Il Burkina Faso ha abolito la pena di morte Il Burkina Faso ha abolito la pena di morte 

Il Burkina Faso abolisce la pena di morte: vittoria di umanità

Nel Paese africano è stata cancellata la pena capitale dal codice penale. Soddisfazione della chiesa locale: “Una decisione che fa crescere la democrazia e i diritti umani”

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

Il Parlamento del Burkina Faso ha votato a larga maggioranza – 83 deputati su un totale di 125 – l’abolizione della pena di morte dal codice di diritto penale. Il Paese africano entra così ufficialmente nella lista dei Paesi che, nel mondo, non prevedono più la pena, anche se già lo era de facto, visto che l’ultima esecuzione risale al 1988. Secondo l’ultimo report di Amnesty International, inoltre, alla fine del 2017 risultavano essere dodici le persone detenute nel cosiddetto braccio della morte.

Una decisione storica, non senza difficoltà

Il voto del parlamento rappresenta una svolta storica e “un passo avanti molto importante”, spiega ai nostri microfoni padre Ludovic Tougouma, missionario della comunità di Villaregia da anni in Burkina Faso. Il missionario racconta dell’accordo “raggiunto ad aprile tra il governo francese e quello del Burkina Faso per rielaborare il codice penale”. Dopo questa convenzione, chiarisce il sacerdote, “il governo ha introdotto la possibilità di rivedere la legge e quindi di proporre al Parlamento l’abolizione che poi è stata votata”. Nonostante la larga maggioranza dei voti raggiunti, l’abrogazione della legge capitale ha incontrato delle difficoltà, continua padre Tougouma. “Alcuni parlamentari – afferma – si sono opposti, non tanto per la legge in sé, quanto per il modo in cui questo processo è stato avviato”.

L’abolizione effettiva dopo quella de facto

Va ribadito che in Burkina Faso la pena capitale non viene eseguita dal 1988, quando sette persone sono state messe a morte per l’uccisione di un ufficiale dell’esercito e di sua moglie. Però, come sottolinea il missionario, la decisione dei parlamentari “è una garanzia per prevenire la possibilità che qualcuno possa abusare della legge in futuro e far eseguire nuovamente la pena, anche se effettivamente mai usata da decenni”.

La soddisfazione dei vescovi

In Burkina Faso, racconta ancora padre Tougouma, “è in corso la proposta di una nuova Costituzione, all’interno della quale era stata già proposta abolizione della pena di morte”. Il processo avviato negli ultimi mesi ha accelerato la votazione finale, ma la proposta iniziale, precisa il sacerdote, era stata “promossa e sostenuto dalla comunità ecclesiale e dai vescovi del Paese, nonostante alcune difficoltà legate al mondo musulmano”. Quindi la Chiesa locale si era già espressa con forza a favore di questa storica decisione.

Sant’Egidio: una vittoria di umanità

La Comunità di Sant’Egidio, da sempre impegnata nel contrastare l’uso della pena capitale, ha sostenuto con forza e con diverse iniziative il processo che ha portato il Burkina Faso verso questo importante traguardo. Si tratta quindi, si legge in una nota sul sito della Comunità, di “una decisione che fa crescere la democrazia e i diritti umani in un continente dove negli ultimi anni si è allargata in modo significativo l’area degli Stati abolizionisti de iure o de facto”. La decisione del parlamento rappresenta quindi “una vittoria di umanità che si affianca all’urgente e necessario lavoro per la pace e lo sviluppo”, soprattutto di fronte “alla violenza, alle guerre e al terrorismo, che ancora affliggono non poche parti dell’Africa”.

La situazione globale, sempre più i paesi abolizionisti

Nell’ultimo documento sull’uso globale della pena di morte, pubblicato ad aprile, Amnesty International ha registrato un ulteriore decremento del ricorso a questa punizione nel 2017 (993 esecuzioni in 23 Stati), in ribasso rispetto agli alti picchi riscontrati per il numero totale di esecuzioni nel 2015 (1.634) e di condanne a morte nel 2016 (1.032). Alla fine dello scorso anno erano in tutto 106 i Paesi dove la pena è stata abolita per tutti i reati..
Si registra quindi un trend positivo, anche perché – sempre lo scorso anno – appena quattro Paesi in tutto il mondo sono stati responsabili del’84% delle esecuzioni, mentre dall’inizio del 2018, secondo i dati di Nessuno tocchi Caino, sono state 184 le pene capitali eseguite. I dati confermano la situazione positiva dell’Africa subsahariana. I Paesi con il più alto numero di condanne ed esecuzioni nel mondo restano Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita e Pakistan.

Ascolta l'intervista a padre Ludovic Tougouma

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03 giugno 2018, 08:00