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Emergenza alimentare in Ciad, i bambini sono i più vulnerabili Emergenza alimentare in Ciad, i bambini sono i più vulnerabili 

Emergenza alimentare in Ciad: un bimbo su 7 muore prima dei 5 anni

Nella regione di Salamat, nel Ciad sudorientale, è allarme malnutrizione e a pagare le conseguenze più gravi sono i bambini. A lanciare il grido di aiuto è stata l’organizzazione Medici senza Frontiere che supporta alcune strutture sanitarie.

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Il Ciad sta vivendo una grave crisi alimentare, aggravata dalle violenze compiute da Boko Haram. Circa tremila abitanti di un villaggio al confine tra il Ciad e la Nigeria sono dovute scappare in seguito ad un attacco da parte degli integralisti. Nell’azione sono rimaste uccise 18 persone e dieci donne sono state rapite.

Emergenza alimentare

Medici senza Frontiere ha lanciato l’allarme per la pesante situazione che si sta vivendo presso l’ospedale di Am Timam, la cui capacità massima è di 60 posti letto ma che, nel solo mese di maggio, ha ospitato 325 bambini malnutriti. Nella regione orientale di Salamat, infatti, è in corso una crisi nutrizionale provocata da pratiche alimentari inadeguate, cambiamenti climatici, difficoltà di accesso alla terra e all'acqua e da un fragile sistema sanitario. La malnutrizione è una delle principali cause dell’alto tasso di mortalità infantile che rendono il Ciad il sesto Paese al mondo con più decessi tra i minori. Un bambino su sette non riesce ad arrivare ai 5 anni.

Un Paese di cui si parla poco

“E’ un Paese dimenticato – afferma l’operatrice di Medici senza Frontiere, Candida Lobes, da poco rientrata in Italia – ma i bisogni sono davvero tanti. (Ascolta qui l'intervista integrale) L’emergenza è ricorrente soprattutto nel cosiddetto periodo di magra, da maggio ad ottobre, quando i raccolti sono poveri. C’è poi anche il bassissimo livello di istruzione delle donne per cui è difficoltoso gestire una corretta alimentazione per tutta la famiglia”.

Da 37 anni Msf in Ciad

Medici senza Frontiere è presente in Ciad da 37 anni, ha un’unità di risposta alle emergenze in grado di fornire una riposta medica in meno di 72 ore. Ad Am Timan, nella regione di Salamat, dal 2006 supporta i reparti di maternità, neonatologia e un programma nutrizionale. “I bimbi che arrivano in ospedale – sottolinea Candida Lobes – sono i casi più gravi. E’ necessario intervenire nelle prime 12-24 ore altrimenti è troppo tardi”.

“E’ bellissimo vedere i bimbi tornare a giocare”

“Nonostante la drammaticità della situazione – afferma l’operatrice di Msf – è davvero una cosa commovente vedere come i bimbi che si stanno lentamente riprendendo giocano insieme nell’area dell’ospedale nella quale i medici locali, supportati da quelli di Msf, offrono sostegno dal punto di vista cognitivo. La malnutrizione infatti provoca ritardi mentali”.

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23 luglio 2018, 13:22