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Bernardo Bertolucci Bernardo Bertolucci 

Bertolucci: maestro di cinema attento alla spiritualità

Si è spento a Roma a 77 anni, Bernardo Bertolucci. Secondo Stefano Socci, docente di regia e storia del cinema, il regista parmense ha brillato per coerenza, attenzione alla storia e capacità di conciliare mercato e cinema d’autore

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

“Si tratta della scomparsa di un regista importante a livello internazionale, ma anche per il cinema italiano e per l’influenza che ha avuto su altri autori del nostro cinema. Un maestro riconosciuto, uno degli ultimi rappresentanti di una stagione particolare del cinema italiano che ha generato una serie di autori di cui lui era sicuramente il più rilevante. Un grande perdita”. Così, Stefano Socci, docente di regia e storia del cinema all’Accademia delle belle arti di Firenze, autore nel 1996 di una monografia dedicata al regista parmense, commenta la scomparsa di Bernardo Bertolucci.

Coerenza nella diversità

“Bertolucci è stato soprattutto sempre coerente con i suoi temi”, spiega Socci. “Nonostante l’inizio un po’ pasoliniano, e poi l’attraversamento di periodi molto diversi della storia italiana e del nostro cinema, in un modo o nell’altro, ha sempre saputo mantenere la sua coerenza e la fedeltà ad alcuni temi. Ad esempio: il mito, l’importanza della spiritualità e un occhio particolare ai rapporti tra il cinema e la pittura, come testimonia la sua collaborazione con Vittorio Storaro, che è stato direttore della fotografia nei suoi capolavori come ‘L’ultimo imperatore’ ed altri”.

Conciliò cinema d’autore e mercato

“La sua ricetta vincente - spiega ancora Stefano Socci - è stata la capacità di coniugare il cinema d’autore europeo con le grandi produzioni americane. Nonostante fosse stato fin da giovanissimo un esponente del cinema d’autore non ha mai trascurato i rapporti con il mercato e l’aspetto commerciale del cinema. Ha saputo sempre conciliare lo stile dell’autore con le necessità del mercato, realizzando grandi film spettacolari che pure conservano l’impronta indelebile dell’autore”.

Attento alla storia contemporanea

“Direi che ai giovani registi e autori italiani Bertolucci lascia una lezione particolare per quanto riguarda l’impegno nella riflessione sui temi importanti della storia contemporanea”, aggiunge il critico cinematografico. “Dunque un regista ‘impegnato’ non solo perché ha praticato, soprattutto all’inizio, un cinema sperimentale e innovativo, ma anche perché è stato sempre molto attento a tutto a quello che si muoveva nella storia contemporanea. Per esempio, è stato uno dei primi a cogliere l’importanza del tema dell’immigrazione, a trattare il tema multiculturale della società multietnica”.

La ‘trilogia dell’altrove’ e l’indagine sulla spiritualità

“La spiritualità ha avuto un ruolo centrale nella sua poetica”, conclude Socci. “Trascorso il periodo sperimentale degli esordi, Bertolucci si è avvicinato alla spiritualità tramite il filtro del ‘mito’. Il linguaggio mitologico, che era già stato importante in una prima fase della sua carriera, si è trasformato poi in un’indagine sulla spiritualità”. “Un’indagine che è centrale - spiega lo storico - in quella che viene chiamata la sua ‘trilogia dell’altrove’. ‘L’ultimo imperatore’, ‘Il the nel deserto’ e ‘Il piccolo Buddha’, sono tre film in cui Bertolucci tocca paesi diversi e religioni diverse, ma quello che gli interessa è la linea immutabile della spiritualità umana. Cambiano le culture e le fedi ma, nel suo cinema, l’uomo è sempre attratto da questo elemento. Si interroga sulla spiritualità e spesso si ferma sul limite della conoscenza della verità: una soglia che va superata per cogliere almeno dei bagliori della verità”.

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26 novembre 2018, 14:27