Allarme Hiv dell'Unicef, contagiati ogni ora 30 adolescenti Allarme Hiv dell'Unicef, contagiati ogni ora 30 adolescenti 

Unicef: allarme Hiv tra gli adolescenti, 50 contagi l’ora nel 2017

In occasione della Conferenza internazionale sull’Aids in corso ad Amsterdam le preoccupazioni dell’Unicef sulla diffusione della malattia sugli under 19, l’unica fascia d’età in cui non è in riduzione

Michele Raviart – Città del Vaticano

Nel 2017 130 mila bambini e adolescenti sotto i 19 anni sono morti a causa dell’Aids, mentre in 430 mila hanno contratto il virus dell’Hiv, trenta nuovi casi ogni ora. L’allarme è stato lanciato dall’Unicef, in vista della Conferenza internazionale sull’Aids che si svolgerà questa settimana ad Amsterdam. “Ogni volta che esce un nostro rapporto su questo, spiega il direttore generale di Unicef Italia Paolo Rozera, si rimane un po’ sorpresi, perché nell’accezione normale sembra che l’emergenza HIV sia finita, e che non ci siano più contagi”. La realtà invece è che nei Paesi ricchi è una malattia con la quale, se si hanno le medicine giuste, si convive. Il problema riguarda invece tutti quei Paesi poveri, e in particolare le donne e le ragazze che non hanno accesso a informazioni e a servizi, soprattutto nelle zone più povere dove non possono accedere ai medicinali”

Le più colpite sono le ragazze

Tre su cinque degli oltre un milione di adolescenti che vivono con l’Hiv infatti sono ragazze, mentre il numero raggiunge tre milioni se si aggiungono anche i bambini nati con questa malattia. Data ancora più allarmanti se si pensa che dal 2010, si legge nel comunicato dell’Unicef, “le morti per tutti gli altri gruppi di età, compresi gli adulti, sono diminuite, mentre tra gli adolescenti non ci sono state riduzioni”.

Emergenza in Africa subsahariana

Violenze, prostituzione e matrimoni precoci le ragioni principali dell’epidemia tra le ragazze, spesso per colpa di uomini più grandi già malati. Rimane alta la trasmissione del virus da madre a figlio, sebbene siano stati fatti dei passi in avanti in alcune delle aree più colpite dalla malattia, specialmente in Africa subsahariana. “Dobbiamo rendere le ragazze e le donne abbastanza sicure economicamente così che non debbano ricorrere alla prostituzione”, ha dichiarato Angelique Kidjo, ambasciatrice dell’Unicef e “favorire soprattutto l’empowerment delle donne e delle ragazze e l’istruzione spesso è la strada migliore”.

L’importanza della comunità

“Dobbiamo assicurare l’accesso ai servizi e alle medicine di cui queste persone hanno bisogno per poter innanzitutto rimanere in vita”, aggiunge Paolo Rozera. “Stiamo partecipando a varie iniziative e lavorando a quelli che sono i problemi strutturali. E soprattutto sul ruolo della comunità, che non deve essere il ruolo della comunità che giudica, ma che invece sostiene il malato e lo porta a una vita normale”.

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26 luglio 2018, 14:50