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Zimbabwe: prime elezioni del dopo Mugabe

5,6 milioni di elettori oggi alle urne per le prime elezioni, dopo 40 anni, senza il leaderi Mugabe costretto a lasciare il potere dopo un golpe militare che ha dato la presidenza al suo ex braccio destro, il 75enne Mnangagwa che sfida il giovane Chamisa. I vescovi vedono segni di speranza

Sui 23 candidati che si presentano al giudizio degli elettori, solo lo stesso Emmerson Mnangagwa, candidato del partito di governo Zanu-PF e il 40enne Nelson Chamisa, leader del Movement for Democratic Change (Mdc), hanno sulla carta i numeri per vincere al primo turno o accedere al ballottaggio. Per la prima volta infatti si è registrato un numero record di candidati alla presidenza: 23 (19 uomini e 4 donne) ma tanti di loro alla fine finiranno per indebolire l'opposizione. Secondo i sondaggi, Mnangagwa, sarebbe in vantaggio su Chamisa di appena 3 punti percentuali.

Oltre a Mugabe, il grande assente è lo storico oppositore Tsvangirai, morti mesi fa

Oggi, dopo 16 anni di assenza, nello Zumbabwe sono anche tornati quegli osservatori elettorali stranieri che Mugabe aveva allontanato per organizzare elezioni che lui e il suo partito Zanu-Pf vincevano sempre in maniera plebiscitaria. In queste elezioni, oltre a Mugabe, 94 anni, costretto alle dimissioni lo scorso 21 novembre, l'altro grande assente è lo storico oppositore Morgan Tsvangirai, deceduto per un tumore cinque mesi fa.

Chamisa non vuole l'appoggio di Mugabe e denuncia il rischio brogli

Ieri, intanto, nella prima conferenza stampa dal suo defenestramento, Mugabe ha dichiarato di essersi "dimesso per scongiurare un bagno di sangue e per evitare un conflitto tra esercito e popolazione". Senza di lui, ha aggiunto, lo Zimbabwe "è lungi dall'essere libero, perché è stato oggetto di un golpe militare". Le elezioni "rovesceranno il governo militare" ha anche detto Mugabe il quale ha preannunciato che non voterà per il suo successore Mnangagwa, lasciando intendere che darà indicazione di voto per il suo oppositore Chamisa, il quale ha subito fatto sapere che vincerà anche senza l'appoggio del vecchio leader. Chamisa inoltre, ha già denunciato il rischio di brogli e minacciato di non accettare l'esito del voto in caso di sconfitta.

Dopo la caduta di Mugabe vescovi vedono molti segni di speranza

“Nei sei mesi successivi alle dimissioni di Mugabe e alla nomina di Mnangagwa come Presidente ad interim – hanno scritto i vescovi dello Zimbabwe nella lettera pastorale intitolata «Aprendo una nuova porta» alla vigilia del voto - abbiamo visto molte ragioni di speranza”. I presuli, citano i nuovi spazi di libertà e la lotta alla corruzione intrapresa dal governo. Diversi sono delusi però per il fatto che gli effetti di tali cambiamenti devono ancora essere avvertiti, soprattutto per quel che concerne l’occupazione. “Tutti i cittadini devono quindi mettere da parte la paura e le disillusione delle precedenti elezioni e prepararsi con cura per partecipare con entusiasmo al processo elettorale, elemento centrale per la nostra democrazia», esortano i vescovi, che invitano la cittadinanza a non lasciarsi scoraggiare da «recenti eventi isolati di violenza e dagli attacchi dinamitardi», qualificati come «deplorevoli, inaccettabili e sciagurati per il nostro Paese”.

I vescovi auspicano non un leader ma forti istituzioni democratiche

”Non è detto che dal voto scaturisca una leadership chiara e definita», avvertono i vescovi, ma questo, sottolineano, potrebbe essere l’occasione per creare «un nuovo Zimbabwe”. “Qualunque sia il risultato, la nuova politica dello Zimbabwe dovrà essere più collaborativa, inclusiva e basata non su uno o due leader, comunque efficaci e carismatici, ma piuttosto su forti istituzioni democratiche che incarnano e assicurano i valori della nostra democrazia”, auspicano i vescovi. “Vi invitiamo pertanto a guardare oltre alle imminenti elezioni, pur se importanti. Dobbiamo guardare al quadro più ampio. In definitiva, ciò che stiamo per votare non è questo o quel governo, ma piuttosto quale società costruire per noi stessi e per i nostri figli”, concludono.


Priorità del prossimo presidente sarà la lotta alla povertà cronica del paese, provocata anche da una disastrosa riforma agraria, attuata proprio da Mugabe. Sulle aspettative del paese africano Stefano Leszczynski ha intervistato Raffaele Masto, giornalista della rivista Africa e di Radio popolare

Ascolta l'intervista a Raffaele Masto

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30 luglio 2018, 10:56