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Campania: il grido del vescovo di Acerra contro i rifiuti tossici

La Regione pronta ad aprire siti di stoccaggio per sostanze altamente inquinanti anche per l’uomo. Il presule: adesso basta! Ci ispira l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco

Federico Piana - Città del Vaticano

“Ora basta!”. La voce del vescovo di Acerra, mons. Antonio Di Donna, non ha tentennamenti. Il suo territorio sta per essere di nuovo violentato da discariche di rifiuti speciali e lui non ci sta. “Non ci rassegniamo al fatto che le nostre zone diventino la pattumiera della Campania” ammonisce più agguerrito che mai. “Sa come mi sento? Come don Chisciotte contro i mulini a vento. Il consenso popolare c’è, ma vorrei che le istituzioni si muovessero…”.

Tutto questo porta malattie e morte. La 'Terra dei Fuochi' insegna

La regione Campania ha stabilito che nella zona industriale di Acerra presto aprirà un sito di stoccaggio per sostanze altamente inquinanti , con la quasi certezza che tra esse ci saranno quelle pericolose per l’uomo. Tutto nelle regole, con una ‘gara d’appalto’ già ricco boccone per numerose aziende pronte a versare materiale proveniente anche dal Nord. La cosa preoccupa il presule a tal punto che non esita ad alzare la voce. “Il vescovo – spiega mons. Di Donna - denuncia per amore del suo popolo. Lo fa perché tutto questo porta malattia e morte”. Eppure, qualcuno dice che porta anche lavoro… “Loro lo dicono! – risponde il vescovo di Acerra - Ci dicono: noi creiamo posti di lavoro. Ma è solo uno specchietto per le allodole! Prima di tutto, le aziende che si occupano dello smaltimento di questi rifiuti usano la propria manodopera e non attingono da quella locale. E poi lavoro si può creare anche in altro modo, senza uccidere! Se vuoi il lavoro devi morire. Ma può anche non essere così…”.

C’è una regia occulta per fare della Campania la discarica d’Italia

Ha una convinzione mons. Di Donna. E’ questa, verosimile: ci sarebbe un disegno preordinato per far arrivare in Campania, ed in particolare nella sua zona, tutti i rifiuti speciali del Belpaese. “Perché - si chiede – proprio qui c’è una concentrazione delle aziende che operano in questo campo? Ci si aspetterebbe , invece, una ridistribuzione equa di queste sostanze in tutto in territorio nazionale. Ma non avviene. Sembra che sia in atto una strategia precisa per fare della Campania una discarica e questo non va bene”.

Ora intervenga il governo nazionale

Dopo aver parlato, senza successo, con le autorità regionali, il presule ora mira più in alto: al governo nazionale: “La Regione Campania alle mie denunce ha risposto: se le aziende hanno i requisiti per impiantare il sito noi dobbiamo concedere l’autorizzazione. Tutto dipende dal governo centrale. Dunque, il prossimo passo che farò sarà quello di chiedere al governo una moratoria mirata alla ridistribuire dei siti inquinanti in tutta Italia. Non è giusto che sia solo una città a portare il peso. Non possiamo essere una città martire”. La battaglia continua.

Ascolta l'intervista a mons. Di Donna

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02 luglio 2018, 13:40