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Peppino Impastato: a 40 anni dalla morte la sua voce è ancora viva

Il fratello Giovanni: i semi delle sue idee camminano con le gambe delle nuove generazioni. Chi lo voleva morto ha ottenuto l’amplificazione delle sue denunce

Federico Piana - Città del Vaticano

Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato veniva assassinato da Cosa Nostra. Lungo la linea ferroviaria Trapani-Palermo il suo corpo venne trovato dilaniato da una carica di tritolo, usata per inscenare un atto terroristico e depistare opinione pubblica e magistratura. Quel giorno la sua morte venne oscurata da un altro tragico avvenimento: il ritrovamento del cadavere dell’allora leader della Democrazia Cristiana ucciso dalle Brigate Rosse. Quarant’anni dopo, Peppino Impastato è diventato simbolo della ribellione civile alle mafie. Quel suo sbeffeggiare il boss Tano Badalamenti e denunciare gli affari mafiosi di Cinisi e Terrasini dai microfoni di Radio Aut, ha aperto la strada all’antimafia di popolo. Ha dato il coraggio della denuncia a generazioni di vittime e fatto lievitare una coscienza civile della legalità.

Da morto si è trasformato in condottiero di coscienze

Nel giorno del ricordo, a Cinisi in migliaia si sono dati appuntamento. Soprattutto giovani. Consapevoli che la voce di Peppino dal momento della sua morte ha cominciato a risuonare sempre più forte. Volevano tappargli la bocca invece non l’ha più chiusa. Giovanni Impastato è fratello di Peppino. Con la mamma, Felicia Bartolotta, ha combattuto con le unghie con in denti affinché i veri mandanti del delitto fossero incriminati e condannati. E’ convinto da sempre che Peppino continua con i semi delle sue idee a combattere cosche e boss: “Lo fa grazie a noi che abbiamo raccolto il suo testimone, grazie a questi ragazzi presenti qui oggi. Lui parla, lui denuncia. E non si stanca di farlo”, dice.

L’ironia è la sua più grande eredità

La sua eredità è per tutti. Il fratello Giovanni lo ripete: la dote di Peppino è legata alla denuncia, allo studio e alla ricerca dei fenomeni criminali. Terreno sul quale si può muovere chi ha davvero voglia di farlo. Ma il suo lascito è legato soprattutto alla sua ironia. “E’ stata un’arma micidiale – spiega Giovanni – Peppino con le sue trasmissioni ‘Onda Pazza’ è riuscito a dissacrare i mafiosi considerati intoccabili, invincibili. Questi sono gli esempi che Peppino ci ha lasciato. E che dobbiamo seguire”.
Giovanni Impastato, dopo quarant’anni, ha conservato solo un’amarezza. La sintetizza così: “Avere avuto la certezza che alcuni spezzoni delle istituzioni hanno contribuito ai depistaggi”.

Ascolta l'intervista a Giovanni Impastato

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09 maggio 2018, 12:58