Yemeniti in un campo per sfollati interni a Sana'a, la capitale Yemeniti in un campo per sfollati interni a Sana'a, la capitale 

La denuncia dell'Onu: in Yemen c'è assoluto disprezzo nei confronti dei civili

Raid indiscriminati, violenze, torture, bambini soldato, blocco degli aiuti: è la descrizione di ciò che sta accadendo in Yemen secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite. Mons. Hinder: è necessario rimettersi attorno a un tavolo e parlarsi per trovare una via d'uscita accettabile da tutte le parti in conflitto

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Una nuova forte denuncia dei crimini internazionali commessi nello Yemen: questa volta viene dall’Onu che ieri ha presentato a Ginevra un nuovo rapporto sulla situazione nel Paese in riferimento al periodo fra il settembre 2014 e il giugno 2018.

Crimini contro la popolazione civile

In Yemen, denuncia il documento di 41 pagine, tutte le parti del conflitto sono responsabili di violenze di ogni genere contro i civili, di torture, di blocchi degli aiuti umanitari, dell’arruolamento di minori tra gli 11 e i 17 anni, ma anche di bambini di otto anni. Gli esperti dell’Onu per i diritti umani nel Paese affermano di aver identificato una lista di responsabili delle violazioni umane e di averla inoltrata all’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Uniti: sono membri del governo yemenita e della coalizione guidata dall’Arabia Saudita e ribelli Houti, oggi l’ “autorità de facto” sul territorio.

Raid indiscriminati hanno ucciso oltre 6500 civili

Il rapporto sottolinea che i raid aerei condotti dalla coalizione hanno causato la maggioranza delle morti dirette fra i civili. Le incursioni hanno colpito aree residenziali, mercati, cerimonie funebri e nuziali, centri di detenzione e anche strutture mediche. Nessun principio di distinzione, proporzionalità e precauzione sarebbe stato rispettato per limitare il numero dei morti. 6.660 le vittime finora, secondo le cifre ufficiali, ma probabilmente inferiori al dato reale. 16.706 sarebbero i feriti.
"Mi pare ovvio che entrambe le parti hanno commesso dei crimini - commenta ai nostri microfoni mons. Paul Hinder, Amministratore apostolico in Yemen -. La guerra è la guerra, non esiste una guerra pura. La guerra è terribile in ogni caso. Allora, ogni tanto, anche nella situazione dello Yemen ci sono atti contro una certa 'civilizzazione' della guerra. È ovvio che ci dovrebbe essere un accordo tra le parti per evitare il peggio, ma non so se lo faranno, perchè ci vuole la volontà di farlo. Ma poi ci sono anche attori esterni, conosciuti e non conosciuti". (Ascolta l'intervista a mons. Hinder sul conflitto in Yemen)

Save the Children: l'Onu conferma le nostre denuncie

“Il rapporto dell'Onu riafferma quello che avevamo già denunciato, e cioè che tutte le parti in conflitto stanno violando le leggi internazionali", dichiara in un comunicato Sylvia Ghaly, Direttore Advocay in Yemen di Save the Children. “Sotto ai nostri occhi, prosegue, i bambini stanno pagando il prezzo più alto di questa guerra”, a loro è stata rubata l’infanzia e il futuro.

Il commercio di armi che fomenta la guerra

“La comunità internazionale deve porre fine a questa impunità e chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni”, è l’appello di Save the Children che nel comunicato denuncia la complicità dei governi che continuano a fornire armi alle parti in conflitto. Essi “devono riconoscere le loro responsabilità nell’alimentare questa crisi e l’impatto devastante che il loro operato sta avendo sul popolo yemenita”.  "Certo, c’è una complicità di questi soggetti, anche se non si sa sempre chi è dietro - afferma mons. Hinder - è sempre lo stesso problema. É molto difficile indovinare dove si trovano le vere responsabilità, ma è chiaro che ci sono troppi che traggono guadagno in questa guerra, altrimenti non avrebbe motivo di esserci."

C'è attesa per i nuovi negoziati 

All'inizio di agosto l'Onu ha annunciato nuovi negoziati, a partire dal 6 settembre prossimo, per la pace nel Paese. Partiranno e con quali risultati? "Penso che sia necessario, utile  - risponde mons. Hinder - che le parti si mettano assieme per trovare almeno una certa via d’uscita che soddisfi entrambe. Riusciranno a fare ciò? Questa è un’altra questione. Cosa accadrà questa volta? Vedremo. Secondo me non c’è altra soluzione che mettersi seduti attorno ad un tavolo e parlare per cercare una via d’uscita giusta e accettabile per tutti, perché in queste parti del mondo il problema è che c’è sempre chi vuole guadagnare dalla guerra il cento percento. Penso che questo non sarà possibile nel caso dello Yemen, così come non sarà possibile nel caso della Siria. Forse sarà possibile che tutte le parti possano ritirarsi senza perdere troppo la faccia. Lo spero per la gente, perchè è sempre la popolazione quella che soffre di più".           

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29 agosto 2018, 13:01