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L'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths L'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths  

Yemen: incertezza sul negoziato di pace a Ginevra

Le consultazioni di Ginevra sul conflitto in Yemen proseguono e continuano gli sforzi per garantire che la delegazione dell'opposizione Houthi prenda parte alle discussioni, hanno annunciato oggi le Nazioni Unite. Sulla possibilità del dialogo di pace, speranza ma anche scetticismo da parte del vicario apostolico in Arabia del Sud mons. Paul Hinder

Roberto Piermarini-Blandine Hugonnet - Città del Vaticano

L'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Martin Griffiths ha discusso di questioni come i prigionieri, l'accesso umanitario e la riapertura dell'aeroporto di Sanaa con il ministro degli esteri dello Yemen Khaled al-Yamani, ha detto venerdì una portavoce delle Nazioni Unite. Ma Griffiths, che ha iniziato ieri le consultazioni con la delegazione del governo yemenita a Ginevra, attende ancora i rappresentanti del movimento Houthi alleato con l'Iran dalla capitale Sanaa, ha detto la portavoce dell'Onu Alessandra Vellucci. "Sta ancora lavorando – ha detto - per portare la delegazione di Ansarullah a Ginevra". Da un lato, infatti i ribelli sciiti Houthi hanno imposto delle condizioni prima di accettare di partecipare alla riunione di Ginevra e d'altra parte, il governo di Aden, sostenuto dalla coalizione araba guidata dall'Arabia Saudita, ha annunciato che lascerà Ginevra se i ribelli non arriveranno entro 24 ore per partecipare alle consultazioni.

Dal 2015, gli scontri tra le forze del governo Aden sostenute dai sunniti della coalizione araba e gli sciiti Houthi, presenti a Sana'a, la capitale yemenita, sostenuta dall'Iran, hanno causato più di 17.000 vittime civili. Un rapporto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite pubblicato il 28 agosto ha inoltre rilevato che 2,5 milioni di persone sono state sfollate e 8,4 milioni sono state minacciate da carestie e malattie. Un pedaggio allarmante che fa di questo conflitto una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo.

Mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell'Arabia del Sud, al microfono di Blandine Hugonnet della sezione francese di Vatican News, si dice scettico sulla possibilità di risolvere questo conflitto e spera che un dialogo sia possibile. Denuncia anche la mancanza di interesse della comunità internazionale e la drammatica situazione umanitaria sul campo

Ascolta l'intervista a padre Hinder

R. – Evidentemente è l’unica speranza in un certo senso, perché finora non si è fatto quasi nulla e questi incontri a Ginevra potrebbero essere un inizio. E’ chiaro che non si tratta ancora di negoziazioni vere; è un primo contatto, un dialogo che potrà proseguire più avanti con negoziazioni vere, che meritano questo termine. Vedremo, ho speranza, però sono anche scettico perché sappiamo che nel passato tutti questi tentativi non sono riusciti. Però non dobbiamo mai perdere la speranza. Anche in questo caso dello Yemen, perché è assolutamente necessario che il Paese sia ricostruito. E’ stato veramente distrutto dall’interno ma anche con forze dall’esterno.

Lei pensa che ci sia una vera volontà di fare di tutto per smettere la guerra o almeno per evitare il peggio in Yemen?

R. – Io non vedo nei cuori degli uomini! Spero e credo che ci siano persone che hanno la volontà di uscire da questa situazione che non può andare avanti, anche all’interno del Paese. Penso che lì ci sia una volontà ma non so quali forze avranno la vittoria. Il problema secondo me è la mancanza di un senso di compromesso. E’ chiaro che ognuno vorrebbe una vittoria assoluta e quella non sarà possibile subito. Allora ci vogliono dei negoziatori da ambedue le parti, che siano pronti a fare un passo verso l’altro. Il problema di base è cercare una soluzione nella quale tutti possono conservare un po’ la faccia, quello è importante anche nella cultura di questa parte del mondo. Nessuno può avere una vittoria assoluta altrimenti, non andrà. Allora, come trovare questo compromesso che permetta ad ognuno di uscire da questo conflitto con una vittoria parziale, dicendo: “Sì, possiamo fare un passo avanti”? Vedremo ma è una strada lunga e difficile, conoscendo un po’ la situazione.
 

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07 settembre 2018, 13:44