Migranti congolesi in Angola Migranti congolesi in Angola 

Fao: migrazioni da gestire per il bene di tutti i popoli

Le migrazioni al centro del rapporto 2018 su “Lo stato dell’alimentazione e l’agricoltura”, presentato oggi a Roma dal direttore generale della Fao, José Graziano da Silva. "Non possiamo ignorare le sfide e i costi associati alla migrazione”, ha ammonito ai governi del mondo intero.

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

 “Migrazioni, agricoltura e sviluppo rurale” è il titolo del rapporto sviluppato in 200 pagine, corredato di analisi, proiezioni e grafici, volto a dimostrare lo stretto legame tra flussi migratori, sicurezza alimentare, evoluzione demografica, progresso economico e sfruttamento delle risorse naturali sia nei Paesi d’origine che nei Paesi ospiti.

Emigrare sia una scelta non una necessità

"L'obiettivo – ha premesso il direttore generale della Fao - deve essere quello di rendere la migrazione una scelta, non una necessità, e di massimizzarne gli impatti positivi riducendo al minimo quelli negativi". “Le migrazioni – ricorda lo studio - sono un fenomeno mondiale in espansione che riguarda milioni di persone in cerca di un avvenire migliore. Sono portatrici di sfide per i migranti stessi e per le società, sia nelle regioni di partenza che nelle regioni di arrivo”.

Le migrazioni rurali giocano ruolo chiave

In questo scenario, pure in continua evoluzione, il rapporto “mette l’accento sulle migrazioni rurali, sulle numerose forme che assumono e sul ruolo importante che giocano sia nei Paesi in via di sviluppo che nei Paesi sviluppati”. Un quadro difforme, dove anche le priorità nelle politiche migratorie divergono da Paese a Paese, che si trovino ad affrontare crisi prolungate o che attraversino fasi di transizione economica e demografica o che siano sviluppati ed abbiano necessità di lavoratori migranti per sostenere l’agricoltura e l’economia rurale.

Migranti interni superano quelli all’estero

Il rapporto della Fao colma un vuoto nello studio delle migrazioni rurali, che hanno caratterizzato grandemente lo scorso secolo, a seguito della crescente urbanizzazione delle società in tutto il mondo. Per cui ancora oggi, a livello globale, la migrazione interna è assolutamente più consistente rispetto alla migrazione internazionale ed è parte essenziale nei processi di sviluppo economico. Nei Paesi in via di sviluppo i migranti interni sono oltre un miliardo e per circa metà sono popolazioni rurali, percentuale che sale a tre quarti e più nell’Africa Subsahariana. Queste persone emigrate all’interno del proprio Paese hanno 5 volte più probabilità di emigrare all’estero rispetto chi non ha lasciato la propria terra. Segno di una fragilità sociale aumentata. Altro dato rilevante riguarda poi i movimenti migratori all’interno dei Paesi in via di sviluppo, che rappresentano il 38 per cento dei flussi migratori internazionali, superiori a quelli verso i Paesi sviluppati che sono pari al 35 per cento del totale.

Coerenza tra politiche migratorie ed agricole

Le migrazioni pure nella loro complessità – sostiene la Fao – possono essere però “un mezzo per ridurre le diseguaglianze” sia all’interno dei confini nazionali che tra i Paesi, considerato che in diverse fasi del proprio sviluppo tutti gli Stati sono stati, sono o saranno regioni di partenza, o d’arrivo o di transito – o le tre combinazioni insieme - di flussi migratori internazionali. Per questo è essenziale assicurare coerenza tra politiche migratorie, politiche agricole e sviluppo rurale se si vuole ottenere “una migrazione sicura, ordinata e regolare”. “Le politiche non dovrebbero mirare a ridurre o accelerare i flussi migratori – ha ammonito José Graziano Da Silva - ma piuttosto massimizzare i benefici economici e sociali minimizzando i costi per i migranti e le società.”

Maggiori sforzi per la pace

La Fao chiede anche alla comunità internazionale maggiori sforzi per la pace e per aiutare le comunità a resistere meglio alle crisi e a non essere costretti a lasciare la propria terra. “Non possiamo ignorare le sfide e i costi associati alle migrazioni”, ha ammonito da Silva. Costi umani anzitutto, costi sociali, economici e finanziari e costi ambientali.

 

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15 ottobre 2018, 14:52