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L’America Latina in preghiera per il Nicaragua

Il silenzio e la preghiera sono l’espressione di vicinanza e solidarietà di tutta la Chiesa dell’America Latina, oggi accanto al Nicaragua, scosso da un’ondata di violenza che ha causato oltre 360 morti. Ieri una nuova manifestazione a Managua per chiedere le dimissioni del presidente Ortega ed elezioni anticipate

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Sono ancora ore difficili per il Nicaragua, percorso da una sanguinosa campagna di repressione condotta dal governo Ortega per arginare le proteste, costate la vita ad oltre 360 persone. La Chiesa sta mettendo in campo iniziative di preghiera e solidarietà accanto alla popolazione che soffre.

Giornata di preghiera in tutta l’America Latina

Il Celam, Consiglio episcopale latinoamericano, ha indetto per oggi una Giornata di preghiera per esprimere “vicinanza e solidarietà al popolo del Nicaragua e ai suoi pastori profeti di giustizia, di fronte alla drammatica e dolorosa crisi sociale e politica che lì si vive attualmente”. Nel comunicato si esortano i vescovi del Paese ad essere “difensori dei diritti umani e portatori di speranza”. Di ieri anche l’appello del Ccee,  Consiglio delle Conferenze dei vescovi d'Europa, perché riparta il dialogo nazionale e si risolva la crisi. “La pace e la vita umana - affermano i presuli europei - sono beni irrinunciabili e al di sopra di qualsiasi interesse”.

Domani riunione dei vescovi del Nicaragua

Il cardinale Leopoldo José Brenes Solorzano, arcivescovo di Managua, presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua e della Commissione per il dialogo nazionale, ha convocato per domani una riunione dei vescovi del Paese. Si intende riflettere se continuare o meno a mediare con il governo dopo le dichiarazioni del presidente Ortega che ha accusato i vescovi di “manovre golpiste” contro l’esecutivo e li ha definiti “satanisti”. Il card. Brenes ha affermato al canale 100% Noticias di aver ricevuto molta solidarietà da parte delle Chiese dell’America Latina e dell’Europa. Dal 16 maggio scorso, i vescovi sono impegnati a dialogare con il governo anche se non sono mancate tensioni. 

Proteste a Managua

Ieri a Managua, si è svolta una manifestazione dell’opposizione per protestare contro la recente adozione di una legge che prevede la pena di 20 anni di carcere per terrorismo. Nelle strade della capitale, manifestanti con il volto coperto e le bandiere del Nicaragua hanno scandito slogan per inneggiare alla libertà e alla giustizia. Anche i sostenitori di Ortega hanno manifestato fin davanti la prigione di El Chipote che, secondo l’opposizione, è diventato luogo di tortura per i manifestanti arrestati. Qui da giorni sono accampate le madri di molti detenuti che chiedono informazioni sui loro figli. Le organizzazioni per i diritti umani le hanno allontanate per impedire disordini e violenze.

Violati i diritti umani in Nicaragua

A sostenerlo sono la Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (Cidh) e l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchr). Si denunciano “uccisioni, esecuzioni extragiudiziali, maltrattamenti, torture, arresti arbitrari”. Intanto gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e il Lussemburgo hanno annunciato tagli alla cooperazione proprio in seguito a quanto sta accadendo alla popolazione nicaraguense. Le proteste contro Ortega sono iniziate il 18 aprile scorso dopo il fallimento di alcune importanti riforme sociali e sono diventate una richiesta di dimissioni, dopo undici anni di presidenza, con accuse nei suoi confronti di abusi e corruzione.

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22 luglio 2018, 11:48