Pakistan: Asia Bibi è libera

La Corte suprema del Pakistan ha assolto oggi Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per presunta blasfemia nel 2010. In serata il rilascio e il trasferimento in un luogo sicuro. Le prime reazioni del marito e della figlia ad Acs: "Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre". Manifestazioni di protesta di gruppi di estremisti sono esplose nel Paese

Asia Bibi è stata assolta e poi liberata. In serata - ha riferito l'avvocato della donna - è stata scarcerata e trasferita in una località sconosciuta per ragioni di sicurezza. Ora è in attesa di lasciare il Paese. Oggi, alle 9,20 del mattino (le 5.20 in Italia), la Corte Suprema del Pakistan ha dichiarato innocente la donna cristiana arrestata nel 2009 e condannata a morte nel 2010 per presunta blasfemia, ordinandone il rilascio immediato. “Siamo felicissimi. Il Signore ha ascoltato le preghiere di Asia di tutti coloro che le sono stati vicini. Oggi è un giorno bellissimo, che ricorderemo per tutta la vita. La giustizia ha trionfato e una innocente è finalmente libera", commenta a caldo a Vatican Insider Joseph Nadeem, l’uomo che in tutti questi anni ha garantito, grazie alla Renaissance Education Foundation che guida a Lahore, istruzione e ospitalità alla famiglia di Asia Bibi. La donna era stata arrestata nel 2009 dalla polizia nel suo villaggio di Ittanwali, nella provincia del Punjab, in seguito alla denuncia di altre donne di fede musulmana per blasfemia dopo un presunto reato contro il profeta Maometto durante una discussione.

Le prime reazioni della figlia e del marito ad Acs

"Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre. Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate!". Con la voce rotta dal pianto Eisham Ashiq, la figlia minore di Asia Bibi, commenta così ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) la notizia dell’assoluzione della madre. "È la notizia più bella che potessimo ricevere – dichiara il marito di Asia, Ashiq Masih – è stato difficilissimo in questi anni stare lontano da mia moglie e saperla in quelle terribili condizioni. Ora finalmente la nostra famiglia si riunirà, anche se purtroppo dubito che potremo rimanere in Pakistan". Sin dall’udienza dell’8 ottobre scorso i fondamentalisti hanno messo in atto manifestazioni e campagne attraverso i social, contro l’assoluzione di quella che definivano Asia 'maledetta', invocandone l’impiccagione e minacciando di morti i giudici e chiunque l’avesse difesa.

Timori di rappresaglie degli integralisti islamici contro i cristiani

Gli attivisti per i diritti umani e la comunità cristiana hanno accolto con favore il verdetto finale della Corte suprema. Ma Islamabad è in stato di massima allerta. Oltre trecento poliziotti presidiano il palazzo della Corte Suprema e unità dell’esercito sono stanziate a difesa degli altri edifici istituzionali. Khadim Hussain Rizvi, a capo del partito islamista Tehreek-e-Labbaik Pakistan, sta infatti organizzando una protesta nazionale contro l'assoluzione della donna. Le forze dell’ordine presidiano anche i più importanti luoghi di culto cristiani come le cattedrali. Si temono massacri anticristiani come quelli avvenuti a Gojra nel 2009 e a Joseph Colony nel 2013. "Abbiamo molta paura di quanto potrà succedere. In questo Paese ci sono molti fondamentalisti, dichiara ad Acs Saif ul-Malook, a capo del collegio difensivo di Asia. A Malook non è stato permesso di informare personalmente la sua assistita. "È stato un ordine della corte Suprema, ma ho potuto chiamare la prigione in cui è detenuta Asia e chiedere che lei fosse informata". Come spiega l’avvocato, "ci vorranno alcuni giorni prima che la donna venga liberata". Il verdetto deve essere consegnato all’Alta Corte di Lahore e poi alla prigione di Multan. Intanto si teme anche per la sicurezza dei familiari di Asia e di chiunque ne abbia favorito l’assoluzione. «Io e la mia famiglia siamo in grave rischio – continua Maloof – specie perché io sono un musulmano che difende una cristiana che ha commesso blasfemia. La situazione è tesa – afferma l’avvocato – ma oggi ringraziamo Dio per questo momento storico in cui Asia Bibi, dopo 9 anni e mezzo, ha finalmente avuto giustizia".

I familiari ricevuti da Papa Francesco in Vaticano

Nel febbraio scorso Papa Francesco aveva ricevuto in Vaticano la figlia Eisham e il marito di Asia Bibi, Ashiq, giunti a Roma ospiti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) insieme a Rebecca, una ragazza nigeriana cristiana, vittima di Boko Haram. Nell'udienza privata, che Acs ha definito ‘toccante’, il Papa ha voluto espressamente pregare per Asia Bibi e per le donne ancora oggi prigioniere di Boko Haram. “La testimonianza di Rebecca e quella di Asia Bibi rappresentano un modello per una società che oggi ha sempre più paura del dolore. Sono due martiri”, ha affermato Francesco dopo aver ascoltato il drammatico racconto delle violenze subite dalla donna nigeriana che ha dato alla luce il figlio di uno dei suoi carcerieri, e quello dei familiari di Asia Bibi. “Penso molto spesso a tua madre e prego per lei», ha detto il Papa alla giovane Eisham che salutando il Pontefice lo ha abbracciato. «Quando prima di partire ho incontrato mia madre mi ha chiesto di darle un bacio». «Santo Padre – ha aggiunto il marito di Asia, Ashiq – le chiedo di pregare, uniti in Cristo, per mia moglie e per tutti i cristiani perseguitati”.

Benedetto XVI per Asia Bibi

Nel 2010 Benedetto XVI aveva levato la sua voce per la donna all'udienza generale, chiedendo che fosse liberata al più presto.

(ultimo aggiornamento 31-10-2018 h 20.09)

 

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31 ottobre 2018, 07:16