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Mons. Pizzaballa: nuovi strumenti per essere al fianco dei migranti

Intervista con l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, che ha deciso di istituire una parrocchia personale e un vicariato episcopale per migranti e rifugiati in Israele

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Una “parrocchia personale per tutti i migranti e i rifugiati in Israele” e un “vicariato episcopale” a loro dedicato. È quanto deciso dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, preso atto che da diversi anni ormai la comunità ecclesiale nello Stato ebraico “si è arricchita di decine di migliaia di stranieri”, che stabilmente vivono nel territorio e affollano le chiese locali. Molti, da tempo, sono diventati “parte integrante” della medesima comunità. Accanto a loro, sono arrivati negli ultimi anni nuovi rifugiati. “La decisione, maturata nel corso di questi ultimi mesi, è dovuta al fatto che è divenuta una presenza molto consistente numericamente, che ha delle esigenze diverse rispetto alle parrocchie territoriali: erano quindi necessarie delle risposte adeguate, pastoralmente ad hoc, per seguire queste situazioni”, spiega ai microfoni di VaticanNews mons. Pizzaballa.

Scopo pastorale ma anche sociale

Si tratta di “circa 200 mila persone”, aggiunge. “Sono filippini, indiani, srilankesi, c’è un po’ di tutto, pure dall’America Latina, anche se ora un po’ meno. Poi ci sono i rifugiati, che sono circa 40 mila: vengono soprattutto dall’Eritrea, dal Sudan e dalla Somalia”. Non tutti quindi sono di religione cristiana. “Lo scopo è innanzitutto pastorale. Quindi per coloro che sono cristiani si tratta di avere un accompagnamento spirituale, ecclesiale: è doveroso. Poi naturalmente la Chiesa è attiva anche nell’ambito sociale, ad esempio per i bambini: quando gli adulti vanno a lavorare - sperando che vadano a lavorare - i figli sono spesso abbandonati (a loro stessi, ndr); queste forme di aiuto sono indirizzate a tutti, la Chiesa le fa in coordinamento anche con altri enti laici e organizzazioni non governative”.

Strumenti adatti per agire

La parrocchia e il vicariato dedicati ai migranti e ai rifugiati prendono vita proprio quando ancora non si placano le polemiche sul ricollocamento di oltre 16 mila migranti eritrei e sudanesi da Israele verso altri Paesi. “E’ difficile capire cosa succederà con le decisioni del governo, ma è chiaro comunque che qualche decisione sarà presa, qualcosa avverrà, che quindi questa sorta di status quo nel quale ci troviamo cambierà presto o tardi. Il vicariato è stato creato apposta anche per essere pronto e agile nel capire se ci saranno distribuzioni diverse sul territorio o ci saranno cambiamenti di altro genere”. Saranno dunque strutture orientate “proprio a quel tipo di servizio” e il vicariato “avrà tutti gli strumenti per agire”.

L’appuntamento del 20 maggio

L’erezione canonica è stata fissata per il 20 maggio, solennità di Pentecoste, “data simbolica”, conclude l’arcivescovo Pizzaballa, a riprova di un impegno “attivo già nel passato” che continua “anche ora”.

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Pizzaballa

 

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05 aprile 2018, 18:37