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Scontri sulla striscia di Gaza Scontri sulla striscia di Gaza  

Ambasciata Usa a Gerusalemme. Mons. Marcuzzo: pace lontana

Morti e feriti per l’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Il commento di mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina

Manuela Affejee e Luisa Urbani – Città del Vaticano

Grave il bilancio degli scontri lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo Stato ebraico. Sono 55 i manifestanti palestinesi uccisi nei violenti scontri con l'esercito israeliano Lo riferisce l'agenzia Maan che parla anche di circa 2.400 feriti. Una violenza innescata dall'inaugurazione dell'ambasciata americana a Gerusalemme. Nonostante la forte opposizione del mondo arabo, dei palestinesi, dell'Onu e di gran parte della comunità internazionale, oggi la decisione del Presidente americano, Donald Trump, diventa realtà. Trasferita l'ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, proprio in occasione - il 14 maggio - del 70esimo anniversario della nascita di Israele. La tensione è altissima. La Città Santa, ancora una volta, rappresenta un segno di contraddizione, di una pace che appare ancora più lontana.  Gli altoparlanti delle moschee di Gaza esortano i palestinesi a unirsi alla cosiddetta “Grande Marcia di Ritorno”, che negli ultimi sei venerdì di protesta ha causato almeno 40 morti. A Gerusalemme i cartelloni ricordano che Trump è un amico e sventolano le bandiere a stelle e strisce.

La pace irraggiungibile

Tristezza. È questa la parola che ripete più volte mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina. “Oggi, i cristiani di Gerusalemme, tutte le chiese e tutti i palestinesi sono uniti da un unico sentimento: la tristezza. Siamo afflitti - spiega - perché la giornata di oggi non ci porta verso la pace, ma esattamente nella direzione opposta. Non c’è più speranza di arrivare ad una tregua”.

Una decisione contro la storia

“Quella di Trump – dichiara mons. Marcuzzo – è una decisione che va contro la storia, contro la giustizia e il bene della popolazione di Gerusalemme .Oggi, il processo di pace che era iniziato è stato congelato”.

Le conseguenze sociali

Immediati gli effetti negativi della disposizione del Presidente americano. I primi scontri si sono registrati già nel mese di dicembre, come sottolinea il vicario patriarcale. “Ogni settimana, ci sono state delle manifestazioni contro la decisione che hanno causato vittime e feriti. Non essendoci più speranza tra la popolazione – spiega – tutto ciò porta anche a conseguenze sociali che danneggiano la scuola, la famiglia, il lavoro, tutti”.

Un anniversario contraddittorio

“Quest’anno, il 14 maggio, - prosegue mons. Marcuzzo - è una ricorrenza contraddittoria perché da una parte c’è Israele che esulta perché ha raggiunto i suoi scopi e ha ottenuto l’appoggio degli americani. Dall’altra, però, ci sono i palestinesi che soffrono ancora per le conseguenze della guerra e di questa decisione”.

L’impegno e l’appello della chiesa

In questa situazione le Chiese cristiane di Gerusalemme ribadiscono l’importanza della visita di Papa Francesco a Bari il prossimo 7 luglio, dove si terrà una giornata di riflessione e preghiera sulla situazione del Medio Oriente. “Il nostro impegno come Chiesa e come cristiani - spiega mons. Marcuzzo - è diffondere la speranza che la pace è sempre possibile. La decisione del Pontefice ci ha dato forza, aiutandoci nel nostro sforzo di infondere nel cuore delle persone la speranza. Vogliamo credere che la tregua si può raggiungere con la buona volontà di tutti. Per questo – conclude – chiediamo a tutta la comunità internazionale di sostenere il desiderio degli ebrei e dei palestinesi di andare verso la pace. Allontaniamoci dalle ideologie e guardiamo la realtà”. 

Ascolta l'intervista a mons. Giacinto Boulos Marcuzzo

 

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14 maggio 2018, 14:44