Migranti al largo del Mediterraneo Migranti al largo del Mediterraneo 

Migranti. Ong denunciano: con i porti chiusi niente più soccorsi in mare

Ad impedire gli interventi, il tempo indefinito di permanenza in mare per le imbarcazioni delle organizzazioni non governative. Intervista a Riccardo Gatti, capo missione della ong Proactiva Open Arms che oggi partecipa ad un incontro alla Camera a Roma

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Dieci, quindici giorni in mare sono un’eternità. Un tempo che mette in difficoltà le imbarcazioni delle ong che, fino a poco tempo fa, soccorrevano i migranti in difficoltà in mare. Ora la chiusura dei porti italiani, ma anche del resto d’Europa, costringe le organizzazioni umanitarie ad interrompere gli interventi per l’impossibilità di far fronte logisticamente all’emergenza in mare in assenza di sbarco presso un porto sicuro in tempi ragionevolmente brevi.

Violato il rispetto dei diritti umani

A fare il punto sull’attuale situazione, un gruppo di ong oggi in un incontro alla Camera a Roma, dal titolo: Mediterraneo, mare loro. Chi impedisce il soccorso ai profughi”. Provvedimenti, quelli adottati per fermare i flussi migratori, “che violano i trattati internazionali sul rispetto dei diritti umani – sottolinea Riccardo Gatti, capo missione della ong Proactiva Open Arms-. Ora, l’assenza di interventi di gran parte delle organizzazioni umanitarie, conduce anche ad una totale assenza di informazioni su quello che sta accadendo in mare. Nessuno più – conclude Gatti-, può soccorrere, ma neppure vigilare sul più elementare rispetto per la vita. In molti vengono rispediti nell’inferno Libia. I meno fortunati annegano”.

Ascolta l'intervista a Riccardi Gatti

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19 settembre 2018, 11:39