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Migranti venezuelani al confine con la Colombia in fuga da povertà e malattie Migranti venezuelani al confine con la Colombia in fuga da povertà e malattie 

Aiuti Onu al Venezuela in grave crisi politica e sociale

Per la prima volta le Nazioni Unite assegnano al Paese Latinoamericano un finanziamento di emergenza per oltre 9 miliardi di dollari

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

La popolazione del Venezuela è sempre più sofferente e disperata per la grave e protratta crisi politica ed economica, tanto da avere ottenuto un finanziamento di 9,2 miliardi dollari dal Fondo d’emergenza delle Nazioni Unite (Cerf) per soccorrere i cittadini più bisognosi. Cinque i progetti di assistenza sanitaria e alimentare approvati, che saranno gestiti dall’Unicef, dal Fondo dell’Onu per la popolazione-Unfpa, dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati-Unhcr, dall’Organizzazione mondiale della migrazioni-Oim e dall’Ong Quien attiva in campo medico.

Prosegue l’esodo di milioni di venezuelani stremati

Quasi tre milioni di venezuelani sarebbero fuggiti all’estero, con gravi conseguenze per i Paesi confinanti, specie in Colombia che ha chiesto alle Nazioni Unite di farsi carico dell’ondata  umana dandole un carattere di crisi umanitaria internazionale e non più locale. L’esodo ha coinvolto anche il Perù, l’Ecuador, l’Argentina, il Cile, Panama e il Brasile.

La popolazione è affamata e attaccata da malattie virali

Manca perfino da mangiare in Venezuela, dove i livelli di malnutrizione negli ultimi due anni, secondo la Fao, sono triplicati. Questo rende la popolazione tanto più vulnerabile sul piano della salute, in un contesto sanitario pubblico crollato, come denunciato di recente dall’organizzazione umanitaria Human Right Watch, che ha registrato un drastico aumento di malattie infettive quali morbillo, malaria, tubercolosi ed aids, a fronte della quasi totale assenza di trattamenti retrovirali. L’Unicef denuncia che i casi di morbillo hanno superato nel 2018 la cifra di 5.500, otto volte superiori al 2017 mentre i casi confermati di difterite, in gran parte tra i bambini, sono saliti a 1250, a causa di un’epidemia iniziata nel 2016.

Cresce disoccupazione ed isolamento internazionale

Il governo guidato dal presidente Maduro, al potere dal 2013, non trova soluzioni al crescente malcontento interno e alle accuse di corruzione e cattiva amministrazione dello Stato, cui si aggiungono le pressioni esterne, che vedono il Paese latinoamericano sempre più isolato sulla scena internazionale. In questo quadro è cresciuta la disoccupazione ed è scesa la produzione petrolifera - 30 per cento in meno - principale ricchezza dello Stato.

Tra ultimi Paesi al mondo nello sviluppo della rete

Altro segno evidente del processo di arretramento sociale è la mancata digitalizzazione del Venezuela, che lamenta la peggiore connettività tra i Paesi dell’America latina, terz’ultima nazione al mondo - per la velocità di connessione, come documentato dal rapporto di Speedtest Global Index, su 130 Stati monitorati. Questo ritardo si ripercuote, come sottolineato dal venezuelano Istituto Stampa e Società (Ipys), sullo stesso potere dei cittadini di esercitare i loro diritti democratici, in condizioni precarie di libertà on line nel “peggiore degli ecosistemi digitali in America Latina”.

Le crescenti contestazioni alla leadership di Caracas

Aspettando il nuovo anno molte le incognite sul futuro del Venezuela, dei suoi abitanti e della leadership politica. Il Tribunale supremo di giustizia (Tsj) venezuelano in esilio - istituito nel 2017 e riconosciuto dall’Organizzazione degli Stati americani e dal Parlamanto europeo - ha trasmesso in novembre all’Interpol un ordine di cattura internazionale nei confronti del presidente Maduro, riconosciuto colpevole di reati di corruzione e di riciclaggio e condannato dalla stessa Corte non ufficiale a 18 anni e 3 mesi di carcere. Il Tsj in esilio si pone come rivale legittimo del Tsj di Caracas, i cui giudici secondo l’opposizione al regime di Maduro sarebbero stati scelti dalla precedente maggioranza chavista in modo illegale.

Le incognite sul futuro della presidenza Maduro

Il presidente Maduro è stato anche ammonito dall’Assemblea nazionale venezuelana, controllata dall’opposizione, a non assumere a partire dal 10 gennaio 2019 un secondo  mandato alla presidenza del Paese, dopo la vittoria nelle discusse elezioni del 20 maggio scorso. Sulle sorti del governo di Caracas pesa anche l’intenzione espressa dal presidente Usa Trump di inserire il Venezuela tra gli Stati sostenitori del terrorismo, accanto all’Iran, alla Corea del Nord al Sudan e alla Siria.

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27 novembre 2018, 13:52