Midade: costruiamo un’Europa fraterna

Si conclude oggi il Campo del Midade Europa, il Movimento Internazionale di Apostolato dei bambini. Dall' 11 al 15 luglio 50 giovani di diverse nazionalità si sono riuniti per ribadire il loro impegno ad essere cittadini dell’Europa, del mondo e della Chiesa

Luisa Urbani – Città del Vaticano

“Costruiamo un’Europa con un cuore”. È questo il titolo dell’appuntamento ospitato quest’anno dall’Azione Cattolica dei Ragazzi italiana nell’ambito delle iniziative promosse da Midade. “Il campo – spiega don Marco Ghiazza, assistente nazionale per l'Acr- rappresenta una tappa di un’iniziativa che raccoglie le associazioni di apostolato dei ragazzi e che periodicamente organizza incontri tra delegazioni di giovani per approfondire i legami tra le diverse associazioni cattoliche”. Un'incontro che assume ancora più valore in un momento come questo in cui l’Europa si trova a discutere di temi fondamentali e dimostra come  i giovani siano in grado di costruire un’anima europea solidale e ispirata dal Vangelo. "Costruiamo un’Europa con un cuore" è diventato dunque un impegno per restituire dignità e valore a quel sogno europeo di cui i bambini e i ragazzi del Midade si sentono pienamente parte nel loro desiderio di cittadinanza.

Lo scopo dell'incontro

Il Campo ha riunito, tra Roma e Grottaferrata, una delegazione di giovani provenienti da Portogallo (MAAC), Spagna (JUNIOR), Francia (ACE), Svizzera (MADEP-ACE) e Italia (ACR). “I giorni di campo – prosegue don Marco – hanno avuto due obiettivi. Il primo quello di far conoscere ai ragazzi cattolici ciò che ciascuno di essi vive nel proprio Paese.  Poi anche di  raccogliere le loro voci rispetto ad un tema specifico che quest’anno è legato all'Europa. Lo scopo - prosegue -  è far riflettere i più piccoli sul concetto di Europa cercando di capire quale può essere il loro contributo perché questa vita sia una vita con un cuore, armonica e fraterna".

Il cuore dei piccoli non è mai un cuore piccolo

“I giovani – prosegue l’assistente nazionale – hanno una disponibilità all'incontro e  un'apertura al nuovo che noi adulti non abbiamo. In questo i ragazzi sono dei maestri, la loro spontaneità, spesso ci stupisce e ci incoraggia. In questo senso - spiega -  loro guardano all’Europa come un luogo che può accogliere e dove le persone possono facilmente incontrarsi. L’esperienza che hanno vissuto non li ha trovati in difficoltà nonostante le diversità linguistiche, ma ha fatto sperimentare loro che questa convivenza è possibile".

La vicinanza della Chiesa

“L’esperienza del campo – conclude don Marco – è un tassello di un percorso più grande che la Chiesa sta vivendo. Ci sentiamo di fare una profonda esperienza di Chiesa perché crediamo che le  idee dei ragazzi non siano altro che quelle che la Chiesa cattolica sta sperimentando e rilanciando".

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15 luglio 2018, 09:00