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Sant'Ignazio di Loyola: il gesuita innamorato di Dio

Nella festa del fondatore della Compagnia di Gesù, ripercorriamo la figura di sant'Ignazio, il suo carisma e la grande attualità degli Esercizi Spirituali che anche esponenti delle altre religioni praticano

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Guidati da sant’Ignazio di Loyola, mettiamoci al servizio degli altri. E’ il cuore del messaggio, lanciato un anno fa su twitter, da Papa Francesco, primo Pontefice gesuita, per raccontare la figura del fondatore della Compagnia del Gesù. Uomo che, prima dell’incontro con Gesù, amava il potere e la mondanità ma che poi, con dedizione, studio e ascolto della Parola di Dio si consegnò al suo volere.

Pellegrino in cammino

Nella Chiesa del Gesù a Roma, che ospita la tomba di sant’Ignazio, il gesuita padre Jean Paul Hernandez lo descrive come “un uomo che predilige il processo e la dinamica”, “in uscita” come ama dire Papa Francesco. “Il nucleo del carisma del gesuita – afferma – è l’obbedienza che è la libertà del cuore. Il gesuita è un uomo consegnato a Dio che applica uno stile: analizza la realtà nella quale si trova, va in profondità, si mette in preghiera e opera il discernimento”. Fondamentale in questo processo sono gli Esercizi Spirituali, codificati a metà del ‘500, che restano di grande attualità. “Non solo i religiosi li praticano – spiega padre Hernandez – ma anche i laici che si rifanno alla spiritualità ignaziana e anche i fratelli ortodossi”.

Gesuiti oggi

“Lo stile del gesuita fa sì che ognuno si specializzi nell’ambito in cui è chiamato – aggiunge il religioso – per questo ci occupiamo di nuova evangelizzazione, delle sfide del sapere di oggi ma anche dei migranti che rappresentano l’emergenza dei nostri tempi”. Il Centro Astalli, che sorge nei pressi della Chiesa del Gesù a Roma, è una delle tante risposte messe in campo dai gesuiti, circa 17mila presenze in 100 nazioni del mondo.

Sant’Ignazio

Basco di Azpeitia, nacque nel 1491 e morì a Roma nel 1556. Figlio cadetto, era destinato alla vita sacerdotale ma la sua aspirazione era quella di diventare cavaliere. Inviato a Castiglia, si formò il carattere alla corte del ministro del re Ferdinando il Cattolico. Ferito in battaglia nel 1520, fu costretto ad una lunga convalescenza nella quale, per caso e controvoglia, inizio a leggere testi religiosi che gli fecero incontrare Dio. Un momento che cambiò la sua vita, portandolo poi a fondare la Compagnia di Gesù approvata da Papa Paolo III nel 1538. Per obbedienza al Pontefice, Ignazio rimase a Roma a coordinare le attività della Compagnia e ad occuparsi dei poveri, degli orfani e degli ammalati, tanto da meritare l’appellativo di “apostolo di Roma”. Le sue spoglie sono conservate nell’altare del braccio sinistro del transetto della Chiesa del Gesù.

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31 luglio 2018, 08:00