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Papa Francesco e lavoratori Papa Francesco e lavoratori 

48ᵃ Settimana Sociale: impegno per il lavoro degno e la formazione

Dopo l’evento di Cagliari, le “Settimane Sociali dei Cattolici Italiani” hanno prodotto un documento che risponde alla sfide del lavoro mettendo al centro formazione professionale, promozione delle buone pratiche, sostegno ai luoghi comunitari e conciliazione tra famiglia e lavoro per rilanciare la natalità

Marco Guerra – Città del Vaticano

Ad un anno dalla 48.ma Settimana sociale dei cattolici in Italia, sono stati presentati gli atti dei lavori che si sono tenuti a Cagliari  dal 26 al 29 ottobre del 2017. Le riflessioni, i  risultati, le proposte e il “materiale e i documenti per continuare a lavorare” prodotti nel capoluogo sardo sono stati illustrati questa mattina da mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza episcopale italiana (Cei); da don Bruno Bignami, direttore dell’ufficio nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro  e da Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse e vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali.

Il metodo sinodale

In primo luogo è stata evidenziata la novità del metodo partecipativo e sinodale. Il punto di partenza sono stati infatti i volti delle persone e i problemi concreti della gente, “i loro drammi e le loro speranze”, anziché un’enunciazione di astratte teorie economiche come si è solito fare in cornici convegnistiche.

Valorizzazione buone pratiche

In secondo luogo gli animatori della Settimana sociale hanno voluto mettere in risalto il percorso fatto durante questo anno per portare avanti le proposte di Cagliari. A tal proposto, gioca un ruolo fondamentale la valorizzazione delle buone pratiche legate all'innovazione in campo lavorativo. Si è passato quindi ad indicare quali percorsi sono necessari per chi cerca lavoro.

Il nucleo centrale della settimana di settimana Cagliari è il “lavoro degno”. La dignità del lavoro come  condizione per un lavoro buono. Un principio che bisogna difendere e promuovere nella prospettiva di una conversione culturale che veda il lavoro come opportunità di realizzazione della persona e nuovo slancio per economia.

Bene gli aiuti alla povertà se finalizzati al lavoro

Quindi sono apprezzati gli incentivi per aiutare chi versa in condizioni di estrema povertà ma questi devono essere finalizzati ad un successivo ingresso del mercato del lavoro che nobiliti la dignità della persona.

Mons. Santoro: incentivare la formazione

Durante la conferenza è stata più volte rimarcata l’importanza della formazione, sulla quale è tornato anche mons. Filippo Santoro:

“Innanzitutto, la necessità di una formazione al lavoro, quindi un incentivo a tutti gli istituti professionali, alle iniziative – per esempio – degli oratori, e che sia nella scuola, sia nell’impresa il lavoro sia considerato non come un aspetto finale o un aspetto marginale. Serve la cultura dell’uomo, della persona che si realizza nel lavoro, si realizza nel compimento di un’opera; altrimenti la personalità non è piena”.

Secondo il presule “ci troviamo difronte all’efficienza economica senza coscienza”

In tema di formazione e lavoro degno, la Settimana sociale ha prodotto anche precise proposte alle istituzioni italiane e europee, come ha ricordato ancora mons. Santoro:

“Al governo italiano, innanzitutto, la prima proposta è stata quella di favorire la formazione. A Cagliari erano presenti senatori e deputati che sono intervenuti sulla legge di bilancio, che aveva ridotto i contributi per la formazione professionale. Grazie al loro intervento, nella legge di bilancio dello scorso anno sono stati reintrodotti in varie maniere. Successo ha avuto, nei confronti del Parlamento europeo, anche la presenza a Cagliari del presidente Tajani che nell’incontro di Göteborg di novembre dell’anno scorso ha reintrodotto la questione del lavoro equo e sostenibile come uno dei pilastri del lavoro in Europa”.

Coniugare lavoro, riposo e famiglia

Non meno importante è il tema del tempo del riposo e più in generale della conciliazione tra lavoro e cura della famiglia e delle relazioni sociali. Perciò è stato messo in rilievo il valore antropologico del riposo domenicale, valutandone le adeguate forme anche in un chiaro progetto legislativo.

“Lavoro, famiglia, riposo. Noi sosteniamo la necessità del riposo domenicale, ma articolata nella prospettiva che il riposo domenicale favorisca la realizzazione di rapporti nuovi, di rapporti di cura, di sviluppo della famiglia ma favorendo anche la questione di dare una risposta al lavoro femminile”, chiarisce l’arcivescovo di Taranto, “ma questo fa bene non solo alla vita della persona, ma alla società e anche all’economia, perché è porre il lavoro in una visione globale in cui c’è il tema della natalità, il tema del riposo e poi c’è anche il tema della dignità del lavoro”.

Ascolta l'intervista a mons. Santoro

La mappatura delle buone pratiche

Riguardo alla mappatura delle buone pratiche, che nelle prossime settimane arriverà al vaglio di 500 fattispecie, il presidente di Federcasse, Sergio Gatti, ha detto che le imprese osservate debbono rispecchiare alcuni criteri aderenza alla dottrina sociale della Chiesa, in particolare devono mostrare cosa hanno trasformato in realtà e la replicabilità del progetto in altri contesti socio-economici. Don Bruno Bignami ha invece posto i riflettori sulla necessità di creare luoghi comunitari forti e di investire in formazione e in comunità capaci di aggregare giovani e di creare lavoro.

 

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29 ottobre 2018, 15:18