 dicembre 2018”, giorno della festa nazionale. I presuli hanno inoltre indetto una giornata di "lamento e preghiera" per tutte le vittime dei massacri commessi nel Paese, che si terrà domenica 2 dicembre.

Nzapalainga: ci sono degli interessi economici in gioco

Olivier Bonnel, collega della redazione francese di Vatican News, ha raggiunto telefonicamente il cardinale Nzapalainga per un commento sulla situazione:

Attualmente è in corso un massacro di civili innocenti. Ecco perché volevo attirare l’attenzione della comunità nazionale e internazionale sul massacro: è una catastrofe umanitaria che si svolge sotto i nostri occhi. Ho visto dei bambini uscire dalla brousse vomitando: avevano bevuto dell’acqua contaminata e si sono ammalati. Dobbiamo velocemente dare l’allerta e intervenire per salvare, proteggere i bambini, le persone più deboli, le persone anziane, e dare la possibilità a tutti coloro che si trovano a Alindao semplicemente di seguire le loro occupazioni. Per quanto riguarda la protezione delle persone, in questo sia la comunità internazionale che il governo hanno fallito. Qui si tratta di un piccolo gruppo che tiene in ostaggio la maggior parte della popolazione. Ci sono degli interessi economici in gioco, degli interessi geopolitici. Molte persone rispondono anche agli appelli all’interno come all’esterno. Ma noi, in quanto religiosi, forti della speranza cristiana, crediamo che dobbiamo, sia ciò opportuno o no, bussare alla porta dei cuori dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, perché comprendano che i poveri, la loro vita, deve essere rispettata. E speriamo che la comunità internazionale vorrà sostenere le iniziative di pace, cosicché i centrafricani potranno vivere così, in pace, e considerarsi come dei fratelli.

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26 novembre 2018, 16:10