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Profughi congolesi in fuga dal Nord Kivu Profughi congolesi in fuga dal Nord Kivu 

Congo: ucciso un altro prete. Vescovo di Goma: è un inferno

Non c’è pace nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Dopo il massacro della Settimana Santa un altro sacerdote è stato assassinato. È il terzo in pochi mesi

Salvatore Tropea – Città del Vaticano

Ucciso dopo la Messa, con un colpo secco alla nuca, mentre era in riunione con alcuni collaboratori laici. “Don Étienne è stato ucciso sul campo” come racconta a Vatican News mons. Théophile Kaboy Ruboneka, vescovo di Goma, il capoluogo del Nord Kivu. Il sacerdote è stato freddato dopo la celebrazione a Kyahemba, una circoscrizione della sua parrocchia, intorno alle 15. “Era un uomo di Dio e tutti lo conoscevano per il suo impegno nel cercare la pace in questi luoghi – sottolinea mons. Ruboneka – ma qui siamo tutti in costante pericolo. È un inferno”.

Omicidi e rapimenti sono la quotidianità

Don Étienne è il terzo sacerdote che rimane vittima di banditi e gruppi ribelli presenti in questa parte della Repubblica Democratica del Congo. Mons. Ruboneka racconta poi la drammatica vicenda di un altro sacerdote rapito e rilasciato qualche giorno fa. “Ci hanno chiesto inizialmente 500 mila dollari, poi scesi a 50 mila e infine a 3 mila che sono stati pagati”. Dopo neanche un giorno dalla sua liberazione la tragica notizia di questo ennesimo omicidio, che fa sprofondare i cittadini del luogo nel terrore e in una situazione di estremo caos.

“Abbandonati da tutti”

Le violenze non si arrestano nonostante la presenza dell’esercito regolare e dei Caschi Blu della Monusco, la missione Onu. “Nessuno riesce a fare qualcosa – afferma il vescovo – e l’esercito non ci protegge”. Inoltre per ogni violenza o assassinio le indagini non portano ad alcuna soluzione. Sulla morte di don Étienne, mons. Ruboneka spiega che “i laici del territorio conoscono chi ha sparato e sanno i nomi. Faremo le indagini, ma le autorità dicono sempre che faranno qualcosa ma poi in realtà non succede niente”. La situazione rimane quindi disperata e la popolazione è “abbandonata da tutti – conclude – non ci resta quindi che affidarci alla Provvidenza e pregare”.

Ascolta l'intervista a mons. Ruboneka

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09 aprile 2018, 12:57