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Messico, ucciso giornalista: appello della Chiesa contro la violenza

Dilaga la criminalità in Messico. L’appello dei vescovi: “Contro la violenza non bisogna addormentarsi". ucciso un altro giornalista: quest'anno è l'8°

Andrea Gangi - Città del Vaticano

È morto martedì in una sparatoria il giornalista Ruben Pat Cauich, davanti a un bar di Playa del Carmen, una nota località turistica nello Stato di Quintana Roo. Meno di un mese fa un altro giornalista, José Guadalupe Chan Dzib, era stato ucciso nella stessa zona.

L’ottava vittima

Pat Cauich è l'ottavo giornalista ucciso in Messico quest'anno. Dopo le condoglianze alla famiglia del giornalista, le autorità dello Stato di Quintana Roo hanno chiesto una seria indagine sul crimine. Dal 2012, Cauich è il 34esimo giornalista ucciso. ll Messico è uno dei Paesi più pericolosi del mondo per i giornalisti. Nel 2017, ne sono morti 12 e in molti casi gli autori non sono ancora stati identificati. Il 15 maggio scorso, Juan Carlos Huerta, giornalista radio-televisivo nello Stato messicano di Tabasco, è stato ucciso mentre usciva dalla sua casa nella capitale statale Villahermosa. Un altro caso è quello di Alicia Díaz, 52 anni, freddata nella sua casa a Monterrey, mentre faceva inchieste sull’economia della regione nord est del Paese.

L’appello della Chiesa

Lo scorso fine settimana, il Segretario della Conferenza episcopale messicana (Cem), mons. Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey, Nuevo León, ha parlato a lungo sulla criminalità che sta vivendo il Paese. In un’intervista alla stampa locale, ripresa dall'Agenzia Fides, mons. Miranda Guardiola ha dichiarato: “La Chiesa cattolica ha lanciato un appello alla società per serrare i ranghi e ridurre efficacemente la violenza che il Messico affronta da diversi anni. Chiede ai cittadini di non addormentarsi, poiché è necessaria la loro partecipazione impegnata per risolvere i problemi del Paese”.

Uniti per la costruzione della pace

Mons. Miranda Guardiola ha poi aggiunto che “La Chiesa è disposta a collaborare nel processo di riconciliazione proposto dal Presidente eletto, Andrés Manuel López Obrador, perché dinanzi ai livelli di violenza e insicurezza raggiunti, il popolo messicano deve essere unito per la ricostruzione del tessuto sociale e la costruzione della pace”. Ha poi sottolineato che “I vescovi non hanno ancora avuto un incontro con il Presidente eletto, ma la Chiesa parteciperà a qualsiasi iniziativa che miri a ridurre la violenza, oltre che a mettere a disposizione della popolazione Centri di assistenza alle vittime o seminari di ascolto, alcuni dei quali sono già in pieno esercizio in diocesi come Michoacán e Acapulco”.

 

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26 luglio 2018, 13:02