Ancora tensioni in Nicaragua Ancora tensioni in Nicaragua 

Il nunzio in Nicaragua: il dialogo unica via per uscire dalla crisi

Riprendere i colloqui tra governo e opposizione per il bene del Paese. A ribadirlo il nunzio apostolico in Nicaragua, monsignor Waldemar Stanilaw Sommertag, che confida nella risoluzione della crisi. Intanto si profila uno scontro tra il governo Ortega e l’Osa, Organizzazione degli Stati Americani

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“Cercare sempre la riconciliazione”. Così il nunzio apostolico in Nicaragua, mons. Waldemar Stanilaw Sommertag, rilancia il dialogo per superare la crisi nel Paese. Secondo il sito internet 100%noticias, a margine delle celebrazioni per le apparizioni della Vergine della Misericordia nella diocesi di León, il nunzio ha ricordato che le origini del Nicaragua sono cristiane ed i cristiani sono chiamati a fare tutto per il bene del Paese. “Il perdono e il dialogo – ha affermato -  sono le uniche strade per un futuro pacifico e conciliante”.

Il governo dice no alla Commissione Osa

Mentre il tavolo di dialogo nazionale con la mediazione della Chiesa ancora non è stato convocato, il governo di Ortega ha detto no alla presenza di esponenti della Commissione speciale messa in piedi dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa) per cercare una soluzione pacifica alla crisi. La Commissione, che avrà il compito di affiancare il Dialogo nazionale, è stata proposta da Stati Uniti, Argentina, Cile, Messico, Brasile, Colombia, Perù e Canada.

Fondamentale il ruolo della Chiesa

Mauro Castagnaro, esperto di questioni latinoamericane, intervistato da Antonella Palermo, ribadisce che la Chiesa può giocare un ruolo importante. “Ma attenzione – afferma – per promuovere il dialogo è necessario che non si prendano le parti del governo o dell’opposizione; quest’ultima è tra l’altro una realtà estremamente variegata e composita”.

Un dialogo senza preclusioni

Per Castagnaro (Ascolta l’intervista) la crisi sfociata nelle violenze può essere risolta solo con la riconciliazione. “Ci sono stati episodi dall’una e dall’altra parte. Anche il conto delle vittime cha va da 200 a 450 dice molto sulla battaglia mediatica che si sta giocando. E’ necessario che il governo Ortega, sempre più chiuso negli ultimi 10 anni, si apra al mondo e che la cosiddetta opposizione non chieda soltanto le dimissioni del presidente e l’azzeramento di tutto il sistema politico”. “Bisogna costruire insieme altrimenti non si va da nessuna parte”.

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05 agosto 2018, 09:30