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Rapporto Censis sulla mobilità: gli italiani preferiscono l'auto

E’ stato presentato ieri a Roma il Rapporto del Censis- Michelin sulla mobilità degli italiani. L’automobile si conferma il mezzo di trasporto prescelto per gli spostamenti quotidiani. Intervista con Massimiliano Valerii, direttore generale dell’Istituto di ricerca che ha compiuto lo studio

Emiliano Sinopoli – Città del Vaticano

Il 65,4% degli italiani (il 57,4% nel 2001) utilizza l’automobile per i propri spostamenti: sono 27 milioni con +17,4% rispetto al 2001. Il 17,1% delle persone va a piedi, il 4,6% con combinazione di mezzi e il 3,3% con la bicicletta. “I dati sono inequivocabili. – ha detto ai microfoni di Vatican News Massimiliano Valeri, direttore generale del Censis - l’automobile resta di gran lunga il mezzo di trasporto più usato e amato dagli italiani, perché è la soluzione che più e meglio soddisfa le esigenze di fine tuning della mobilità e perché è funzionale ai bisogni di una mobilità più lunga, vista la residenzialità dilatata sul territorio, e più individualizzata”.

Il primato dell’automobile

Nel lungo periodo, 2001-2016, si riducono il ricorso al trasporto pubblico (-20,3%, li utilizzano 1,8 milioni nei giorni feriali), alla moto (-45,7%, utilizzata dal 1,2 milioni di italiani) ed alla bicicletta (-10,4%, 1,4 milioni la utilizzano) e si riduce la quota delle persone che si sposta a piedi (-23,6%, 7,1 milioni si muovono a piedi). La nuova mobilità degli italiani è fatta di distanze maggiori, minore abitudinarietà e più alta personalizzazione. C’è anche una maggiore attenzione alla sostenibilità, ma con un pragmatismo che mal sopporta imposizioni normative centrali o regionali che in nome di obbiettivi ambientali obbligano le famiglie a cambiare auto, imponendo spese aggiuntive forzose. “Gli italiani – ha spiegato Valerii - insicuri e impauriti nel post-crisi, quando viaggiano in auto vogliono sicurezza su tutto. Questo vuol dire avere tecnologie appropriate e controllare, mantenere e gestire con intelligenza le cose dell’auto da cui, secondo gli italiani, la sicurezza più dipende: freni e pneumatici. L’auto – ha aggiunto - assorbe il 74,4% del totale dei chilometri precorsi nel giorno medio feriale dagli italiani e il 63% del tempo che gli italiani vi dedicano: tre quarti dei chilometri e due terzi dei tempi”.

Meno prossimità, meno abitudinarietà

Meno italiani si spostano nel breve raggio: fanno un percorso fino ad un massimo di 2 km 11,4 milioni di persone, -4 milioni rispetto al 2001. I pendolarissimi che fanno oltre 50 km al giorno sono 1,2 milioni (+500 mila persone rispetto al 2001), 9,7 milioni percorrono tra 10 e 50 km (+2,9 milioni) e 19 milioni (+2 milioni) tra 2 e 10 km. Meno prossimità, più pendolarismo, ecco la quotidianità degli italiani in movimento. “Sono gli effetti della dilatazione della residenzialità - ha sottolineato Il direttore del Censis - che, ad esempio, a Roma, Milano o Napoli ha visto un travaso di residenti dal Comune di riferimento più grande a quelli della prima o seconda fascia. Un mutamento importante riguarda anche le motivazioni degli spostamenti degli italiani che per il 36,7% sono per ragioni di studio o di lavoro (+0,8% dal 2008), per il 28,5% (-2,9%) per gestione familiare e per il 34,8% (+2,1%) per il tempo libero. La quota per tempo libero è l’unica che cresce sia in ambito urbano che extraurbano, ed è la più personalizzata e meno prevedibile. “Le dinamiche indicate, l’ampliarsi delle distanze medie degli spostamenti e la maggiore erraticità legata alla motivazione – ha chiarito - sono altrettante fortissime spiegazioni del persistente predominio dell’automobile”.

Incognita giovani

Sfida vera per il futuro dell’auto sono i giovani: ad esempio, tra i 16-25enni i patentati sono diminuiti del 12,7% (-0,9% come quota della popolazione totale), tra i 25 e i 34 anni del -9,9% (-6,3%), tra i 35 e 44enni del -15,5% (-10,3%). Invece c’è un boom di patentati più anziani: + 11,3% tra i 45-64enni ( +9,2% come quota della popolazione) e +32,3% tra le persone con 65 anni e più (+10,3% come quota della popolazione) .“La patente è meno attrattiva per i più giovani: ce l’ha meno del 50% - ha specificato Valeri –sono invece molto più propensi verso le nuove modalità di utilizzo, in primis il car sharing che nel 2015-2017 è decollato con un raddoppio di iscritti e attivi, mentre i noleggi sono saliti a oltre 7 milioni, da 4,7 milioni”. Dallo studio emerge, inoltre, che più di un terzo degli italiani se non già utente del car sharing è interessato, ed è il 55,8% tra i 18-34enni. “L’incognita giovani per l’auto – aggiunge ancora - è legata alla contrazione dei patentati, alle nuove forme di utilizzo non proprietario dell’auto e anche alla minore fascinazione dell’auto di proprietà che solo il 10% dei giovani indica come importante nell’immaginario collettivo del nostro tempo”.

La sicurezza su tutto, no a ‘guida automatica’

La sicurezza è al vertice dei desideri dell’automobilista nei confronti della sua auto, più della sostenibilità verso la quale gli italiani hanno sviluppato un sano pragmatismo. Richiesti di indicare quali siano i componenti dell’automobile a cui pensano per la sicurezza prima di intraprendere un viaggio il 71,7% degli automobilisti ha indicato i freni e il 64,7% gli pneumatici, poi l’olio del motore (36,2%), le cinture di sicurezza/airbag (30,1%), l’acqua (22%,) il funzionamento delle luci (18,5%) e la frizione (10,7%). Freni e pneumatici, nella percezione degli italiani, sono i componenti dell’auto a cui più è associata la sicurezza e dal loro corretto funzionamento dipende anche la rassicurazione. “Il primato della sicurezza – spiega Valeri - si evince da tante cose: ad esempio, nella dotazione tecnologica delle autovetture gli italiani al primo posto collocando le tecnologie correlate alla sicurezza, come quelle che riconoscono ostacoli sulla strada ed evitano collisioni, aiutano o impediscono di guidare in situazioni pericolose, monitorano lo stato di salute del guidatore”. E la soluzione non sarà l’auto a guida automatica poiché il 47,8% degli italiani si dichiara contrario, il 30,4% favorevole e il 21,8% indifferente. Tra i contrari ben il 35,7% è convinto che solo la presenza umana alla guida è garanzia di maggiore sicurezza. Il no all’auto senza autista umano dipende in primo luogo dalla convinzione che non innalzerà gli standard di sicurezza.

Incidenti in calo nel 2017

Il rapporto si chiude con un cenno alla mortalità su strada: il numero dei decessi nel 2017 è sceso nei capoluoghi a 4,6 ogni 100.000 abitanti, mentre prendendo in considerazione tutto il territorio italiano è pari a 5,6. La maggior parte avviene in auto, poi su motociclo e infine in bici. Tra i pedoni, invece, si sono registrati 1,2 morti e 69 feriti ogni 100.000 residenti nei capoluoghi. C’è una maggiore consapevolezza del fenomeno, attenzione e una maggiore responsabilità sociale: “l’auto - conclude il direttore generale del Censis - come altri ambiti di vita, è coinvolta emotivamente nella paura diffusa entrata negli ambiti più intimi e consueti della quotidianità. Per le paure legate all’auto gli italiani vogliono soluzioni che li rassicurino e riducano il rischio incidente”.

Ascolta l'intervista a Valeri

 


 

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19 ottobre 2018, 13:53