La casa della giovane tunisina suicida La casa della giovane tunisina suicida 

Tunisia: torna l’incubo del terrorismo

Si indaga in Tunisia per l’attentato di ieri pomeriggio nel cuore della capitale Tunisi, dove una giovane donna si è fatta esplodere sulla centralissima Avenue Bourguiba, ferendo in modo non grave 20 persone, per lo più poliziotti

Elvira Ragosta- Città del Vaticano

L’incubo del terrorismo ritorna in Tunisia dopo gli attentati del 2015 al Museo del Bardo, al resort di Sousse e al bus delle Guardie presidenziali. Il Paese, che dopo l’ondata delle cosiddette “Primavere arabe” sta portando avanti il processo di transizione democratica, negli ultimi anni è stato anche tra i maggiori esportatori di ‘foreign fighter’, con un numero di giovani partiti verso Siria e Iraq stimato dalle organizzazioni internazionali tra le 5.000 e le 7.000 unità.

Un attentato di matrice terroristica

Le indagini in corso su quanto accaduto ieri cercano di far luce sulla natura del gesto della donna, una giovane disoccupata, laureata in inglese, che si occupava saltuariamente di attività agricole, con un padre invalido e madre casalinga. Prima di farsi esplodere, hanno riferito media locali, la giovane avrebbe gridato 'Allah Akbar'. L'attentato è stato subito definito "un atto terroristico" dal portavoce del ministero dell'Interno tunisino.

La reazione del mondo della cultura

Intanto, il mondo della cultura reagisce: la 29/a edizione delle Giornate cinematografiche di Cartagine (Jcc), uno dei più importanti eventi culturali della Tunisia, si terrà come previsto dal 3 al 10 novembre prossimo. Lo hanno ribadito in un comunicato stampa il suo direttore Nejib Ayed e il comitato organizzatore, condannando fortemente il "vile attacco" che ha colpito Tunisi. "Le Jcc, luogo di libertà e resistenza - si afferma in una nota - non si piegheranno ai portatori di progetti oscurantisti e, fedeli alle loro convinzioni, continueranno a proclamare forte e chiaro che solo la cultura è una barriera invalicabile contro l'ignoranza e le imprese di morte. Il festival si svolgerà e celebrerà i valori della tolleranza, dell'apertura e della vita contro il nichilismo".

Dietro al gesto di ieri, una realtà di disagio

Per Ouejdane Mejri, presidente dell’associazione “Pontes” dei tunisini in Italia, il gesto di ieri “richiama l’attenzione di tutti alla realtà di disagio che c’è in Tunisia, che non possiamo negare, anzi su cui tanti di noi stanno lavorando; un disagio economico, c’è poco lavoro, una frustrazione enorme tra la nostra gioventù. E il fatto che sia una donna – aggiunge- ci ha scosso anche in quanto associazioni composte in buona parte da donne, molto attive sui diritti femminili”. Riguardo alla risposta che arriva da Tunisi, Mejiri aggiunge “Sulle nostre reti sociali da Tunisi arriva una voce di condanna per quanto accaduto e la volontà di andare avanti”.

Ascolta l'intervista a Ouejdane Mejri

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30 ottobre 2018, 14:51