Giornata Mondiale degli Insegnanti: per un'istruzione di qualità

Il diritto all'istruzione significa il diritto ad avere insegnanti qualificati. Questo il tema della Giornata Mondiale degli Insegnanti, che si celebra oggi per suscitare riflessioni e attirare l’attenzione pubblica sull’importante ruolo svolto dai docenti nella nostra società. Intervista a Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (Aicm)

Claudia Valenti – Città del Vaticano

Un ruolo poco riconosciuto, quello degli insegnanti, che invece svolgono un compito complesso e di responsabilità: cercano di trasmettere e condividere il sapere con i più giovani, li educano alla vita e formano inevitabilmente la società del futuro. Oggi vengono festeggiati in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti, che si celebra ogni anno dal 1994. La data commemora la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell'Unesco sullo status di insegnante, che si occupano dei diritti e delle responsabilità dei professionisti della formazione su scala mondiale. Sono diversi gli eventi che vengono organizzati per l’occasione presso la sede dell'Unesco.

Il ruolo di responsabilità di un insegnante  

“Oggi, ancora di più, i giovani cercano guide e modelli – dichiara a Vatican News Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’Aicm - per questo i docenti non si limitano ad insegnare la propria disciplina, ma sviluppano competenze, forniscono strumenti con cui i ragazzi possano affrontare un oggi e un domani che non hanno più punti di riferimento certi”. (Ascolta l'intervista a Giuseppe Desideri sulla Giornata) L'importanza che l'Onu riconosce agli insegnanti si desume dall'Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, "Istruzione di qualità", nel quale i docenti vengono definiti "soggetti chiave" per l'attuazione dei traguardi sull'educazione. L'impegno degli insegnati è centrale, infatti, per fornire a tutti un'istruzione di qualità, equa, inclusiva e gratuita, che si rivela indispensabile per far crescere il livello di alfabetizzazione globale, "contribuendo a migliorare la vita delle persone e a raggiungere lo sviluppo sostenibile". “La professione che più si avvicina a quella dell’insegnante – continua Desideri - è quella del medico, perché potendo incidere positivamente su qualcuno, ci si ritrova ad avere in mano una responsabilità enorme”.

La professione di insegnante nel mondo

Migliori condizioni di lavoro per chi insegna significano migliori condizioni di apprendimento per chi impara. Tuttavia, oggi sono molti gli insegnanti che non hanno ricevuto la formazione pedagogica necessaria. Secondo i dati del 2017 dell'Istituto di statistica dell'Unesco, l'85% degli insegnanti della scuola primaria in tutto il mondo ha ricevuto una formazione per insegnanti, ma questa cifra nasconde significative disparità regionali. Ad esempio, nell'Africa subsahariana, solo il 64% degli insegnanti della scuola primaria viene formato; mentre nell'Asia meridionale, questo tasso raggiunge il 71%. Questa situazione è ancora più preoccupante quando è associata al sovraffollamento delle classi, che arriva ad un rapporto di 38 alunni per insegnante.

Insegnanti ben formati per un'istruzione di qualità

“I nostri alunni – afferma Desideri - hanno il diritto di avere insegnanti competenti e qualificati”. E i docenti dovrebbero avere diritto a una formazione professionale iniziale e continua di qualità, costantemente aggiornata anche dal punto di vista tecnologico. In Italia, però, non è sempre così. “La formazione e il reclutamento sono fra gli elementi di criticità del nostro sistema”, sostiene Desideri. “La formazione iniziale avrebbe bisogno di essere attualizzata; quella in servizio opera in maniera troppo eterogenea. E per quanto riguarda il reclutamento, credo che avremmo davvero bisogno di far entrare giovani professionisti nel mondo della scuola, anche per abbassare l’età media dei docenti italiani, che è la più alta d’Europa, e così colmare quel gap generazionale che esiste fra docenti e alunni”. E conclude: “Il problema è sicuramente di investimento economico, perché una formazione di qualità costa. Ma è anche un problema di mentalità, di scegliere se investire o meno sulle risorse umane”.

 

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05 ottobre 2018, 12:47